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Croazia quasi in UE ma italiani ancora discriminati (Voce d’Italia 19 dic)

Pola – Mentre la Croazia inizia a sentire sempre più vicino il profumo di Unione europea, non accennano a spegnersi gli antichi rancori che, nella repubblica di cui era originario il duce iugoslavo Josif Tito, continuano a dividere la maggioranza croata dalla minoranza italiana in Istria.
Sino al termine della seconda guerra mondiale le due etnie convivevano sotto la sovranità del Regno d’Italia in maniera più o meno pacifica, poi la storia ci è nota: arrivarono le milizie partigiane comuniste di Tito e per gli italiani, comunisti compresi, furono solamente foibe ed esilio. Più di trecentomila persone furono costrette a lasciare la regione natia per chiedere asilo alla loro Nazione, l’Italia, che ancora stava leccandosi le gravi ferite belliche. Ad est di Trieste calò la cortina di ferro ed il problema degli italiani rimasti in Istria, in nome della Realpolitik, venne accantonato dai governi di Roma.
Caduto il Muro di Berlino, resasi indipendente la Croazia dalla Serbia, con la quale sanguinosamente guerreggiò nei primi anni novanta, il nuovo governo di Zagabria assunse, sotto la guida di Franjo Tudjiman, una connotazione ferocemente nazionalista ed antiitaliana. Molti politici dell’Hdz, il partito nazionalista al potere, addirittura vedevano nei governi di Roma un accozzaglia di fiancheggiatori delle idee imperialiste serbe e così il disprezzo verso i nostri connazionali rimasti “ di là” aumentò a dismisura.
 
In Istria nel 1993 Tudjiman provvide a punire l’antico storico capoluogo della contea, e cioè Pola, considerandola città troppo italiana e perciò infida, trasferendo il capoluogo regionale nel tranquillo paesotto dell’Istria centrale Pisino, cittadina abitata quasi completamente da gente di ceppo slavo, sita sull’orlo della grande foiba nella quale quarantasei anni prima trovarono la morte centinaia di italiani.
Oggi, mentre i partiti croati stanno affinando le proprie armi in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, Pola rivendica quel ruolo di guida dell’Istria che sempre ha avuto. Il suo giovane Sindaco Boris Miletic, astro nascente della politica croata, militante nella Dieta Democratica Istriana, il partito in cui si riconosce la stragrande maggioranza della popolazione di origine italiana, ha promesso di fare di tutto, iniziando dalla presentazione di uno specifico disegno di legge al Parlamento di Zagabria di cui è membro, affinché la verità storica venga ristabilita.

“ L’Istria deve diventare un laboratorio europeo di pacifica convivenza tra etnie diverse e non più una palestra in cui sfogare i peggiori istinti nazionalisti slavi. La Croazia attualmente, a causa del suo revanscismo, ha problemi non solo con gli italiani d’Istria e Dalmazia ma anche con gli ungheresi di Varadino. Solamente se sapremo imparare a convivere assieme potremo dirci veramente europei” ha detto.
Di contro il giovane vic sindaco di Pisino Renato Krulcic, il quale pure ha sangue italiano nelle vene, si è opposto ai desideri polani asserendo che, siccome ormai tanti uffici regionali hanno sede nella sua città, conviene il mantenimento dello status quo. Il presidente uscente della Regione istriana Ivan Nino Jakovic getta acqua sul fuoco temendo una lotta trasversale nei partiti proprio alla vigilia dell’importante appuntamento elettorale, mentre il suo giovane sfidante Plinio Cuccurin, dipinto come un innovatore, sembra essere più possibilista in ordine al cambio di capoluogo.

La sfida che l’Istria multietnica lancia ad una Croazia che si accinge a divenire la ventottesima stella dell’Unione europea consiste però in una sorta di esame di maturità per l’intero paese e forse anche per tutta la cosiddetta “ nuova Europa” costellata qua e là, a partire dalla maggiore regione multietnica della confederazione europea cioè la Trnsilvania, da regioni allogene.
Solamente se tali regioni si sapranno trasformare, con l’aiuto dei governi nazionali alla cui sovranità sono sottoposte, in laboratori di pacifica convivenza e rispetto dei diritti delle minoranze, l’idea d’Europa, potremo dire, avrà compiuto un significativo balzo in avanti.

Sergio Bagnoli

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