Didattica del Giorno del Ricordo all’Istituto Da Vinci di Firenze

Dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo per diversi anni in una scuola di Firenze si sono tenute varie attività per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Ne parliamo col professor Girolamo Dell’Olio, docente di Italiano e Storia all’Istituto “Leonardo da Vinci” oggi in pensione, artefice di una felice stagione di ricerca storica e sociale sugli esuli dal 2006 al 2014.

Com’è nato l’interesse per la storia degli profughi giuliano dalmati? Lei è esule? “Non sono esule. Sono nato a Napoli, madre partenopea, padre pugliese, trasferitosi per lavoro in Toscana, e qui ho vissuto da quando avevo due anni e mezzo – ha risposto il prof. Dell’Olio –. L’interesse per la vicenda storica dei ‘confini orientali’ è nato nell’estate del 2005, quando mi trovavo in vacanza nel campeggio di Opicina (TS). Dai miei vicini di tenda mi capitò di ascoltare delle storie strane, che non trovavano riscontro nel racconto tradizionale della Resistenza a cui ero abituato. Così ho iniziato a documentarmi meglio sulle vicende del confine orientale”.

Ha trovato delle difficoltà da parte dei colleghi o dei presidi ad organizzare le iniziative didattiche sul Giorno del Ricordo all’ITI-IPIA di Firenze? “Direi di no – è la risposta –. I presidi e i professori l’hanno visto come un fatto positivo, seppure delicato e inusuale da affrontare con gli studenti. I ragazzi, da parte loro, hanno percepito il richiamo doloroso della memoria nei testimoni invitati a parlare, con quello scoglio della rimozione collettiva da superare. Si sono subito interessati, hanno letto, hanno studiato, ma non solo sui libri: anche e soprattutto coi viaggi in Friuli, in Venezia Giulia e in Istria, e attraverso i colloqui coi testimoni, ognuno con la sua visuale, col suo vissuto. E hanno prodotto testi, locandine, fotografie, riprese video. Le loro esperienze sono state riversate nel giornalino dell’Istituto e presentate per tanti ‘8 febbraio’ in altrettanti appuntamenti pubblici in Aula Magna. È stato costituito anche un fondo bibliotecario specifico nella scuola sul tema, e molti materiali sono disponibili nel web.

Sin quasi dagli esordi di questo percorso presso l’Istituto è stato creato pure un fondo per borse di studio sul tema dell’esodo giuliano dalmata, con il residuo inutilizzato dall’Associazione Regionale Toscana Profughi Italiani, in fase di chiusura. Tale organismo, sorto nel 1991, pur costituito da elementi assai diversi tra loro, perseguiva il medesimo obbiettivo. Come ha ricordato il fiumano Guglielmo Sklemba, presidente dell’Associazione medesima, la meta era l’acquisto dal Demanio dello Stato dell’alloggio popolare assegnato al nucleo familiare. Il raggiungimento di detto obbiettivo, avvenuto negli anni 2001-2003 dopo faticose battaglie, ha di fatto decretato la cessazione dell’attività dell’Associazione e la sparizione di tutti i suoi soci. In seguito ad alcuni incontri con gli studenti dell’Istituto “Leonardo da Vinci” sulla storia dell’esodo giuliano dalmata, è nata l’idea di donare all’Istituto stesso il fondo residuo e inutilizzato dell’Associazione (pari a circa € 2.300) per l’istituzione di borse di studio sullo specifico tema, inclusa la situazione esistente nei due villaggi profughi a Firenze.

Dove siete andati in visita d’istruzione nei vari anni scolastici? “Nella primavera del 2007 abbiamo preso l’avvio da Gonars (UD), dove nel 1941-1943 sloveni e croati sono stati rinchiusi in un Campo di concentramento fascista – ha replicato Dell’Olio –. Il nostro itinerario, realizzato con più classi, ha toccato poi Caporetto, Tolmino, Basovizza, Padriciano, la Risiera di San Sabba (TS), e ha raggiunto Rovigno, Parenzo e Pola. Ma a Trieste e a Rovigno siamo tornati anche negli anni successivi, dopo che ci era stato consegnato a Roma, nel 2009, al Quirinale, il ‘Premio internazionale del Giorno del Ricordo’ assegnatoci dall’ANVGD. L’ultima nostra tappa comune è stata, a dicembre del 2013, la significativa visita all’ex Centro raccolta profughi di Laterina (AR)”.

So che avete prodotto una pubblicazione poderosa, me ne vuol parlare? “Dalla ricerca sul caso del militante rovignese Budicin è uscita una produzione culturale edita dalla mia scuola – ha spiegato il professore – con l’apporto di più classi di studenti. ‘Antonio Budicin nemico del popolo. Un comunista vittima del comunismo’ è un memoriale esemplare, pubblicato nel 1995 a Trieste. Noi l’abbiamo scandagliato e arricchito – grazie al contributo degli esuli e alla presa diretta coi luoghi del confine orientale – con fotografie, documenti, interviste, schede, note a piè di pagina”.

Avete svolto una ricerca pure sul lager titino di Goli Otok? “In effetti abbiamo affrontato anche quel tema tanto nascosto – ha concluso il prof. Dell’Olio – con più video ispirati dai colloqui con Virgilio Giacomini, recluso in quel posto infernale”.

Chi è Antonio Budicin. Nato a Rovigno nel 1908, ritenuto numero tre del comunismo giovanile del Centro Interno d’Italia, fu attivamente impegnato nella propaganda antifascista. Era stato alla scuola di Mosca, la mecca del comunismo internazionale. In Italia, durante il regime fascista, venne arrestato e condannato più volte. Da confinato conobbe ed ebbe la stima dei maggiori antifascisti italiani, come Umberto Terracini e Sandro Pertini. Alla fine della guerra, in disaccordo con il comunismo nazionalista slavo, subì persecuzioni e sevizie anche dal regime di Tito, di cui conobbe la durezza delle carceri, tanta e tale da fargli rimpiangere le prigioni fasciste. Sfuggito miracolosamente a morte certa e giunto in Italia, fu misconosciuto dallo stesso Partito Comunista e, dopo qualche tempo di vita grama, emigrò a Buenos Aires dove visse umilmente fino alla morte che lo colse nel 1977. Solo nel 1974, da parte del P.C.I., gli giunse una tardiva lettera di “riparazione di un grave errore e di una profonda ingiustizia” che aveva subito.

Bibliografia

Antonio Budicin, Nemico del popolo. Un comunista vittima del comunismo (1.a ediz. Trieste, 1995), Firenze, Istituto Statale di Istruzione Superiore “Leonardo da Vinci”, Trieste, Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, 2010.

Fonte orale

Girolamo Dell’Olio, Napoli 1951, vive a Firenze, int. al telefono del giorno 8 ottobre 2021 a cura di Elio Varutti ed email del giorno 11 ottobre 2021, con la collaborazione di Claudio Ausilio.

Progetto e ricerca di Claudio Ausilio (ANVGD Arezzo). Intervista di Elio Varutti (ANVGD Udine). Networking a cura di Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Girolamo Dell’Olio, Claudio Ausilio, Guido Giacometti (ANVGD Toscana) professori Enrico Modotti e Stefano Meroi. Copertina: il professor Girolamo Dell’Olio con il sindaco Rosetta Rosselli in visita d’istruzione con vari elusi e studenti all’ex Campo profughi d Laterina, nel 2013.

Fotografie da collezione privata di Girolamo Dell’Olio, Firenze, di Anita Bicchielli e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine.  – orario: da lunedì a venerdì  ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.

Fonte: Varutti e Esuli giuliani, Udine. Storie di Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli e dintorni

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