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Cultura, verso la sfida Trieste-Venezia – 08mag13

Le città di mare hanno temperamenti volubili come i loro abitanti. L’ha dimostrato ieri Venezia: dopo aver proclamato ai quattro venti l’intenzione di rinunciare alla candidatura a Capitale europea della Cultura per il 2019 («abbiamo già troppi turisti»), la Serenissima ha cambiato idea. La candidatura si farà.

Trieste, che per qualche settimana aveva accarezzato l’idea di proporsi come sostituta, rischia di restare con il cerino in mano. Il capoluogo giuliano è al bivio: ritirarsi o andare avanti? E se si va avanti, bisogna tornare sotto l’ombrello di Venezia o sfidarla e proseguire da soli? Nulla è ancora deciso, ma una prima risposta la dà l’assessore alla Cultura Franco Miracco: «Dobbiamo decidere: sì o no. In ogni caso il sì non significa accodarsi a Venezia».

Il responso della riunione del Comitato dei fondatori della candidatura, svoltasi ieri a Venezia, è chiaro: «Con rinnovato impegno Venezia conferma la sua disponibilità a proseguire nel progetto di candidatura a Capitale europea della cultura 2019 assieme ad Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia».

Soltanto un mese fa, il primo aprile, il sindaco veneziano Giorgio Orsoni aveva dichiarato al Corriere: «La candidatura di Venezia a Capitale europea della Cultura 2019 non porta nulla. Non porta soldi e porta turisti dei quali la città non ha bisogno». Posizione mai smentita fino a ieri, quando Venezia si è dichiarata disponibile a farsi promotrice del progetto.

Un rovesciamento di posizioni che manda in visibilio gli altri promotori: «È stato importante confrontarsi per ribadire la validità del progetto – commenta il vicepresidente della Provincia di Venezia Christian Tommasini – e l’incontro ci ha dato modo di chiarire alcuni aspetti del bando e di confermare che il progetto di candidatura è importante al di là del risultato. Ci permette di investire nel binomio cultura-economia e di far crescere il territorio».

La notizia è piombata a Trieste come un fulmine a ciel sereno, provocando non poco sconcerto. Reduce da una riunione “d’emergenza” convocata in proposito, l’assessore Miracco non rifiuta qualche commento: «Sono molto sorpreso e perplesso – afferma -. Fino a due giorni fa sui giornali veneziani c’erano interventi dei vertici del Pd locale (al governo in città, ndr) che ribadivano la rinuncia alla candidatura. Lo stesso sindaco aveva detto chiaramente che Venezia non ne ha bisogno». Troppo presto, dice Miracco, per annunciare una presa di posizione ufficiale: «Si è discusso dei pro e dei contro – spiega -. Ora si tratta di avere un giorno o due di pazienza, dopo di che faremo la nostra scelta». Il ritorno in campo della Serenissima pone qualche problema di collocamento a Trieste. Come sottolineato dal Comitato promotore, infatti, almeno in linea teorica il Friuli Venezia Giulia fa parte della candidatura che propone “Venezia e il Nordest” come Capitale europea della Cultura: ma «in buona sostanza Trieste non aveva mai fatto parte di quel contesto, decisamente troppo vasto – dice Miracco -. Credo che la Regione abbia partecipato a qualche incontro ma in maniera quantomeno defilata, per usare un termine leggero». Si trattava inoltre, e per davvero, di un’altra Regione, visto che nel frattempo la giunta Tondo ha ceduto il posto all’esecutivo a guida Serracchiani.

Ora sta al Comune di Trieste scegliere se vestire i panni del Davide per tentare la sfida al Golia veneziano o se rinunciare alla propria candidatura. Pare certo però che a questo punto la città non intenda intrupparsi nella serenissima cordata: «Sia se partecipasse sia se non partecipasse Trieste non rientrerebbe nella galassia veneziana – conclude Miracco -. E in ogni caso partecipare non significa accodarsi a Venezia».

Giovanni Tomasin
“Il Piccolo” 7 maggio 2013

 

 

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