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Figlio di Gilas a ”èStoria” ricorda le critiche a Tito (Il Piccolo 18 mag)

GORIZIA Mille e un Oriente alla sesta edizione di ”èStoria””, il Festival internazionale della storia in cartellone a Gorizia da venerdì a domenica proprio sul tema “Orienti”, con oltre 100 ospiti per tre giorni di incontri, approfondimenti, dibattiti a più voci, dialoghi e lezioni magistrali, interviste e presentazioni di novità letterarie.

Promosso dall'associazione ”èStoria”, il festival ospiterà, fra gli altri, Luciano Canfora, Paolo Mieli, Franco Cardini, Tamin Ansary, Paul Freedman, Alessandro Barbero, Benedetta Tobagi, Armando Torno, Giampaolo Pansa, Antonio Gnoli, Claudio Pagliara, Edward Luttwak, Sergio Canciani, Farian Sabahi, Mimmo Franzinelli, Enzo Gentile, Stefano Mensurati, Lucio Villari, Sergio Romano, Chiara Frugoni, Sergio Valzania, Livio Berruti, Stefano Malatesta, Fabio Mini, Nevenka Troha, Raoul Pupo e Lois Dubin.

Fra le presenze più attese quelle di veri e propri testimoni della storia, che a Gorizia porteranno un contributo prezioso e forse determinante per rileggere vicende importanti della storia recente del mondo, e al tempo stesso prefigurare molti scenari che ci aspettano. Domenica (Tenda Erodoto, alle 9.30), nella conversazione pubblica che lo impegnerà accanto a due giornalisti chiave per guardare all’Europa dell’est, Demetrio Volcic e Sergio Canciani, ospite di ”èStoria” sarà Aleksa Gilas, scrittore, giornalista e storico nato a Belgrado nel 1953, figlio di Milovan Gilas, l’uomo politico che, insieme a Tito dapprima, resse e guidò per lungo tempo le sorti del popolo jugoslavo, finchè la libertà del suo pensiero e delle sue critiche lo rese vittima del regime e lo allontanò da qualsiasi incarico di partito e pubblico. Fu a lungo incarcerato, ma una volta libero seppe portare al mondo la sua voce di dissidenza, illuminante per capire quanto accadeva nell’ex Yugoslavia.

Il figlio Aleksa Gilas, a sua volta, per l'approccio critico dei suoi scritti e il suo supporto a dissidenti e prigionieri politici in Jugoslavia è rimasto assente dal Paese tra il 1980 e il 1990, ottenendo asilo politico in Gran Bretagna. «Alla Serbia servirebbe un Adenauer; al Kosovo, un Mandela – sostiene spesso -. La Jugoslavia e lo jugoslavismo sono state le migliori espressioni del liberalismo e del federalismo europei, mentre le nostre coscienze nazionali e individuali sono rimaste anacronistiche e limitate. Non solo non abbiamo avuto la forza di amare la Jugoslavia,che è stata più grande di noi, ma proprio perchè era piu grande di noi l'abbiamo odiata. Perciò siamo andati uccidendoci l'un l'altro».

Valeria Donelli

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