Firenze, nell’omaggio al musicologo Sergio Sablich si è detto “tutto di noi”

Il Giorno del Ricordo come impegno costante per rimembrare, lenire ma anche costruire. E’ quanto si prefigge l’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo-LCFE che quest’anno ha inteso organizzare una serie di eventi per raccontare le vicende della Seconda guerra mondiale sulla sponda nord orientale dell’Adriatico – Esodo e Foibe – ma anche lasciare un solco profondo nella conoscenza e coscienza delle persone.

Partendo dai giovani e dedicando una giornata alla memoria di Sergio Sablich, figlio di fiumani esuli prima a Bolzano e poi a Firenze, un esempio di fiumanità eccellente nel mondo. Magari Sergio l’avrebbe definita diversamente, attraverso le sue forti passioni per la musica, il cinema, la bellezza, anche quella del mare del Quarnero dove per anni con i genitori e la sorella Marina ha trascorso lunghe estati di esperienze e bagni d’identità.

La giornata si è svolta in due tempi: in mattinata il convegno sul Giorno del Ricordo, il pomeriggio-sera, il concerto di musiche lisztiane affidato ad un virtuoso come il pianista Giovanni Bellucci che si è esibito nella sala del Buonumore del Conservatorio Cherubini, gremita di pubblico.

E’ stato importante incontrare una cinquantina di ragazzi delle scuole toscane presso la Libreria nazionale delle Oblate iniziando una giornata realizzata in collaborazione con il Comune di Firenze, il Conservatorio Cherubini, il Lyceum Club ed il Comitato provinciale di Firenze dell’Anvgd.

Relatori della mattinata: Franco Papetti, Presidente AFIM, Andor Brakus, Vicepresidente, Diego Zandel, assessore alla cultura, Enea Dessardo in rappresentanza della Comunità degli Italiani di Fiume e, ospite d’eccezione, Marina Sablich che ha parlato di identità e riscoperta di legami importanti con la città di nascita dei suoi genitori.

Nell’addentrarsi nella storia delle nostre terre, Franco Papetti, ha voluto sondare la preparazione dei ragazzi che sanno, grazie proprio alla Legge del Ricordo cosa siano Esodo e Foibe o almeno è stato loro spiegato in classe dalle insegnanti, più difficile rispondere a dove si trova Fiume e come si chiama oggi la città. Mentre la storia entra nella scuola con nozioni finalmente ammesse, il presente sfugge. Ecco perché l’escurus di Papetti ha riguardato i dati storici – lo svuotamento della città negli anni Quaranta, i campi profughi, la consegna del silenzio, il riscatto delle genti fiumane – ma anche la gestione di un presente fatto di incontri e nuove consapevolezze per salvare la memoria di una città cosmopolita che ha bisogno dell’aiuto di tutti per ricomporre nei tempi moderni la sua difficile, complessa ma meravigliosa realtà.

Gli strumenti sono affidati agli uomini di buona volontà che intendono collaborare a costruire nuove possibilità. Anche attraverso lo studio e la conoscenza della letteratura nella consapevolezza che spesso gli autori arrivano per primi alla meta, alla scoperta di quelle tematiche che spiegano le scelte, dispiegano le sofferenze ma suggeriscono anche momenti di giusta catarsi. Ne ha parlato Diego Zandel soffermandosi sulle opere e gli autori che hanno raccontato di esilio, di  tragici accadimenti della storia del Novecento “qui e dappertutto” e sottolineando l’apporto fondamentale di scrittori come Morovich, Santarcangeli, Vegliani, Milani, Schiavato, Tomizza e tanti altri. Opere pubblicate e scomparse velocemente dal panorama librario o mai approdate in Italia perché la dicotomia tra “andati e rimasti” è stata per tanto tempo uno scoglio difficile da superare, anche nell’editoria. Ma oggi è imprescindibile porsi nuove mete, far conoscere il pregresso ma puntare su un quotidiano spumeggiante di proposte e novità e su un futuro condiviso almeno nell’analisi e riproposta di autori in cui tutti si possono riconoscere. Una sfida per il futuro, per sottrarre il presente alla confusione dell’omologazione o al macigno dell’oblìo.

Per Enea Dessardo, giovane rappresentante della Comunità, è il momento della riflessione sulle radici, l’identità non sempre granitica ma forse per questo meritevole di essere analizzata a fondo, una nuova consapevolezza del proprio ruolo. Enea ha un ruolo anche nell’ONU giovani dove rappresenta la Croazia. Una fuga in avanti che significa non confondere Stato con Patria ma in un nuovo, moderno concetto che solo i giovani possono creare per rendere migliore il loro rapporto col mondo di oggi, consapevoli della materia storico-umana su cui muovono i loro passi. Ecco che diventano fondamentali testimonianze come quella di Andor Brakus rese attraverso la storia della sua famiglia esule a Torino ma anche attraverso messaggi in poesia. Va a scavare nell’animo suo e di un popolo sparso per indicare una speranza a volte forte a volte solo accennata che sa di dolore ma anche di quel riscatto che è proprio nelle vicende dei singoli – e ce ne sono tanti nei vari campi della vita economico-sociale, politica e culturale – che ce l’hanno fatta.

Per Marina, Sergio è stato un fratello, un esempio, un uomo da ricordare. Dopo la condivisione con il pubblico negli anni dopo la sua prematura scomparsa avvenuta nel 2005, Marina aveva cercato di lasciar fluire il dolore della perdita in una riconduzione del dolore nel privato. Inaspettata questa “chiamata” dei Fiumani che hanno rimesso la figura del fratello al centro di un rinnovato interesse, un uomo da portare ad esempio, da indicare al prossimo: analizzando la sua figura e la sua opera sparsa tra istituti, enti e fondazioni, perché il mondo sappia quale è stato il suo contributo alla musica, quali libri ha scritto, quanti articoli pubblicati, recensioni, critiche che il giornalismo odierno ha forse perso di vista, quante passioni, quanta “fiumanità” nel modo di approcciarsi all’altro nelle diverse lingue che parlava in modo fluente. Una trasversalità, un cosmopolitismo scritto nei suoi geni? E’ da scoprire per far capire che appartenere ad una città, fisica o dell’anima, comprende anche questa condivisione e la consegna del testimone alla curiosità del presente ma anche al bagaglio futuro.

Hanno ascoltato in silenzio i ragazzi presenti mentre i relatori si chiedevano se fossero interessati o meno all’argomento per piazzare, alla fine, alcune domande così dirette, intelligenti, pertinenti da trasformare un incontro in un’occasione speciale. “Questi ragazzi – si è chiesto Papetti – ricorderanno questo evento?” Certamente se dovessero passare da Rijeka realizzeranno che si tratta di Fiume, con la sua storia tragica ma anche di grande civiltà, è un cerchio si sarà chiuso, felicemente.

Tutto esaurito al concerto di Bellucci
Sablich ricordato con musiche di Liszt

Amore e morte ma anche nostalgia e Ricordo, il mito e la leggenda nelle opere di Franz Liszt, che aveva come unica ambizione come musicista di “lanciare un giavellotto negli spazi indefiniti del futuro”. Ecco perché un concerto dedicato al grande musicista “europeo”, padre della moderna tecnica pianistica e dei recital, suscita emozioni, rispetto, sensazioni forti, soprattutto se affidate all’interpretazione di un pianista sensibile e straordinario come Giovanni Bellucci. Si è esibito qualche sera fa al Conservatorio Cherubini di Firenze, nella sala del Buonumore con un pubblico da tutto esaurito. Il concerto era dedicato al musicologo, figlio di genitori fiumani, Sergio Sablich che Bellucci ha avuto modo di conoscere e con il quale ha collaborato in alcuni progetti innovativi, dedicati tra l’altro ad altri due grandi dell’area Nord Adriatica orientale, Ferruccio Busoni, di madre triestina e Luigi Dallapiccola, nato a Pisino. Come non apprezzare il mix straordinario – Dante, Firenze, Sablich, Bellucci –, della Fantasia quasi Sonata: Après une lecture de Dante (dal ciclo “Années de pèlerinage, Deuxième année, Italie), che unisce Firenze, Dante e il Carnaro “ch’Italia chiude e i suoi termini bagna» (Inferno, Canto IX, 113-114), da far tremare i polsi per il preciso valore simbolico attraverso il quale è stato espresso musicalmente il contrasto e la lotta tra il male e il bene.

“Abbiamo voluto questa serata – ha spiegato prima del concerto Franco Papetti, presidente AFIM-LCFE – per ricordare un’eccellenza dei Fiumani nel mondo, nel percorso di ridefinizione della dimensione di un popolo sparso dall’esodo che ha saputo riscattarsi nel rapporto con il Mondo”.

Sergio Sablich, nato a Bolzano da genitori fiumani, esuli in Alto Agide perché accolti da famigliari, si è formato a Firenze, con la sorella Marina ha conosciuto Fiume e le isole del Quarnero durante le vacanze estive, in ritorni reiterati che hanno permesso di costruire un rapporto d’affetto con queste terre.

“Sablich è stato docente del Conservatorio Cherubini” – ha ricordato la sua Presidente Rosa Maria di Giorgi –, “solo una tappa, ma importante, della sua carriera di successo. Riportare il pensiero di Sablich attraverso il concerto di Bellucci in questa sede ci riempie di gioia”.

Sablich amava profondamente Liszt, come ha spiegato Eleonora Negri del Lyceum Club di Firenze, presentando un ricordo del musicologo, uomo appassionato, a volte incline alla consapevole depressione e di una necessaria meditazione. Gli alti e i bassi di un’esistenza per sfuggire al grigiore, all’omologazione.

Era giocoforza scegliere un programma di musiche di Liszt, così poliedrico, così ricco, genio visionario e innovativo. Con lui nascono l’Impressionismo al pianoforte, il pianoforte orchestrale, l’esecuzione trascendente e il pianoforte letterario. Per l’occasione, come spesso succedeva nel passato, il libretto di sala contiene uno scritto di Sablich, nel quale si legge tra l’altro: “Nessun avvenimento, nessun personaggio, nessuna tendenza emersa nell’arco dei cinquant’anni centrali di quel secolo rimasero estranei all’influenza di Liszt, alla sua capacità di ergersi a protagonista e giudice di grandiosi mutamenti artistici, per rifletterli su di sé con straordinaria forza. La molteplicità delle figure che convivevano in lui (virtuoso del pianoforte e della direzione d’orchestra non meno che innovatore nella composizione, e poi ancora trascrittore, didatta, organizzatore, critico, scrittore, maestro del pensiero ed energico uomo d’azione) incise profondamente in tutti i campi dell’attività musicale, cooperando a dare fisionomia unitaria alla varietà inaudita delle personalità che agirono in essi prima, durante e dopo la tempesta romantica…”.

Il programma della serata prevedeva musiche di Liszt, Wagner, Mendelssohn, Verdi eseguite con incredibile forza dal pianista Giovanni Bellucci che è riuscito a commuovere il pubblico e a strappare applausi, ripetuti e convinti per il suo virtuosismo, la dolcezza, la sensualità e la passione. “Così come Sergio avrebbe voluto” – ha sottolineato a fine concerto Marina Sablich – che ha concluso la serata con un abbraccio di gratitudine rivolto a Giovanni Bellucci dalla cui idea è scaturita questa serata, da ripetere per la bellezza, la profondità e il messaggio, ancora una volta, “lanciato” verso il futuro.

Rosanna Turcinovich Giuricin
Fonte: Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio

 

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