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de Mistura: la cultura, un principio che rimane (Voce del Popolo 09gen13)

Lo scorso 19 novembre il sottosegretario Staffan De Mistura è stato in visita alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia. Una visita importante che avveniva proprio nei giorni in cui il Parlamento di Roma discuteva la Legge di Stabilità per il 2013. Un dibattito seguito con particolare interesse dai connazionali. In alcuni momenti, infatti, non sono mancati i timori circa la possibilità di mantenere in essere i finanziamenti che il governo italiano assicura alle attività e alla progettualità della CNI.

 

Ma proprio De Mistura in quell’occasione rassicurò circa la rescrizione dei fondi a Bilancio. “È stato difficile, ma necessario. È stato un bel lavoro di squadra. Il ministro Terzi ha fatto veramente uno sforzo, la sottosegretario Dassù ha fatto uno sforzo, è lei che è nel campo di competenza”, disse. “Io personalmente mi sono adoperato, ma soprattutto abbiamo visto un forte collaborazione di tutti al Parlamento. Il Mae ad un certo punto si è sacrificato seriamente e ha prodotto quello che era necessario. Gli italiani in Slovenia e in Croazia non debbono, non possono essere abbandonati”. Poi, proseguendo il ragionamento, De Mistura aggiunse: “Ci si è riusciti perché è scarosantamente giusto e continueremo a farlo. Ed è stato anche qualcosa che ha dimostrato che anche quando le cose sono difficili i principi valgono”.

 

Principi e orgoglio delle origini. Perché è da lì che nasce tutto, si sviluppa e crea nuovo valore. De Mistura lo ha raccontato, nel corso dell’inaugurazione di Palazzo Bembo – sede della Comunità degli Italiani di Valle, condividendo con i connazionali un ricordo personale. “Mio padre era di Sebenico, la mia famiglia quindi è dalmata. Il destino mi ha portato a lavorare per le Nazioni Unite come inviato speciale e ad un certo punto mi fu assegnata una missione: intervenire per l’Unicef, e quindi per l’Onu, durante l’assedio di Dubrovnik che noi chiamiamo e di cui ci ricordiamo come Ragusa. Fu un assedio duro, lungo 47 giorni in cui non c’erano né l’acqua né la luce. Ci fu un assalto terribile e i cecchini erano da tutte le parti. Alla fine rimasi l’unico, l’ultimo straniero in quella città. Ricordo che le donne di Dubrovnik-Ragusa furono eroiche… Noi, assieme alle forze francesi, con la nave, la San Marco evacuammo più di 2.000 cittadini, donne e bambini. Riuscimmo a rompere l’assedio per molti giorni, ci riuscimmo fino a quando coloro i quali assediavano decisero di bloccare le nave con dei barili che sembravano delle bombe. Quel giorno, era l’8 dicembre, ci fu un bombardamento terribile, cominciò alle 5 del mattino e finì alle 6 del pomeriggio. La chiesa di San Francesco, lo Stradun, Onofrio della Cava… tutto fu colpito. Il bombardamento durò tutta la giornata. Io mi misi in contatto con la Rai, con l’Ansa, con la Bbc descrivendo il bombardamento. Non c’erano altri stranieri in città. Alla fine il bombardamento cessò perché intervenne la comunità internazionale. Fu il finimondo. Ma il giorno dopo la gente di Dubrovnik-Ragusa cosa fece? Un concerto di Mozart e di musica veneta. La città era ancora fumante. Chi fece il concerto? Chi era sopravvisuto a quel terribile bombardamento. C’erano ancora incendi nelle strade, ma la musica si diffondeva. Il messaggio a chi era sulla collina e continuava a pensare di poter vincere con i cecchini e i bombardamenti era: ‘Potete bombardare quello che volete, ma la nostra cultura mai’. Ed era una cultura mista, e allora pensai, con fierezza, che anch’io, dalmata istriano, avevo rischiato la vita assieme ai fratelli e alle sorelle croate per un principio che vale anche per noi italiani e che rimarrà sempre”.

 

Christiana Babić

“la Voce del Popolo” 9 gennaio 2013

 

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