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Crisi: i fiumani fanno shopping all’estero (Il Piccolo 09 ott)

FIUME La miseria bussa alle porte dei cittadini croati ed essi rispondono recandosi a fare la spesa all’estero. La prova provata del calo del tenore di vita in Croazia (dunque anche in Istria e nel Quarnero) è rappresentata dalle code ai valichi, con migliaia di persone che specie nei week-end fanno dello shopping Oltreconfine la scappatoia per affrontare gli alti, ormai insopportabili, costi della vita. Il paniere della spesa a Fiume e nella regione quarnerina – stando ai calcoli effettuati dai sindacati e riguardanti una famiglia di quattro persone – è ammontato in settembre a 6.875 kune (947 euro).

Se si tiene conto che lo stipendio medio nella contea fiumana è di 5.308 kune (731 euro), risulta che un salario riesce a coprire non più del 77,2% del fabbisogno minimo del nucleo famigliare composto da quattro membri. «Ecco allora che i quarnerini sono costretti nuovamente a prendere passaporti e carte d’identità andando in Italia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Ungheria e Austria per risparmiare qualche centinaio di euro – ha dichiarato ai giornalisti dalla presidente della sezione regionale dei Sindacati autonomi Jadranka Tomasic –: era dal 2000 che non assistevamo a un così massiccio ricorso allo shopping in terra straniera per parare il colpo del carovita».

La Tomasic, nell’illustrare i dati sull’erosione dello standard di vita nel Paese, ha ricordato come il paniere rappresenti il minimo dei costi per affrontare la quotidianità. Infatti, se la famiglia è in subaffitto, il citato salario permette di assorbire non più del 61% delle spese mentre il mantenimento di un’auto contribuisce in media a lievitare il cesto per ulteriori 880 kune mensili, circa 121 euro. «Voglio fare notare – ha aggiunto Tomasic – che in agosto le famiglie fiumane e del Quarnero hanno avuto una riduzione delle spese pari al 9% mentre nei punti vendita si è assistito a un calo del volume d’affari del 17% nei confronti dell’agosto 2008».

Non è tutto, purtroppo. I dati di agosto dell’Ufficio collocamento regionale parlano di 13.446 disoccupati (la regione conta circa 300 mila abitanti), cifra superiore di ben il 19,1% se rapportata a quanto era stato registrato un anno fa. «Le offerte di lavoro nel Quarnero sono sempre più scarse e denunciano una diminuzione su base annua di addirittura il 36%». La nota dirigente sindacale ha messo il dito su un’altra piaga, quella riguardante la tassa anti-crisi, che grava su stipendi, pensioni e redditi d’altro genere, superiori alle 3 mila kune, circa 413 euro.

«Finora il balzello ha consentito alle casse statali d’incamerare sui 380 milioni di kune (52,4 milioni di euro) – ha precisato la Tomasic –: si badi bene però che l’imposta anti-crisi è destinata ad avere effetti positivi solo in tempi brevi, ma a lungo andare produrrà conseguenze anche drammatiche, facendo crollare i consumi. Fin dal principio siamo stati contrari alla tassa varata dal governo di centrodestra, convinti che provocherà grossi danni». L’aspetto forse più inquietante della grave situazione economica in cui si trova la Croazia è comunque un altro ed è stato illustrato da Nada Barisic, consulente legale dei Sindacati autonomi: «La gente, i lavoratori non vogliono sentire parlare di scioperi e proteste e si rivolgono sempre meno alle forze sindacali. Preferiscono vivacchiare con una paga di 150–200 euro, temendo che esternare il malcontento potrebbe costare loro il posto di lavoro. Un occupato-schiavo, insomma, senza prospettive, né speranze».

Andrea Marsanich

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