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”E’ necessario veicolare il tema dell’Esodo” (Voce del Popolo 17 lug)

TRIESTE – “È giusto che Trieste ospiti il Concerto dell’amicizia diretto dal maestro Muti, con il coinvolgimento dei tre presidenti”? Questa era la prima domanda alla quale hanno risposto affermativamente il 99,7 p.c. del campione, composto da 510 persone stratificate per genere ed età dall’Alan Normann Comunicazione Srl., contattato nell’ambito di un sondaggio commissionato dal Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana, Istriana, Fiumana e Dalmata e dai Comitati provinciali ANVGD di Trieste e di Gorizia. Il sondaggio ha fatto emergere anche altri dati che sembrano condurre più ad un “punto di partenza” che ad un punto di arrivo, dimostrando un’apertura al dialogo tra le parti pur nella conferma della proprie posizioni. La presentazione dei dati inerenti scaturiti dalla ricerca ha avuto luogo ieri mattina al Caffè degli Specchi, alla presenza di Renzo Codarin, in rappresentanza di CDM e Comitato provinciale ANVGD di Trieste, di Rodolfo Ziberna, per il Comitato provinciale ANVGD di Gorizia, e di Massimo Lombardo, rappresentante dell’Alan Normann Comunicazione Srl. Ha portato alcune sue considerazioni anche il presidente del Consiglio comunale di Trieste, Sergio Pacor, che ha raccontato di aver assistito, nei giorni successivi al Concerto, alla deposizione e quindi al ritiro di una richiesta di commemorazione al Balkan da parte di alcuni consiglieri della minoranza slovena. “Gli è stato chiesto di rinunciare a questo proposito e lo hanno fatto. Mi è sembrato un dato molto positivo”, ha concluso Pacor.

TEMPI MATURI Il secondo quesito: “Lei crede che il gesto dei tre presidenti, prima del concerto, di fronte al Balkan e al Monumento dell’esodo in Piazza Libertà, si dovesse compiere, oppure rinviare?”, ha dato, invece, un risultato meno univoco. Se il 78,6 p.c. ritiene che fosse giusto compiere questo gesto, il 21,4 p.c. avrebbe preferito che queste cerimonie venissero rinviate. Quest’ultimo dato viene rappresentato dal 16,1 p.c. degli interpellati di età compresa tra i 25 e i 34 anni, schierati per il rinvio, mentre la classe dei giovanissimi, (18-24 anni) la pensa così nel 36,8 p.c. dei casi. Quest’ultimo dato ha portato i committenti a riflettere sul fatto che le persone giovani, che magari non seguono i canali tradizionali d’informazione come tv o giornali, hanno un’opinione che si discosta sensibilmente dalla media del resto del campione.

EVENTI STORICI La terza domanda riguardava la consapevolezza degli eventi storici. “Lei è al corrente che alla fine della Seconda guerra mondiale 350mila italiani furono costretti all’esodo da Istria, Fiume e Dalmazia, loro terre da sempre?” L’89 p.c. del campione ha risposto di conoscere questa realtà, mentre l’1,9 p.c. ha optato per il “no” e il 9 p.c. ha espresso di conoscere “un po’ il problema, ma non bene”. Le differenze tra maschi e femmine non sono significative, mentre con il crescere dell’età aumenta anche la consapevolezza degli eventi, che passa da un 72,2 p.c. dei giovanissimi al 99 p.c. degli over 65. Questa evidenza si può ricollegare al lavoro condotto in questi ultimi anni dall’ANVGD e dalla Federazione degli esuli, i quali hanno espresso ieri, attraverso le parole di Ziberna e Codarin, parte del percorso in cui il sondaggio si inserisce. “Dopo che molto è stato fatto per far conoscere le foibe, ora è evidente che è necessario veicolare il tema dell’esodo, ancora più importante per le nostre genti”, ha affermato Codarin. “Anche in questi giorni in Slovenia e Croazia è stata confermata la negazione di questo fatto storico, parlando di un massimo di 100mila optanti che per motivi di lavoro hanno abbandonato le loro terra alla fine della Seconda guerra mondiale”, ha aggiunto Codarin.

IL DIALOGO “A Gorizia e a Trieste si è da tempo pronti a dialogare, ma – ha detto Ziberna –, senza retrocedere necessariamente sui propri ideali e sulle proprie convinzioni”. Nel frattempo sono stati diversi i passi in queste direzioni, e su questo punto, Codarin ha ricordato che se “non ci fosse stato Roberto Menia a lottare per l’istituzione del Giorno del Ricordo oggi non ci sarebbe stato un 13 luglio”. Inoltre, a margine di questo storico evento, il presidente della Federesuli ha anche ricordato che l’associazione è “da tempo impegnata con il sottosegretario Letta per i tavoli di lavoro sull’Istruzione e con lo stesso Quirinale, che ha interpellato l’ente per trovare un posto simbolico per la cerimonia congiunta. A questo si lega lo sforzo, convincente e costate, di Giorgio Napolitano”, ha concluso Codarin. Il monumento all’esodo non viene qui contrapposto, (forzatamente per i presenti), all’“altro” monumento alle foibe di Basovizza.

LE RESPONSABILITÀ Arrivando all’ultimo quesito “Lei ritiene sia giusto che Italia, Slovenia e Croazia debbano riconoscere le responsabilità storiche di questi drammi?”, si scopre che il 93,5 p.c. del campione ha dato una risposta affermativa. La classe tra i 25 e 34 anni lo ritiene nel 100 p.c. dei casi, mentre le altre categorie non si discostano di molto dal dato medio. Questo dato chiude, quindi, con un’evidenza i ragionamenti precedentemente tracciati. La memoria e il riconoscimento sono doverosi, e sono il punto di partenza per il dialogo istituzionale e la convivenza civile.

Emanuela Masseria

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