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El Alamein, i ricordi di Slataper e Bumbaca (Il Piccolo 24 ott)

I ricordi, i reduci, le analisi storiografiche ma soprattutto una partecipazione intensa, persino inaspettata nei termini della affluenza. A 70 anni dalle battaglie di El Alamein nella seconda Guerra Mondiale – datate 22 giugno e 7 agosto del 1942 – l’esempio durante la campagna africana nel deserto dell’Egitto continua a segnare una delle pagine più ricche nella storia dell’Esercito Italiano, di tutti i tempi. Un dato ribadito anche nella commemorazione avvenuta ieri a Trieste, nella sede del Circolo Ufficiali del Comando Militare Esercito “Friuli Venezia Giulia”, teatro di un incontro allestito in collaborazione con le sigle e le associazioni regionali militari dei vari corpi, uniti ancora sotto lo stesso tetto del ricordo e di una celebrazione caratterizzata non solo da mostrine, inni e labari.

 

La saga degli errori strategici, la sconfitta che, al di là dei toni leggendari, ha fatto conoscere l’onore dei soldati italiani in guerra, dando ancora respiro alla capacità di saper sopperire con lo spirito alla carenza di risorse, mezzi e supporto, anche dal fronte politico. Il capitolo di El Alamein è anche questo, rievocato ieri a più voci, attraverso un coro di interventi introdotti dal Generale Comandante Federico Maria Pellegatti, moderati da Mette Faurschou Hastrup e corredati dalla corposa relazione del Generale Riccardo Basile.

 

Accanto a loro le voci di alcuni reduci di quel giorno, due triestini, Antonio Bumbaca e Franco Slataper, nome storico quest’ultimo, nipote infatti di Scipio, scrittore e irredentista, e figlio di Guido Slataper, il fondatore della Associazione Grigioverde. All’epoca della battaglia di El Alamein Franco Slataper aveva 20 anni, tenente paracadutista della Folgore. Fisico asciutto, mente limpida e una vita altrettanto intensa la sua, trascorsa, dopo le vicende belliche, prevalentemente all’estero in veste di funzionario commerciale, impegnato in altri tipi di missioni, tra Canada, Indonesia, Germania e Svizzera, ma probabilmente con lo stesso spirito combattivo della trincea: «Non voglio dire che ci è mancata fortuna, no, eravamo piuttosto senza mezzi adeguati allo scontro – ha ricordato Franco Slataper – ecco quindi emergere la volontà e lo spirito. Ricordo tutto bene – ha aggiunto – sparai, lanciavamo quanto avevamo in dotazione, dalle granate alle molotov. Feci vittime, si, facevamo il nostro dovere, come lo facevano gli inglesi». Dall’album spunta anche un capitolo semisconosciuto Riguarda il ruolo delle donne in guerra, un tema accarezzato ieri dalla presenza nell’affollato salone del Circolo Ufficiali di Paola Carnielli Del Din, la prima donna militare (paracadutista) in Italia a fregiarsi di una medaglia al valore.

 

Francesco Cardella

“Il Piccolo” 24 ottobre 2012

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