È spirata Vittorina Vanelli, esule da Montona a Udine

«Avevo quattro anni – aveva raccontato Vittorina Vanelli, nel 2017 – quando siamo venuti via da Montona d’Istria a settembre del 1947 e ho parenti usciti da Montona e da Parenzo che stanno a Trieste. Ero con la mia mamma Vittoria Mladossich e con le mie tre sorelle tutte nate a Montona: Anita nel 1935, Emilia del 1938 e Maria del 1946».

Ciò che rese rocambolesco quell’esodo è che il padre di Vittorina, per la pressione titina, fuggì da solo qualche tempo prima dei congiunti, senza nulla dire alla moglie, né ai familiari. Trovò lavoro a Trieste e lì aspettò il resto della famiglia. «Mio papà era Emilio Vanelli, nato a Montona nel 1906 e morto a Udine nel 1988 – aggiunse la signora Vittorina Vanelli – parlava poco dell’esodo e, quando gli proponemmo di andare in Istria negli anni 1980-1985, ci rispose: “Mi lì no torno più, se no moro!”».

Il babbo allora parlava poco dell’esodo istriano in famiglia? «Mio papà non parlava mai dell’Istria e dell’esodo giuliano dalmata – fu la risposta – mia fia Martina voleva saver dell’Istria e dell’esodo e suo nono Emilio no voleva dir».

In questo caso familiare non c’è solo il dolore dell’esilio, purtroppo c’è molto di più e di tragico. C’è una persona scomparsa, probabilmente uccisa e gettata nella foiba o in una delle tante sepolture nascoste dell’Istria.

«Mia nonna è scomparsa nel 1945. Chissà? L’avranno uccisa in una foiba o in una fossa comune – spiegò la signora Vittorina Vanelli – la nonna si chiamava Maria Cramer, aveva un negozio di privativa, tabacchi e albergo. I titini l’hanno accusata di collaborazionismo, perché ha venduto le sigarette a un tedesco, così è sparita, poi ci hanno saccheggiato il negozio. Mi ricordo che mia mamma vedeva certe donne di Montona girare per il paese con addosso i vestiti ristretti di sua madre, che era di taglia forte. Il nonno Francesco Vanelli, il suo cognome di prima è Vesnaver, diceva sempre che Maria, sua moglie, sarebbe potuta tornare, lui l’aspettava e non si capacitava della sua fine misteriosa».

I fatti sconvolgenti non sono finiti perché «la partigiana che, come si diceva in paese, ha fatto catturare gli italiani che poi sono stati infoibati – disse la signora Vanelli – era viva verso il 2000, quando noi si fece un viaggio per rivedere l’Istria. Eravamo con mia sorella Emilia e mia figlia Martina, ma quando la partigiana ci ha viste, si è subito rinchiusa in casa».

Oggi il nome di Maria Cramer è segnato su una lapide, assieme ad altri scomparsi di Montona nel cimitero di Cava Cise. A quel punto dell’intervista intervenne la figlia Martina Finco, per dire con grande stupore che la vecchia partigiana infoibatrice «prendeva pure una pensione italiana».

La famiglia Vanelli arrivò esule a Cassacco, in provincia di Udine, in affitto, perché «mio papà era così orgoglioso – concluse la signora Vittorina Vanelli – che non voleva usufruire della casa per i profughi, come quelle dei Villaggi Giuliani». In seguito la famiglia si trasferì a Udine.

Nota a cura di Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettrice: Martina Finco. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Fotografie della collezione famiglia Vanelli, Udine. Ricerche presso l’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30.  Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web:  https://anvgdud.it/

Fonte: ANVGD Udine – 05/01/2022

Montona, nonna Maria Cramer con la nipote Anita Vanelli nel 1936
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