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Dal Giorno del Ricordo un pungolo (Voce del Popolo 14 feb)

Il Giorno del Ricordo è ormai una realtà consolidata che nel caso della Dalmazia ha permesso di far riaffiorare la particolarità della sua storia, contrassegnata da un esodo della popolazione di lingua italiana che ha radici più lontane nel tempo rispetto a quello vissuto dalle genti dell'Alto Adriatico. Proprio per questo le esperienze dalmate sono uno spaccato esemplare di quanto avvenuto in seguito e di quanto, potremmo dire, sta avvenendo ancora più a settentrione. La conservazione del lascito culturale tra le file della diaspora e le vie per mantenere una presenza linguistica sul territorio d'insediamento storico via via che i rapporti numerici fra le etnie si fanno più sfavorevoli agli italiani, sono due elementi di fondo che hanno caratterizzato la realtà dalmata e con i quali tutta la componente italiana dell'Adriatico orientale deve ora faree i conti.

Nel caso della diaspora la sfida che si pone è quella di mantenere vivi degli elementi di identità culturale originaria e di trasmetterli alle nuove generazioni. Finora gli esuli riusciti a conservare intatto lo spirito di aggregazione fra i componenti delle varie comunità in contesti culturali, sociali ed economici molto diversi tra loro, dall'Italia ai Paesi latino-americani a quelli anglofoni. Che succede con le nuove generazioni? Continuano a sentire il legame con la cultura e la lingua dei genitori o dei nonni? Non è un'impresa agevole conservare questi valori in contesti sfavorevoli. L'esperienza storica insegna, però, che tra le file della diaspora, dopo l'integrazione spesso faticosa, nelle nuove società d'insediamento, vi sia un rinnovato interesse nella riscoperta delle "radici" familiari e quindi della cultura, delle tradizioni, della terra d’origine. Le nuove generazioni desiderano conoscere l’ambiente, la terra, i valori di una civiltà, ma soprattutto vogliono venire ad esplorare personalmente questo mondo. Ecco che diventa fondamentale avviare iniziative che riescano a coinvolgerli non solo come discendenti delle genti di casa nostra, o come turisti occasionali, ma anche in quanto spesso professionisti, anche affermati, o studenti e studiosi in vari campi. La grande maggioranza delle famiglie all’estero è riuscita a far diplomare o laureare i propri figli e nipoti, che rappresentano oggi una risorsa per il Paese di residenza, ma anche per la terra di provenienza, sempreché si riesca a valorizzare tale presenza nel mondo.

Il grande interesse che suscitano ancor oggi i raduni annuali del dalmati è una dimostrazione eloquente che l'impegno e la tenacia alla lunga pagano. Per i rimasti la presenza di una diaspora vitale nel mondo non può che essere un elemento di forza che da un lato sta a testimoniare quanto fosse diffusa la presenza linguistica antica sul territorio d'insediamento storico e dall'altro incoraggia a perseverare a tenere in vita l'identità tradizionale anche laddove ci si ritrovi, in un certo qual senso, nei panni di esuli in casa propria. Perché anche senza muoversi da casa, il contesto è mutato a volte in maniera talmente radicale da rendere quasi degli sradicati quanti sono rimasti radicati nella propria terra.

Dario Saftich

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