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Croazia-Vaticano caso diplomatico sui Benedettini (Ansa 02 ago)

(ANSA) – CITTA’ DEL VATICANO, 2 AGO – La questione del
risarcimento a un monastero benedettino nel Padovano per i suoi
beni confiscati in Croazia dopo la seconda guerra mondiale ha
fatto scoppiare un caso diplomatico fra la Repubblica
ex-jugoslava e il Vaticano. Dopo che il Papa ha di fatto
commissariato la diocesi di Parenzo e Pola solo per il tempo
della firma sull’accordo per risarcire i benedettini – rifiutata
dal vescovo locale Ivan Milovan – un moto di ribellione si e’
sollevato dalla Chiesa croata, mentre le autorita’ statali hanno
gridato alla violazione del Trattato di Osimo. Ma oggi la Santa
Sede ha risposto, altrettanto duramente, che la questione e’
tutta interna alla Chiesa, senza nessuna ”volonta’ di
danneggiare” il Paese, e che essa non dev’essere quindi
”strumentalizzata” a fini ”politici e demagogici”.
   La polemica in Croazia e’ divampata dopo che Benedetto XVI ha
sospeso temporaneamente, pare il tempo di un minuto, il vescovo
Ivan Milovan, incaricando un vescovo da Roma, il vice-camerlengo
Santos Abril y Castello’ di firmare al suo posto l’intesa per
l’indennizzo ai benedettini, che prevede il pagamento di sei
milioni di euro e la restituzione dei beni. Fin dal 2002 i
benedettini di Praglia, in provincia di Padova, hanno fatto
domanda allo Stato croato per essere risarciti dei loro averi a
Dajla, in Istria, dove nel 18/o secolo avevano fondato un
piccolo monastero. Nel 1948, dopo che l’Istria passo’ alla
Jugoslavia comunista di Tito, la proprieta’ fu confiscata dallo
Stato, mentre con la nascita della Croazia e con le leggi sulla
restituzione dei beni confiscati, la parrocchia di Dajla ottenne
la restituzione dell’immobile. La domanda dei benedettini fu
invece respinta, anche perche’ un indennizzo di 1,7 miliardi di
lire era stato gia’ disposto dallo Stato italiano in base al
Trattato di Osimo del 1975 tra Roma e Belgrado.
   Tra l’altro, nel frattempo la diocesi di Parenzo e Pola ha
venduto l’annesso terreno di circa 400 ettari vista mare
(proprieta’ donata dal nobile italiano Francesco Grisoni), dove
secondo i progetti dovrebbe nascere un campo di golf e un resort
turistico. Nel 2006 i benedettini italiani hanno fatto ricorso
ai tribunali, chiedendo 30 milioni di euro, e per evitare un
lungo contenzioso giudiziario nel 2008  ha costituito una
Commissione (con i cardinali Attilio Nicora, Josip Bozanic,
arcivescovo di Zagabria, e Urbano Navarrete, poi deceduto) che
ha deciso a favore del monastero, formulando un accordo per il
pagamento di sei milioni di euro e la restituzione dei beni.
   Il vescovo Ivan Milovan, pero’, nei mesi scorsi si e’
rifiutato di firmarlo: da qui il commissariamento ”ad actum”
ordinato dal Papa il 6 luglio scorso. La decisione ha provocato
in Croazia un vero moto di proteste. La premier Jadranka Kosor
ha annunciato che usera’ tutti i mezzi diplomatici per aiutare
il vescovo ‘ribelle’, sostenendo di capire che mons. Milovan
”senta lesa la propria dignita”’. La premier ha detto che
scrivera’ sia a Benedetto XVI che al segretario di Stato
Tarcisio Bertone e ha richiamato in tutta fretta dalla vacanze
l’ambasciatore presso la Santa Sede, Filip Vucjak. Per i
giuristi croati la decisione della Commissione cardinalizia lede
il Trattato di Osimo poiche’ i benedettini italiani sono stati
gia’ risarciti e non si puo’ farlo due volte. ”Nessun atto
giuridico o legale puo’ violare gli accordi di Osimo”, ha
avvertito il presidente della Croazia Ivo Josipovic, invitando
la magistratura a intervenire. Sulla stessa linea l’ex
presidente Stipe Mesic.
   Nella Chiesa croata, quasi tutta in appoggio al vescovo
disobbediente (Bozanic invece da giorni non si fa sentire), c’e’
chi dice che ”il Papa non e’ stato informato bene”.
   Oggi comunque la Santa Sede ha risposto con una nota
ufficiale della sala stampa in cui la controversia viene
definita una questione ”di natura propriamente ecclesiastica”.
”Dispiace, pertanto – viene sottolineato -, che sia stata
strumentalizzata a fini che cercano di presentarla in chiave
politica e demagogica, come se intendesse danneggiare la
Croazia. Invece, la decisione della Santa Sede mira
esclusivamente a ristabilire la giustizia dentro la Chiesa,
peraltro con un risarcimento solo parziale”.
   Resta il fatto che, dopo l’Irlanda per lo scandalo pedofilia,
un nuovo fronte si e’ aperto per il Vaticano anche con un altro
Paese di tradizione cattolica, la Croazia, peraltro meta solo
due mesi fa della visita di Benedetto XVI. (ANSA).

(courtesy Eufemia Budicin)

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