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Dalle polizze ai megacentri il business dei vescovi croati (Il Piccolo 30 mar)

La Chiesa croata è diventata il principale investitore immobiliare del Paese ex jugoslavo. Il suo ultimo “affare” consiste nell’acquisto di un centro commerciale sito nel centro della capitale croata e che sarà trasformato in contenitore di sale museali e sede di altre istituzioni culturali. Evidentemente, contrariamente a quanto accade alla gente comune, la Chiesa croata dispone di molti capitali. Ricordiamo che l’acquisto del centro commerciale segue di poco la realizzazione del faraonico e costosissimo (diversi milioni di euro) arcivescovado, sul quale sono piovute molteplici critiche vista la catastrofica situazione socio-economica in cui versa la Croazia.

 

Il centro commerciale in questione è quello denominato “Cascade” sito nel centro di Zagabria e nelle cui vicinanze si trova un altro centro commerciale denominato “Kaptol” che gode di ottima salute mentre il “Cascade” è in crisi e dove l’unico settore remunerativo è costituito dal parcheggio. Ma la vena affaristica della Chiesa non si esaurisce qui. Nel rione di Trnje, sempre a Zagabria, i banchieri di Dio hanno investito nella realizzazione di un complesso affaristico-residenziale che si estenderà su circa 10mila metri quadrati e che prevede, tra l’altro, la costruzione di un grattacielo per uffici alto venticinque piani. In precedenza sempre la Chiesa croata ha acquistato i terreni, pari a 25mila metri quadrati, della caserma dismessa di ‹rnomerec (periferia di Zagabria) sul quale ha intenzione di edificare un’università cattolica. Grandi polemiche, invece, ha suscitato la donazione fatta dal Comune di Zagabria (sindaco Milan Bandi„) sempre alla Chiesa di un terreno di mille metri quadrati per la costruzione di un seminario. Ma, ottenuta la proprietà, i finanzieri vescovili hanno ben pensato di vendere il terreno in questione su cui ora sorge un nuovissimo complesso residenziale.

 

E la Chiesa croata si appresta a ottenere ulteriori proprietà immobiliari (edifici e terreni) nell’ambito della restituzione delle proprietà nazionalizzate dal regime titino. Il governo sta ritardando il processo e ora sta pensando di inserire nell’ambito dell’accordo una cosiddetta “clausola sociale”, ovvero la Chiesa deve impegnarsi a destinare parte del suo patrimonio al bene pubblico con l’apertura di asili, case di riposo per anziani e simili. La Chiesa croata ha, da parte sua, fatto una controproposta al governo. Essa sarebbe pronta, in cambio della restituzione di parte degli immobili, a entrare nell’azionariato della più grande società di assicurazioni del Paese, la Croatia Osiguranje. Un affare quantificato in più di cento milioni di euro. Per gli affamati e i bisognosi non resta che continuare a pregare e sperare in un miracolo. Direttamente dal cielo però, perché in terra, almeno la curia di Zagabria, non è disposta a fare sconti.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 30 marzo 2012

 

 

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