Con l’ingresso nell’Unione europea il prossimo primo luglio la Croazia rischia di perdere il diritto di vendere sotto i loro nomi tradizionali due vini, il proshek e il terrano, contestati, il primo dall’Italia e l’altro dalla Slovenia.
“Il governo di Zagabria sta facendo tutto il possibile per proteggere a livello europeo i produttori di questi due vini”, ha detto ieri sera ai cronisti croati a Bruxelles il ministro delle Politiche agricole, Tihomir Jakovina. I due casi sono diversi e per ora più complicata sembra essere la sorte del terrano, un vino rosso secco e acidulo, tipico dell’Istria, del Carso sloveno e della zona di Trieste e di Gorizia. L’uso del nome da parte dei viticoltori croati viene contestato dai produttori in Slovenia, dove il vino è protetto con il marchio di origine controllata, nonostante in nessuno dei tre Paesi vi sia una regione dal medesimo nome.
“In questo momento stiamo valutando varie soluzioni – ha spiegato il ministro Jakovina – da un possibile accordo con l’Italia e la Slovenia, fino a una mediazione della Commissione europea”. Tra le idee proposte c’è quella che il vino proveniente dall’Istria si chiami “terrano istriano”. “Se entro luglio non si troverà una soluzione, la Croazia è pronta anche per una battaglia legale”, ha aggiunto.
Riguardo al proshek la situazione per ora sembra, secondo Jakovina, “molto più chiara”. Si tratta di due vini, il proshek croato e il prosecco italiano, completamente diversi, ma il problema deriva dalla somiglianza dei due nomi. L’Italia ha protetto il suo prosecco, e i consumatori potrebbero essere tratti in inganno o confusi da questa rassomiglianza, fatto proibito dalle normative europee.
(fonte ANSAMED 15 maggio 2013)