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Concerto dell’Amicizia: caso diplomatico (Voce del Popolo 28 giu)

TRIESTE – È in bilico il “Concerto dell’amicizia” pensato dal maestro Riccardo Muti per il 13 luglio a Trieste e in occasione del quale il celebre direttore d’orchestra, in segno di riconciliazione, ha invitato i presidenti di Italia, Croazia e Slovenia, Giorgio Napolitano, Ivo Josipović e Danilo Türk.

IL CASO I problemi nascono dalla data: il 13 luglio, infatti, ricorre il novantesimo anniversario dell’incendio dell’Hotel Balkan, il Narodni Dom sloveno, incendiato nel 1920 dai nazionalisti italiani, per rappresaglia contro l’uccisione a Spalato di due militari italiani. Quel rogo e i disordini accaduti in quel giorno a Trieste divennero nel tempo per gli sloveni il simbolo dell’inizio della persecuzione fascista. La cosa è stata registrata dal quotidiano di Lubiana “Delo” che ha invitato Türk a non accogliere l’invito a Trieste qualora non fosse eseguito l’inno sloveno (come sembrava in un primo momento), e ha chiesto al capo dello Stato di rendere omaggio al luogo della tragedia. Stando a fonti vicine al presidente sloveno, questi non ha potuto ignorare il fatto e la richiesta è stata inoltrata al Quirinale, da dove, si dice, la presenza di Napolitano non è più così sicura come sembrava all’inizio. Per onor di cronaca va anche detto che il 13 luglio per Muti è una data ad hoc che coincide con la chiusura del Ravenna festival, il giorno giusto per portare dalla sera alla mattina orchestra e strumenti a Trieste. Il direttore d’orchestra non è potuto rimanere sordo alla polemica e, alle domande del “Delo” si è detto pronto ad “accompagnare lui stesso i tre presidenti a un breve omaggio al Narodni Dom”.

POLEMICA Ulteriore benzina sul fuoco della polemica è stata gettata dal sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, che in un intervento sul sito Internet dell’associazione “areanazionale”, ha chiesto che i presidenti di Italia, Slovenia e Croazia, il 13 luglio si rechino, oltre all’ex Hotel Balkan, anche alla Foiba di Basovizza. Menia sottolinea che “il 13 luglio non è una data qualunque. Novant’anni fa – ricorda – a Trieste fu incendiato, al termine di una manifestazione di protesta seguita all’eccidio dei marinai italiani a Spalato, l’Hotel Balkan, o ‘Narodni dom’: l’episodio – aggiunge Menia – fu, secondo la vulgata di certa storia addomesticata, l’atto di battesimo del nascente ‘fascismo di confine’, responsabile di quelle violenze anti-slave per cui ancora oggi l’Italia non ha pagato il conto. È – secondo Menia – quello stesso filone culturale che fino ad oggi ha negato o giustificato lo sterminio delle foibe e relegato l’esodo istriano ad una banale questione d’emigrazione”. Per Menia, “l’omaggio solitario e simbolico al Balkan” (di cui Menia è sicuro che avverrà secondo fonti attendibili, ndr) è “un fuor d’opera. Se si vuol creare un percorso di pacificazione e vera amicizia – aggiunge – lo si faccia nella verità, nella reciprocità e nella giustizia. Se davvero i tre presidenti d’Italia, Slovenia e Croazia, vogliono lanciare un segnale di pace e amicizia, trovino il modo ed il tempo per andare ad inginocchiarsi a Basovizza ed a rendere omaggio ai morti delle foibe. E – conclude – facciano pure una capatina oltre confine dove la bimillenaria presenza italiana è stata quasi cancellata dall’esodo cui gli jugoslavi costrinsero migliaia d’Italiani e mia madre tra questi”.

DIPIAZZA Il sindaco di Trieste non ha dubbi: “Sono ancora vivi i nazionalismi, ma troveremo una soluzione e il concerto si fara”’, ha detto Roberto Dipiazza. “Stiamo lavorando – ha detto Dipiazza, interpellato dall’ANSA – per trovare una soluzione a tutte le problematiche. Queste – ha aggiunto – sono terre difficili. Abbiamo impegnato molti anni per ‘uscire’ dal Novecento”. Dipiazza ha riferito di avere “il mandato del presidente Giorgio Napolitano, per cercare di trovare una soluzione”. Antonio De Rosa, sovrintendente del Ravenna Festival, ha riferito che il 13 luglio saranno suonati gli inni di Italia, Slovenia e Croazia. “Noi – ha aggiunto – ci occupiamo solo della parte artistica. Speriamo soltanto ci possa essere serenità”.

ABBASSARE I TONI “Per il buon nome di Trieste, si abbassino i toni della polemica, nel rispetto reciproco dei sacrifici patiti e nella volontà di superamento di antiche contrapposizioni che nell’Europa di oggi non hanno ragione di esistere” è l’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Lucio Toth. Toth manifesta, in una nota, il suo rincrescimento per le “difficoltà inaspettate” che incontra una “iniziativa artistica così bella e significativa” come il “Concerto dell’amicizia” e rileva come sia “più facile organizzare eventi di questo tipo a Sarajevo che non a Trieste”. Il riferimento del presidente dell’ANVGD è, in particolare, agli “avvenimenti dolorosi di novant’anni fa, come l’incendio del Narodni dom, che seguiva a un clima di violenze inter-etniche tra italiani e slavi dal Goriziano alla Dalmazia”, e alla polemica sollevata dal giornale sloveno ‘Delo’, che ha di fatto costretto il presidente sloveno Danilo Türk – spiega Toth – “a porre come condizione alla sua presenza al concerto, l’omaggio al Balkan con Napolitano, finendo per sconcertare gli ambienti politici triestini”. Toth ricorda come oggi “soldati italiani e sloveni siano insieme in Afghanistan a combattere il terrorismo” ed invita a non porre condizioni al presidente della Repubblica, “affinché sia libero di andare a Trieste ad ascoltare in serenità il concerto di Muti con i triestini”. Precisa però che “se si vogliono onorare luoghi-simbolo, è inevitabile che si debba andare anche a Basovizza e alla Risiera”.

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