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Comprano 2 tartufi in Croazia, finiscono in tribunale a Umago (Il Piccolo 01 nov)

di CORRADO BARBACINI

Due tartufi acquistati regolarmente a una mostra mercato a Livada in Croazia per la somma complessiva di 320 euro. Per questa ”colpa” un imprenditore triestino e un suo amico sono stati fermati al confine di Castelvenere e trattenuti di fatto – senza documenti – in Croazia per 24 ore. L’episodio si è verificato domenica scorsa e si è concluso solo nel pomeriggio di lunedì. Ciascuno dei due escursionisti ha pagato mille euro, se si assommano le sanzioni inflitte dal giudice a quelle comminate dalla dogana; e ovviamente i pregiati tartufi sono stati confiscati.

«Mi hanno trattato quasi come fossi un trafficante, un contrabbandiere. Mi hanno anche preso i documenti bloccandomi di fatto in Croazia. Ma il paradosso è che sia io che il mio amico che mi accompagnava avevamo tutte le ricevute degli acquisti e che i due tartufi erano stati dichiarati al confine di Castelvenere», dice Edoardo Mreule, 64 anni, residente in via San Spiridione. Racconta: «Ai poliziotti al confine tra la Croazia e la Slovenia che mi chiedevano se avessi qualcosa da dichiarare ho risposto – credo ingenuamente – di avere comperato un tartufo. E così ha fatto il mio amico Aligi Montanelli. A questo punto gli agenti ci hanno fatti uscire dall’auto. Hanno sequestrato i tartufi e i nostri documenti. Poi ci hanno detto che il giorno seguente saremmo comparsi davanti al giudice della Pretura di Umago. Siamo stati accusati di aver tentato di esportare dei prodotti vietati. Ho replicato che non lo sapevo e ho ripetuto che l’acquisto era regolare, con tanto di scontrino. Ma non c’è stato nulla da fare. Hanno compilato un verbale e hanno detto che dovevamo rimanere a disposizione in Croazia».

Il giorno dopo i due triestini sono andati – dopo essere passati dalla polizia di Buie – alla Pretura di Umago. «Il giudice mi ha inflitto una multa di 200 euro, mentre Aligi ne ha pagati 125. Avevamo per fortuna del denaro liquido, così siamo riusciti a pagare direttamente la multa in banca».

Ma l’avventura dei due triestini non è finita qui. «Ci hanno intimato di andare agli uffici doganali di Pola per pagare la sanzione relativa al contrabbando: 500 euro a testa. Per fortuna avevo con me una carta di credito che una banca lì vicino ha accettato».

Commenta Mreule: «È stata una giornata da dimenticare. Il tartufo che avevo comperato mi è costato, senza averlo mai potuto nemmeno assaggiare, ben mille euro. Insomma mi hanno beffato».

Ieri pomeriggio, contattato telefonicamente il negozio di Levada dove i due amici si erano recati, «potete portare regolarmente in Italia i tartufi acquistati da noi», è stata la risposta alla richiesta di informazioni: «È tutto regolare. È sufficiente la ricevuta da esibire alla dogana…». Il mistero è stato infine chiarito dal viceconsolato onorario di Buie: «La legge prevede che per esportare un tartufo si passi solo dal confine di Rupa e bisogna avere un certificato sanitario».

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