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Documenti Drioli, una vita per l’italianità dell’Istria (Il Piccolo 21 apr)

I valori della italianità in Istria e le prospettive sociali della Europa del futuro. Due temi apparentemente distanti ma allacciati idealmente tra loro nel segno della speranza per caratterizzare la ”Settimana della Cultura” a Trieste a cura dell'Archivio di Stato, sede, sino al 22 maggio, di due nuove proposte documentarie. Il primo dei lavori, inaugurati lunedì nella sala conferenze di via Lamarmora 17, riguarda la mostra dedicata a Luigi Drioli, patriota e fautore della italianità in Istria, dove nacque nel 1902. L'esposizione riveste un ricco arco temporale, disegnato dal settembre del 1943, data dell'armistizio, sino ai giorni nostri, e racconta, attraverso immagini, articoli, carteggi e atti processuali, il vissuto di Luigi Drioli ”repubblicano e antifascista”, prima membro del Partito d'Azione all'interno della Resistenza e poi impegnato in un canale di collegamento clandestino tra Isola e Trieste. Per tale attività Luigi Drioli, assieme ad altri imputati, venne arrestato nel 1948 e condannato a 10 anni di reclusione dallo Stato socialista della Jugoslavia. La mostra, frutto del lascito personale della famiglia Drioli donato lo scorso anno all'Archivio di Stato di Trieste, ripercorre le tappe anche del dopoguerra, con l'impegno nelle fila del Partito Repubblicano ma soprattutto a fianco degli esuli.

Emblematica la frase riportata su una semplice maglietta esposta, creata agli inizi degli anni '70 dalla Associazione Amici e Discendenti degli esuli, ”griffata” dallo stesso Luigi Drioli: «Mi riposi il dovere di rimanere sul posto, a sostenere la causa istriana».

Il tributo a Luigi Drioli – accompagnato durante l'inaugurazione dagli interventi del soprintendente archivistico della regione, Pier Paolo Dorsi, della direttrice Grazia Tatò e degli storici Roberto Spazzali e Mario Dassovich – non è l'unico allestimento per la Settimana della Cultura negli ambienti di via Lamarmora.

Quasi incastonata, figura anche la mostra ”I Muri e i Confini Mobili”, opera degli allievi della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica, ispirata ai mutamenti storici e agli impatti politici che hanno interessato Trieste e dintorni, con una chiara ottica rivolta anche alle possibili svolte in agguato nello scenario europeo: «Crediamo che il senso della speranza unisca le due mostre collaterali – ha sottolineato Grazia Tatò, direttrice dell'Archivio di Stato – in entrambe si accenna a profonde vicende umane, segnate anche dalla sofferenza e voglia di cambiamento».

Sembra cambiare anche la veste dell'intero Archivio di Stato di Trieste, sempre incline allo scavo ma meno polverosa. Lo testimoniano i due prossimi progetti. Il primo a breve, domani alle 16.30, con la presentazione di Usis (United States Information Service) il fondo cinematografico dal 1941 al 1966. A dicembre invece si banchetta, con la tappa ”Archivi da mangiare e bere”. Tornano alla luce anche le antiche ricette.

 

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