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Fra Trieste e la Slovenia il ciak di ”Silent Wars” (Il Piccolo 25 mag)

TRIESTE Domani alla facoltà di Scienze della Formazione in via Monfort a Trieste, Michele Banzato curerà un incontro operativo finalizzato al film del regista Rodolfo Bisatti "Silent Wars", le cui riprese inizieranno a settembre tra Trieste e la Slovenia.

Banzato si forma presso il laboratorio "Ipotesi Cinema" fondato da Ermanno Olmi e Paolo Valmarana, ed è aiuto regista di cineasti quali Francesco Massaro, Vittorio De Seta, Giacomo Campiotti e Salvatore Mereu. Scrive e dirige documentari e corti, tra cui il pluripremiato "Punto di vista" e "Lampedusa – Terra di mare". Insieme ai produttori Gianluca Arcopinto e Katja Getov, sarà tra i docenti del prossimo corso di "Gestione della produzione esecutiva" promosso da "Kineofilm" all'Università degli Studi di Trieste.

Quali saranno le tematiche sulle quali verterà la giornata del seminario?

«Focalizzeremo le fasi della preparazione del film e l'organizzazione delle riprese attraverso un percorso teorico-pratico. Sarà un laboratorio "aperto", dove i partecipanti si confronteranno, a partire dalla sceneggiatura del film, con il regista. Il cinema è un'arte complessa che non può prescindere dal denaro e dal tempo perciò, in tutte le sue fasi, l'aspetto organizzativo è fondamentale: meglio si prepara un progetto, più forti saranno le possibilità che le diverse professionalità in gioco riescano a dare il meglio di sé all'interno di un opportuno coordinamento. Il film ha già ottenuto il riconoscimento di interesse culturale nazionale, nonchè l'attivazione del Fondo Regionale dell'Audiovisivo, oltre a vantare crediti importanti come l'aver partecipato ai tavoli dell'International Days di Torino».

Ci parli di "Silent Wars".

«La cosa che più ho apprezzato è stata la volontà del regista di incarnare la storia nel territorio. Trieste è una frontiera di culture, storie, identità, ed è lo stesso quartiere di Rozzol Melara, dove vive la famiglia protagonista, ad essere un luogo di frontiera. La sua storia diventa metafora delle complesse dinamiche che segnano la Storia in un territorio dove è ancora vivo il ricordo della guerra nei Balcani».

Cosa consiglierà ai giovani che seguiranno la sua lezione?

«Innanzitutto che per fare cinema ci vuole una grande passione! Poi, per quanto riguarda il ruolo dell'aiuto regista è importante avere una buona competenza tecnica e una certa autorevolezza: si tratta di una figura che deve stabilire una costruttiva comunicazione tra il regista e la produzione, tra il regista e gli attori, tra il regista e i reparti che concorrono alla realizzazione del film».

Linda Dorigo
 

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