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Fiume: alla ricerca delle terme romane (Voce del Popolo 08 ago)

Terminati i lavori di pavimentazione di Calle dei Canapini in Cittavecchia, sono iniziati una settimana fa quelli archeologici che riguardano una parte della via, ovvero quella vicino al negozio Croatia records e in Piazza Duomo. Nell’ambito degli scavi, che si svolgono sotto la supervisione degli esperti dell’Istituto croato dei restauri, dovrebbero venir riportati alla luce i resti delle terme romane (già rinvenute nel 1968, quando era stato costruito il palazzo che ospita il negozio della Croatia records) e di una basilica paleocristiana. Gli scavi si svolgono in contemporanea con l’intervento di sostituzione dell’infrastruttura comunale e del riassetto di Calle Canapini portato avanti dall’azienda Novotehna sotto la supervisione degli archeologi. Nelle prime due fasi degli scavi, la rimozione degli strati superficiali del suolo sarà svolta dai macchinari – rilevano i giovani archeologi Josip Višnjić e Andrej Janeš -, ma appena si giungerà allo strato archeologico, gli esperti procederanno con le ricerche manualmente, coadiuvati nel lavoro anche dagli studenti di archeologia di Fiume. Nella terza fase di ricerche, la quale non sarà legata ai lavori in Calle Canapini, l’intervento interesserà lo spiazzo intorno al Campanile del Duomo. Per ora non è possibile prevedere la dinamica dei lavori, in quanto questa dipenderà dall’ampiezza del sito nel quale saranno rinvenuti i reperti, dalle condizioni meteorologiche, dalle sorgenti sotterranee e dalle condizioni in cui si trovano i reperti archeologici.
L’interesse degli archeologi per questa località in Cittavecchia risale, come già rilevato, agli Anni ’60 del secolo scorso, quando, nel corso dell’opera di costruzione dell’edificio dell’allora Jugoton (oggi Croatia records) erano venuti alla luce i resti di terme romane risalenti al primo secolo d.C., più precisamente dell’ipocausto (impianto usato dai Romani per riscaldare gli ambienti termali, mediante convezione d’aria calda). Ben presto si è capito che il complesso termale si estendeva molto probabilmente nell’area che oggigiorno ricopre Piazza Duomo e la Chiesa dell’Assunta. Sulle fondamenta delle antiche terme è stata costruita in seguito una basilica paleocristiana, parte del pavimento della quale, ricoperto da mosaici, era stato rinvenuto nel 1996 durante alcuni scavi archeologici. All’epoca, però, non si disponeva di finanziamenti necessari per il prosieguo delle ricerche. Appena quest’anno, dai mezzi ricavati dalla tassa sui monumenti, la Città di Fiume ha potuto investire due milioni di kune in ricerche dettagliate nella zona. La grande importanza dell’intervento di ricerca in quest’area della Cittavecchia è stata sottolineata anche dall’archeologo Nino Novak, stando al quale il disegno geometrico del mosaico rinvenuto nei pressi del Campanile nel ’96, ha il suo “pandan” ad Aquileia, il che vuol dire che è stato commissionato da un personaggio benestante.
Nel tratto in cui si incontrano Calle dei Canapini e Piazza Jelačić, gli archeologi si aspettano di scoprire i resti del muro di cinta risalente al terzo e quarto secolo e collegato molto probabilmente alla località del Pretorio della Clausura Alpina in Cittavecchia (dietro l'Arco romano, nell'odierna piazza Juraj Klović), ovvero del comando militare, rinvenuta la scorsa estate. Non si esclude nemmeno la possibilità che nei pressi del Campanile vengano scoperti i resti di case medievali e di un cimitero. Quali che siano i risultati dell’intervento, l’andamento degli scavi e i reperti rinvenuti verranno documentati, mentre il metodo di conservazione dipenderà da molti fattori. Nel caso dei mosaici, esistono diversi metodi di conservazione. Il metodo di maggior attrattiva sarebbe quello che permetterebbe la conservazione del mosaico “in situ”, coprendo la parte interessata della zona con lastre di materiale trasparente. Tale metodo si è, però, dimostrato negativo secondo esperienze all’estero, in quanto provoca l’accumulazione del liquido condensato e il conseguente deterioramento del mosaico. Stando agli esperti, tale metodo sarebbe applicabile se si trattasse di un piccolo segmento di mosaico, oppure nel caso in cui l’originale verrebbe dissotterrato e conservato in un museo, in precedenza sostituito da una copia. La terza soluzione sarebbe di documentare e fotografare il sito archeologico e di allestire la “storia della località” negli spazi di un museo. In tal caso, a lavoro fatto la località verrebbe nuovamente interrata, mantenendo tutti gli artefatti rinvenuti nella posizione in cui sono stati scoperti. Quindi, la decisione finale dipende dalla qualità e dall’importanza dei reperti archeologici che saranno rinvenuti nei prossimi mesi.

Helena Labus

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