Che destino per l’ex Campo Profughi del Silos di Trieste?

Coop Alleanza 3.0 lavora, con il supporto del Comune di Trieste, per poter vendere in via ufficiale il vecchio Silos di Trieste, tra il Porto Vecchio e la Stazione Ferroviaria.  Ne ha accennato il sindaco Dipiazza durante l’incontro con la comunità degli italiani di Fiume e l’indiscrezione è stata poi raccolta dal Piccolo di Trieste.
Il Comune pertanto sta ‘dando una mano’ alla Coop per rendere possibile l’inserimento del Silos nel mercato immobiliare. Considerando l’autostazione, le fermate degli autobus e la vicina ferrovia, sembra naturale che il Silos venga trasformato in un hub passeggeri dove informarsi sulla prossima meta, mangiare un pasto e trovare un alloggio. Naturalmente molto dipenderà dal possibile acquirente e dai flussi turistici; senza considerare che una simile funzione era già stata pensata per il Magazzino 26, dove dovrebbero venire inseriti i principali Infopoint cittadini.

Il Silos oggigiorno verte da decenni in uno stato di degrado, quale alloggio improvvisato dei migranti della Rotta Balcanica, oggetto di continui reportage della stampa nazionale. Era anche al vaglio nei mesi scorsi, a causa della difficile situazione di Piazza della Libertà, la costruzione di un dormitorio per i migranti, poi accantonato.
Costruito da quello stesso architetto Paulin Talabot responsabile del Porto Vecchio, il Silos era originariamente un magazzino per il deposito e la movimentazione di granaglie. L’edificio conta 44 arcate in pietra, improntate a un deciso gusto neoclassico. Altrettanto particolare l’utilizzo del calcestruzzo armato in linea coi magazzini portuali e, nella facciata sulla piazza, del bugnato. Gli architetti Tamaro e Semerani ne recuperarono nel 1994 appena un quarto dell’insieme, destinandolo a terminal degli autobus. Un’altra frazione dei Silos ha invece subito un rovinoso incendio e non è mai stata sottoposta a un intervento di restauro. Negli anni Cinquanta il Silos venne utilizzato per alloggiare gli esuli istriani, fiumani e dalmati, attraverso una rudimentale suddivisione in ‘box’ di legno. Fu l’ultimo utilizzo complessivo prima di un graduale abbandono; si consideri che progetti di vendita e recupero del Silos erano presenti già negli anni Ottanta, quando i giornalisti lo definivano ironicamente ‘Silos dei desideri’ (Il Piccolo, 1984).

Zeno Saracino
Fonte: Trieste News – 12/01/2023

Il racconto di Annamaria Zennaro Marsi ambientato nel Campo Profughi allestito nel Silos 

 

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