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Convention ANVGD, chiare indicazioni di crescita

dal sito del CDM www.arcipelagoadriatico.it

Se è vero che il Novecento per i cambiamenti veloci ed epocali è stato definito a ragione il Secolo Breve, l’accelerazione impressa al Duemila sta mettendo l’ansia a tutti. Rinnovamento, è la parola d’ordine in politica come in economia, in tutto il mondo e nel quotidiano che diventa sempre più stretto ed inadeguato alle sfide di adeguamento dell’esistente ai nuovi bisogni. E’ un processo al quale nessuno riesce a sottrarsi per cui il modo più intelligente di traghettare il vecchio verso il nuovo è di farlo da protagonisti. E’ questa consapevolezza ad aver trasformato le tre giornate organizzate a Rimini dall’Anvgd, in un’occasione durante la quale decidere di propria sponte come e quando effettuare il “grande salto”.

Tanti gli incontri, tanti i temi affrontati – dentro e fuori i luoghi deputati – con serenità e propositività con un unico imperativo: procedere, non c’è più tempo per  dilazionare le decisioni a partire da quella riguardante il nuovo Statuto che con un Congresso straordinario dovrebbe venire approvato entro l’anno.

Dal lungo dibattito di queste tre giornate emerge il desiderio che è necessità impellente di veder concretizzate le idee di base sull’associazionismo per poter pensare con serenità al passaggio di testimone a quei giovani che vorranno assumersi cariche ed incarichi. A considerare dalla partecipazione a Rimini dei figli e nipoti degli esuli, questa volontà esiste anche se ancora intrisa delle incertezze dovute ad un senso d’appartenenza maturato all’interno delle famiglie che non ha risvolti concreti del quotidiano e nel vivere sociale. Ebbene, sembra che proprio strumenti considerati di “grande solitudine” come internet ed in particolar modo Facebook abbiano maturato una curiosità positiva nei giovani che hanno scoperto on line tante persone con le medesime caratteristiche, storia, evoluzione familiare, desideri, lacune da colmare, voglia di conoscere ed incontrarsi. Un veicolo fondamentale che ora sta dando i suoi frutti.

Accanto a ciò la forza della tradizione, come sottolineato dal Presidente Lucio Toth nella sua “arringa” finale: “Guardando il mare questa mattina dalla finestra riflettevo sul suo colore unico – ha esordito il Presidente -, quest’azzurro dovuto alla poca profondità, e queste vele domenicali, qui come nella nostra Zara in giornate di serenità e letizia, francescana quasi, come lo sono state queste a Rimini”.

L’idea della Convention è nata durante due riunioni successive, convocate a Bologna da Fabio Rocchi e Marino Segnan che non hanno avuto bisogno di insistere per avere l’attenzione dei delegati interessati ad evolvere, dopo le fasi del claustrofobico dibattito del Congresso di Varese del novembre scorso, un confronto fatto con serenità su tematiche importanti. E’ prevalso insomma il bisogno di una riflessione pacata e costruttiva e non della rabbia e dei rancori per poter crescere, maturare, svilupparsi e proiettarsi verso il futuro.

Così è stato. Durante il Consiglio nazionale e durante gli incontri dedicati ai giovani, all’attività dei Comitati, alla scuola, alle modifiche statutarie. Senza inutili tensione si sono fatte strada le idee, il confronto su che cosa s’intende diventare. Si è parlato anche di iniziative collaterali, come crociera o triangolare di calcio, senza mai dimenticare i temi fondamentali dell’impegno dell’associazionismo molto bene stigmatizzati nell’intervento conclusivo di Toth che ha voluto citare un episodio curioso, anche per l’incredibile tempismo. Come se dal passato giungesse un segnale. Ecco cosa ha raccontato: “Qualche giorno fa l’on. Giovanardi mi ha segnalato l’esistenza (in una bottega di rigattiere) di manoscritti sulla storia dell’Anvgd, si tratta di quattro libri di verbali che partono dal 1.mo luglio 1945 per arrivare al 1947, nei quali i personaggi di allora, Fonda Savio e Lino Drabbeni, tutti e due Medaglia d’Argento della Guerra di Liberazione, Gianni Bartoli per Pola poi diventato sindaco di Trieste, don Marzari che rappresenta il Vescovo Santin e il CLN di Trieste, poi il CLN di Gorizia e quello di Pola, gli autonomisti di Fiume Peteani e Zanella, poi Manlio Cace insieme con Tacconi per i zaratini s’incontrano e dibattono. Volumi che cercheremo di acquistare. Perché vi racconto questa cosa, perché lì è documentata la nascita della nostra associazione e i loro primi rapporti col Governo. Voglio dire che si tratta di una tradizione antica e quindi quest’associazione è legata a degli schemi del passato che erano quelli del sindacato, e come tali sono federativi, e quelli dei partiti che non volevano avere riconoscimenti giuridici per non essere controllati. Barbi decise che sarebbe stato così anche per noi. Poi nel 2002 l’abbiamo fatto per ottenere la proprietà dell’appartamento lasciatoci dalla Fondazione Padre Flaminio Rocchi che c’imponeva di diventare soggetto giuridico. Naturalmente questo nostro riconoscimento ha portato a tutte le esigenze di bilancio unificato che noi oggi conosciamo e di cui in questi giorni si è discusso in Consiglio nazionale”.

Come che dire che la storia spesso impone delle direttrici che poi diventa difficile cambiare ma quando avviene c’è anche un’acquisizione di coscienza profonda su ciò che si vuole diventare.

“Persone che vengono da un’esperienza come la mia – ha voluto spiegare Toth – che dura da tanto tempo si portano dietro dei condizionamenti mentali e metodologici per cui è necessario cambiare reagendo ad input che vengono dall’esterno e che hanno della nostra dimensione una visione diversa. Ecco perché sono necessari questi incontri dove si parla liberamente, senza votare e senza scontrarsi”.

Si è parlato molto di come sarà l’Anvgd di domani con un imperativo – ben focalizzato negli interventi di Rossi, Codarin, Papetti, Rabar, Benussi ed altri – ovvero di una certa autonomia finanziaria per riuscire a gestire il possibile e il necessario sottraendosi alla sudditanza di erogazioni pubbliche che spesso soffocano l’attività per ritardi o inadempienze. Si è parlato molto anche di cultura e di difesa degli interessi degli associati, vale a dire restituzioni ed indennizzi che rappresentano una lotta lunga ma irrinunciabile. E delle attività culturali e mediatiche che rappresentano l’avvenire dell’associazione, ragione e motivo per cui anche gli aderenti devono potersi avvicinare alla realtà associativa con diritti stabiliti dallo Statuto. Quindi c’è l’aspetto del legame con le terre d’origine che non è più di “ritorno all’Italia” come previsto dall’art. 2 dello Statuto storico, ma da costruire secondo un progetto preciso e condiviso. Poi il rapporto con le scuole su varie tematiche culturali e storiche, e non solo sulle foibe e l’esodo seppur rimangono i punti forti di quest’impegno, che devono coprire però tutto l’anno e non riferirsi solamente al 10 Febbraio. Insostituibili i Seminari regionali per la scuola ed  il lavoro avviato con il MIUR. Indispensabile l’opera dei giornali che vanno anch’essi riformati, dei siti internet e dei centri, istituti e società di ricerca che si occupano delle tematiche specifiche.

“Il motto, secondo me – afferma Toth – è: inventare un’associazione nuova per fare meglio quello che stiamo già facendo. Affido proprio a voi, ai più giovani il rinnovo, il compito di articolarla in maniera che, da un lato non si consenta di fare ai Comitati cose contrarie alla linea dei Congressi – un po’ di disciplina ci vuole – ma comunque garantirne l’autonomia operativa che devono corrispondere con piena responsabilità. E, da ultimo, non chiediamo allo Stato più di quanto questo sia disposto a dare, arrangiamoci da soli, questo è il messaggio che da uomo impegnato in politica, vi lancio, di cercare di volare con le nostre ali altrimenti non andremo lontani”.

Rosanna Turcinovich Giuricin

 

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