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Dipiazza: troppi ritardi, Stato patrigno (Il Piccolo 11 feb)

di PIERO RAUBER

TRIESTE Persino la tromba, nel momento solenne del ”silenzio”, batteva in testa per il freddo. Un metro più in là, schierati davanti al ferro corten effetto ruggine che tomba la Foiba di Basovizza, ben imbiancato, i rappresentanti delle istituzioni sbattevano le palpebre per difendersi dalle palline di ghiaccio che la bora sparava sugli occhi. Una lotta impari per chi era in prima fila – il sindaco Roberto Dipiazza per il Comune, la presidente Maria Teresa Bassa Poropat per la Provincia, l’assessore al Lavoro della giunta Tondo Alessia Rosolen per la Regione, il prefetto Alessandro Giacchetti per lo Stato – cui l’occasione imponeva quel minuto di rispetto, di imperturbabilità al cospetto della corona d’alloro appena depositata ai piedi del monumento.

Per la prima volta insomma, da quando è stato istituito per legge (nel marzo del 2004) il Giorno del ricordo, è stata la neve, venuta giù rumorosa a mo’ di bufera, a ricordare infoibati ed esuli sulla piana di Basovizza, durante l’ormai tradizionale cerimonia del 10 febbraio organizzata da Comune, Provincia e Comitato per i martiri delle foibe presieduto dal ”numero uno” della Lega nazionale Paolo Sardos Albertini. Un tempo «inclemente», come l’ha definito monsignor Giampaolo Crepaldi celebrando la messa. «Certe ideologie che hanno operato prescindendo da Dio hanno portato l’umanità a camminare sull’orlo di un precipizio, fino a precipitare nel baratro», ha detto il vescovo nella sua breve omelia ricordando il sacrificio di Beato don Bonifacio. Monsignor Crepaldi, riparato da un gazebo bianco aperto sul davanti ed esposto così alle raffiche, si è rivolto a un migliaio di persone, tra autorità militari e civili, semplici cittadini, nonché molti esponenti delle associazioni degli esuli e di quelle combattentistiche e d’arma. Tra loro il presidente degli alpini d’Italia Corrado Perona con il labaro nazionale dell’Ana e il Coro Nino Baldi. Ma c’erano – e ormai è una costante – anche diverse scolaresche: del Liceo Dante, del ”Nautico”, del ”Max Fabiani” e della media ”Brunner”. Ma quest’anno, a fare tappa a Trieste e Basovizza, è stata pure una delegazione di ragazzi delle superiori di Monza, città che a suo tempo ospitò molti esuli a Villa Reale. A studenti e anziani che stavano sopportando quel freddo è andato evidentemente il pensiero di Dipiazza, quando ha tagliato corto il suo discorso, l’ultimo del protocollo. I contenuti dell’intervento resteranno comunque agli annali, essendo stati resi pubblici per intero lo stesso. «Oggi – si legge nella versione originale – non si debbono dire cose nuove, oggi è il giorno nel quale si si ricorda la verità. La stessa verità che, per troppo tempo, è stata rappresentata dalle pagine bianche dei libri di storia, che hanno formato generazioni di italiani ignoranti su ciò che accadde nel dopoguerra del confine orientale. Ma la verità alla fine riemerge, nonostante le bugie di molti, le omissioni degli storici e le titubanze di uno Stato italiano che non ha saputo essere padre, quanto piuttosto un cattivo patrigno, anche per non aver saputo onorare degnamente chi perse la vita per la sola ed esclusiva colpa di essere italiano». Tra le autorità civili anche il sindaco di Muggia Nerio Nesladek, il presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman (secondo cui «le vittime di ogni atrocità non devono essere dimenticate», e con un «basta con le contrapposizioni che hanno mortificato la popolazione giuliana» gli ha fatto eco il collega di partito Massimiliano Fedriga, segretario locale della Lega) e l’assessore comunale alla Cultura Massimo Greco. Questi nel Centro di documentazione ha presenziato alla consegna da parte dei ”Giuliani nel mondo” della scultura lignea ”L’urlo del silenzio” di Giacinto Giacobbe, artista di origine istriana che vive a Buenos Aires.

Nel pomeriggio il presidente dell’Unione degli istriani Masssimiliano Lacota ha denunciato alla Digos di avere ricevuto una telefonata anonima in cui si annunciava che lui e Sardos Albertini «sabato prossimo saranno infoibati». Da Azione universitaria è arrivata invece la segnalazione che in città erano stati affissi dei volantini che parlano di «favola delle foibe inventata nel ’45 dai fascisti della X Mas».

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