Diadora una storia di amore per lo sport e per il mare

La società sportiva ha le sue origini a Zara in seguito si trasferisce al Lido di Venezia con il nome Circolo Canottieri Diadora. Proponiamo un articolo che racconta la storia della Società Canottieri Diadora, ad opera di Elisabetta Barich, pubblicato sul n.114 di Settembre/2021 del  periodico, “Il Dalmata” edizione digitale, che ringraziamo per la gentile concessione.

Una storia lunga 123 anni, quella della Società Canottieri “Diadora”, fondata a Zara nel lontano 1898 e rifondata nel 1962 al Lido di Venezia, con il nome di Circolo Canottieri “Diadora”, grazie all’amore per il mare e lo sport di amici veneziani e dalmati, questi ultimi giunti esuli nella città lagunare alla fine della Seconda guerra mondiale.

La mitica “Diadora” aveva visto la luce come società sportiva grazie ad alcuni appassionati come Desiderio Barich, Antonio de Hobert, Giovanni Paitoni, Oscar Randi, Antonio Smirich, ai quali presto si unirono Venceslao Stermich, Roberto Rossini e Vittorio Verban: e fu proprio grazie all’impegno di questi ultimi se la Diadora fu federata al “Reale Rowing Club Italiano”, all’epoca in cui Zara e la Dalmazia facevano ancora parte dell’Impero austroungarico, sottraendola faticosamente all’iscrizione alla Federazione di canottaggio austriaca.

È l’8 settembre 1907 quando a Trieste la “Diadora” conquista la sua prima vittoria: l’armo è composto da Stenta, Zanella, Cattalinich, Luxardo. Del 1910, ad Ancona, le vittorie in jole a quattro e in jole a otto; altre vittorie a Firenze, 1911; e nello stesso anno, a Como, senza peraltro mai ottenere alcun titolo come campione d’Italia, in quanto armo straniero. Si arriva così al 1918, anno della redenzione di Zara: e, finalmente, nel 1920 a Como, la “Diadora” conquista il suo primo titolo ufficiale di campione d’Italia! L’armo della jole a otto è composto da: Miller, Luxardo, Sofonio, Cattalinich, Cattalinich, Cattalinich, Toniatti, Toniatti.

Altro titolo di campione d’Italia l’anno successivo, ancora a Como; e nel 1922, a Napoli, i titoli di campione d’Italia saranno addirittura due, nella jole a otto e nell’outrigger a otto, sempre con il medesimo armo!

Nello stesso anno, visti i risultati, la “Diadora” ottiene la designazione a rappresentare l’Italia ai campionati europei che si disputano a Barcellona, piazzandosi seconda nella gara dell’otto outrigger; il titolo europeo lo conquisterà l’anno successivo, 1923, a Como, dopo aver ottenuto per la quinta volta quello di campione d’Italia. Una sequenza impressionante di vittorie che le guadagna la designazione a rappresentare l’Italia anche alle Olimpiadi di Parigi del 1924, quando conquisterà la medaglia di bronzo.

Tra il 1924 e il 1940, nonostante alcuni buoni risultati in campo nazionale e locale, la “Diadora” non riesce più a ricostituire un armo paragonabile a quello delle sue prime Zara, anni trenta, Zara, anni Trenta. Al centro, in basso, si distingue il viso di Roberto Concina, padre del nostro nuovo Sindaco La mularia di Zara si ritrova alla rinata Diadora al Lido di Venezia Paolo Filippini vittorie; in seguito la guerra segnerà la distruzione della città e del suo tessuto sociale: con la popolazione se ne va anche, per sempre, la mitica Società Canottieri “Diadora”, che non tornerà più…

Arriviamo così agli anni della rifondazione, al Lido di Venezia, dove tanti esuli zaratini e dalmati hanno trovato asilo: tra loro, anche Giovanni Fiorentù, presidente già dal 1932 della gloriosa Società, di cui non vede purtroppo la rinascita.

Il 30 marzo 1962 viene convocata al Lido la prima Assemblea che sancisce, con l’elezione del primo consiglio direttivo (di cui fa parte anche l’indimenticato Ulisse Donati) la rinascita del Circolo Canottieri “Diadora”, in continuità con la gloriosa Società di Zara.

Collante fondamentale, la straordinaria comune passione per lo sport di alcuni canottieri veneziani (un nome fra tutti, Bruno Costantini) e altri canottieri zaratini, tra cui il campione olimpionico Luigi Miller. Degli anni Sessanta è la partecipazione ai principali campionati zonali, interregionali e nazionali, grazie all’impegno di Antonio Testa, Armando Sambo e Igildo Carlo Bertossi, insostituibili allenatori i primi due e direttore di cantiere nonché super timoniere il terzo.

Nel 1967 a Venezia, in occasione della Regata Studentesca Trofeo “Città di Venezia”, riservata agli studenti delle scuole medie superiori, le società di canottaggio cittadine assumono l’impegno di addestrare e allenare gli equipaggi formati dagli alunni dei vari istituti.

È così che la “Diadora” cura la preparazione dell’Istituto “Paolo Sarpi” e del liceo classico “Pietro Orseolo”: dei due, il primo vince il Trofeo, e l’altro si classifica terzo; grazie a questi ottimi risultati, il circolo “Diadora” riceve in premio una splendida jole a quattro!

Gli anni Settanta vedono il rientro del socio rifondatore Bruno Costantini come allenatore del settore senior, affiancato da Paolo Filippini che, smessa la maglia di atleta, veste quella di allenatore del settore junior: all’impegno di entrambi va ascritto il merito del raggiungimento di nuovi, significativi risultati nelle diverse categorie di competizione.

Emblematiche le due vittorie, rispettivamente del 1971 e del 1972, nella tradizionale gara per jole a otto che si svolge in concomitanza con la festa del Redentore; i successi conseguiti contribuiscono al raggiungimento del massimo numero di iscritti nella storia della società, quando verso la metà degli anni Settanta l’intera responsabilità del canottaggio passa nelle mani di Paolo Filippini, fondamentale artefice della preparazione e dei conseguenti successi di diverse squadre, anche a livello agonistico.

Negli anni Ottanta e Novanta la “Diadora” si conferma ancora, con la conquista di numerose importanti vittorie, come società di grande livello e contribuisce a diffondere, anche al di fuori di Venezia e del Veneto, l’antica tradizione della voga alla veneta.

Elisabetta Barich – 14/10/2021
Fonte: ResegoneOnline

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.