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Dopo un secolo torna la foca monaca a Capo Promontore (Il Piccolo 12 mar)

di PIETRO SPIRITO

TRIESTE Ambientalisti, biologi e governo croato in fibrillazione dopo la conferma che la foca monaca è tornata ad abitare l’Alto Adriatico. In seguito a una serie di sporadici avvistamenti avvenuti nel corso degli ultimi due anni, adesso è stata finalmente accertata la presenza di una coppia di Monachus monachus, che ha preso alloggio in una grotta a mare lungo la costa del Parco naturale di Capo Promontore, in Istria. Sono un maschio, una femmina e, quasi certamente secondo i biologi, un cucciolo. La femmina era già stata avvistata proprio un anno fa, in occasione dell’8 marzo, festa della donna, da una subacquea triestina, Marta Piccoli: era stata l’occasione per interviste e articoli sui mass media croati. Adesso, dopo i risultati degli ultimi avvistamenti, il governo di Zagabria ha emanato una serie di provvedimenti di tutela, tra cui il divieto d’immersione – sia in apnea che con le bombole – e di pesca nell’area antistante la costa, mentre la coppia di mammiferi pinnipedi è ormai diventata una ricercata attrazione turistica, richiamando sulla costa del parco naturale frotte di gitanti con binocoli e macchine fotografiche, tutti animati dalla speranza di avvistare i rari animali. La foca monaca è a rischio di estinzione, in natura se ne contano poco più di 500 esemplari e la sua ricomparsa lungo le coste dell’Istria è un avvenimento non solo dal punto vista strettamente ecologico e scientifico, ed è destinata a mettere in moto tutta una serie d’inziative indotte.

In tempi più felici per gli equilibri naturali l'areale di diffusione della foca monaca comprendeva tutto il Mediterraneo, il Mar Nero, le coste atlantiche di Spagna e Portogallo, il Marocco, la Mauritania, Madera e le Canarie. Ma nel corso del '900 l’areale si è drasticamente ridotto e la foca monaca sopravvive ormai in poche isolate colonie solo in Grecia, Turchia, nell'Arcipelago di Madera, in Marocco e Mauritania e, adesso, tra le isole e la costa croata.

«Si ha notizia della presenza della foca monaca tra l’Istria e Cherso fino ai primi anni del Novecento, poi gli avvistamenti sono quasi del tutto spariti» dice Gianni Pecchiar, il fotografo appartenente al Gruppo Foca monaca di Zagabria che è riuscito a fotografare la femmina della coppia, un esemplare di circa due metri, proprio durante un’escursione a terra assieme ai colleghi del Gruppo Foca monaca Italia (www.focamonaca.it), la Onlus che unisce biologi, studiosi e appassionati che si occupano dello studio e della sopravvivenza di questi mammiferi marini. «Queste osservazioni – dice Emanuele Coppola del gruppo italiano che da anni collabora con i croati – ci conferma che è difficile parlare di estinzioni locali, ma piuttosto di lunghi spostamenti». La foca monaca predilige i tratti di mare vicini alle coste e non disdegna brevi incursioni a terra. È un animale diurno, che dorme in superficie in mare aperto e qualche volta si stende sul fondo per poi risalire a respirare. La sua dieta è fatta di pesce e molluschi, soprattutto polpi. Ha solo due grandi nemici: l’uomo e lo squalo bianco. Il primo, a detta degli stessi biologi, decisamente più pericoloso del secondo. Le femmine hanno un ciclo di riproduzione di circa 12 mesi e partoriscono e allattano un cucciolo all’anno in grotte vicine al mare o in spiagge riparate. I giovani entrano in acqua a circa 15 giorni dalla nascita e le prossime settimane saranno cruciali per sapere se la coppia che ha scelto Capo Promontore per accasarsi ha avuto un figlio oppure no.

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