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Deportati, liste già pronte nel ’43 (Messaggero Veneto 04 dic)

Ricercatore di Lubiana afferma: furono preparate da comunisti italiani e jugoslavi La tragedia a guerra finita è stata al centro di un convegno svoltosi a Venezia

Storici italiani e sloveni si sono ritrovati a Venezia per il convegno "1943-1956-Dalle foibe .all'esodo-Il perché del silenzio dei vivi", organizzato dal Centro studi e ricerche storiche Silentes Loquimur di Pordenone e moderato dal giornalista del Tg5, Daniele Moro.

Era presente anche il presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Eduard Ballaman. Il confronto che si è sviluppato ha avuto come base di partenza il volume dello storico Marco Pirina, il cui titolo ha dato il nome al convegno. Fra le altre ha destato scalpore la tesi, in particolare, del ricercatore di Lubiana, Matej Leskovar, traduttore, peraltro, dei libri di Oriana Fallaci. Secondo Leskovar, la tragedia delle foibe non può essere considerata una
resa dei conti tra Sloveni e Italiani ma dovrebbe essere inserito nella volontà di espansione del comunismo e per questo motivo ci furono anche vittime slovene. Leskovar ha evidenziato che «già nel 1943 esistevano liste di vittime potenziali a Lubiana e a Trieste, queste ultime elaborate insieme da comunisti italiani e sloveni».

Proprio recentemente il libro di Pirina aveva sollevato notevole clamore a Gorizia, in quanto riporta il fatto che alcuni deportati nell'ex Jugoslavia sarebbero stati ancora vivi numerosi anni dopo il loro sequestro e fra loro anche alcuni goriziani.

Affermazione che ha nuovamente riproposto il problema dell'apertura di tutti gli archivi riguardanti l'ancora oscuro periodo del dopoguerra, con le centinaia di cittadini goriziani prelevati dalle loro abitazioni e deportati. A dire il vero, qualche anno fa, all'epoca dell'amministrazione Brancati, un elenco di nomi fu reso pubblico e in Prefettura si decise si aprire un ufficio (in funzione ancora oggi) a disposizione di quanti volessero chiedere informazioni.Ma torniano ai deportati rinchiusi nelle carceri dell'ex Jugoslavia a guerra finita: di loro, tranne quelli che riuscirono in qualche modo a fuggire, i familiari non seppero più nulla e per decenni hanno chiesto non vendetta e, in fondo, neppure giustizia, ma semplicemente di sapere dove sono sepolti i loro congiunti, Una richiesta che, dopo tante promesse, non è ancora stata esaudita. (p.a.)

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