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Croazia, no al doppio voto per le minoranze (lindro.it 16 nov)

In Croazia le minoranze nazionali sono ben radicate, e non solo quella italiana, ma anche quella serba, slovena, bosniaca e ungherese. Minori forse, ma comunque presenti quella macedone e albanese. La costituzione croata, e di conseguenza la legge elettorale, prevede che ci sia una circoscrizione (non geografica) dedicata alle minoranze etniche. Un elettore della minoranza, ad esempio italiana, decide se votare nella circoscrizione geografica di appartenenza, o se in alternativa, votare per la ‘circoscrizione minoranze’, e scegliere il proprio rappresentante connazionale da far salire al Parlamento, il Sabor croato.

A luglio di quest’anno la Corte costituzionale aveva abrogato quell’articolo della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, modificato l’anno scorso, che prevedeva una norma in base alla quale all’etnia serba siano in anticipo garantiti dei seggi in Parlamento. Le minoranze chiedono ormai da tempo la possibilità di esprimere sia una preferenza nell’ambito del sistema elettorale generale, che nella circoscrizione elettorale speciale, riservata all’elezione dei rappresentanti etnici.

Quello che i giudici hanno definito “costituzionalmente inaccettabile” è che a una minoranza etnica che rappresenta più dell’1,5% della popolazione (e quindi anche quella serba) siano garantiti almeno tre seggi al Sabor. La Corte ritiene che da un punto di vista giuridico-costituzionale non sia in dubbio l’istituzione del cosiddetto ’doppio voto’, ma questa modalità non è applicabile alle prossime elezioni del 4 dicembre.

Il massimo tribunale croato si è espresso in seguito alle denunce presentate dal Forum democratico serbo, dall’HHO (tradotto come Comitato di Helsinki – Croazia). L’unico candidato per ora, per quanto riguarda la minoranza italiana, è l’on. Furio Radin, che ricopre anche il ruolo di Presidente dell’Unione Italiana, organo con sede a Fiume, che gestisce tutte le istituzioni della forte Comunità Nazionale Italiana in Istria (sia sul territorio croato che sloveno), come scuole con lingua di insegnamento italiana, ben 52 Comunità degli Italiani (associazioni culturali be radicate sul territorio), circoli, un centro di ricerche storiche, una casa editrice (l’EDIT) e altri soggetti.

Siamo amareggiati, ma anche arrabbiati per una sentenza di questo tipo – ha dichiarato Radin – che ci attendevamo, però non in maniera così poco costituzionale”. Il deputato non ha nascosto la sua delusione per il verdetto e sempre a luglio aveva incontrato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale nel suo intervento al Parlamento di Zagabria aveva ricordato l’alta valenza del doppio voto per le etnie.

Non soltanto viene cambiata la Legge elettorale a quattro mesi dalle elezioni – aveva dichiarato Radin al quotidiano della minoranza, La Voce del Popolo – il che è contrario alla buona prassi da sempre in Croazia, ma lo si fa anche facendo andare il Paese all’appuntamento con le urne con due leggi appiccicate fra loro. Da un lato la legge vecchia per le minoranze, dall’altro la legge nuova per i cittadini croati residenti all’estero. Il fatto che vengano incollate insieme queste due normative la dice lunga sulla qualità di questa Corte costituzionale. Noi, al di là del fatto che siamo stupefatti da una simile prassi, siamo decisi a fare alcuni passi. Il gruppo parlamentare delle minoranze informerà innanzitutto di questo scandalo i maggiori Paesi dell’Unione europea ed anche i più importanti Paesi extraeuropei. Stiamo inoltre vagliando la possibilità di fare causa a Strasburgo, alla Corte europea per i diritti dell’uomo. In ogni caso informeremo la corte di questa decisione, ma penso che ci siano pure gli estremi per fare causa. Comunque già all’inizio del prossimo mandato presenteremo una proposta di legge costituzionale sulla Corte costituzionale, che punta a impedire che persone con un passato politico possano diventare giudici costituzionali. E di queste persone la Corte è piena, dalla presidente in giù. Per quanto riguarda la nostra gente, la comunità nazionale italiana, molto probabilmente si andrà alle urne alle prossime elezioni con la vecchia legge perché non ci sarà tempo sufficiente per cambiare la normativa”.

Così è andata: infatti il 4 dicembre un cittadino minoritario sceglierà di votare o per il seggio specifico della minoranza, o di votare come un qualsiasi cittadino maggioritario.

 

(fonte www.lindro.it 16 novembre 2011)

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