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Gen. Mini: nei Balcani nessuno ha standard UE (Il Piccolo 13 set)

di PIER PAOLO GAROFALO

TRIESTE «Di primo acchito faccio i complimenti agli attori diplomatici che hanno reso possibile l’accordo sul metodo per risolvere la disputa confinaria tra Slovenia e Croazia, sbloccando il processo di adesione di questo secondo Paese all’Unione europea ma resto scettico. I passi formali devono essere sguiti da quelli sostanziali, che in genere non arrivano mai. E poi le popolazioni, oltre ai parlamenti, non dimenticano rivalità o attriti in forza a qualche firma su un protocollo». Il generale Fabio Mini, ex comandante della forza multinazionale Nato Kfor in Kosovo e ora saggista dopo avere lasciato il servizio attivo, è schietto nel commentare la recente intesa bilaterale e l’ormai prossimo ingresso di Zagabria nella casa comune europea.

Generale, un giudizio quindi pieno di ombre?

Sì, l’accordo costituisce un nuovo impegno per l’Ue e la sua Commisisone, senza garanzie di un’effettiva implementazione. Riguardo una Croazia nell’Ue, ciò si aggiunge alla lunga scia di errori che hanno segnato l’ammissione di Paesi non in accordo tra loro nell’Ue e nella Nato, come nel caso di Grecia e Turchia. Ciò nel lungo periodo indebolirà queste due organizzazioni.

Quindi un errore non solo di metodo, anche occidentale?

Sì, in senso generale. Questa tattica era plausibile quando l’Unione europea aveva bisogno di nuovi Stati membri, non ora che siamo già in 28. A questo punto bisogna concentrarsi sugli standard. Ritengo che nei Balcani, almeno per quanto riguarda la Nato, nessuno dei nuovi aderenti o dei papabili abbia raggiunto un livello adeguato per l’ammisisone. E per quanto concerne l’Unione, troppo spesso l’ammissione è stata solo la soluzione per bypassare problemi radicati nei rapporti tra alcune nazioni poi entratevi.

L’intesa porterà vantaggi ai Balcani?

Beh, nei Balcani non c’è nulla di bilaterale. Ogni mossa si ripercuote su tutto lo schaccheire ma è ancora presto per azzardare pronostici. Certo è che se i problemi pratici restano, pur mascherati da accordi formali, il rischio di tensioni esiste. Non si dovrebbero mai consegnare assegni in bianco.

E per l’Italia?

L’Italia, e specie il Friuli Venezia Giulia, devono stare molto attenti che trucchi diplomatici non incancreniscano i problemi. Se, come si ha la pretesa che sia, l’Unione è considerata un traguardo di maturità socio-statale, allora è necessario pretenderla anche dai nuovi aderenti.

Un futuro quindi in chiaroscuro?

A furia di accordi e compromessi i due organismi internazionali occidentali si stanno indebolendo. Non sono più presidi di nazioni con intenti comuni e una base socioculturale e storica se non comune, condivisa. Vedremo come finirà quando Ue e Nato affronteranno il caso-Ucraina. Sarà il vero banco di prova per il futuro dei rapporti Europa comune-Russia e lì si vedrà chi, tra gli Stati di Ue e Nato, saprà e vorrà fare la sua parte ai alleato.

 

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