news- impiccateli

Cesare Battisti e Nazario Sauro: “Impiccateli!” – 14apr16

 

È stato presentato presso la Biblioteca Enzo Tortora, facente parte del circuito Biblioteche di Roma, il volume del giornalista e scrittore Paolo Brogi “Impiccateli! Le storie eroiche di Cesare Battisti e Nazario Sauro a cento anni dalla loro morte” (Imprimatur, Reggio Emilia 2016): mercoledì 13 aprile assieme all’autore è intervenuto pure Romano Sauro, nipote dell’irredentista capodistriano, al quale ha dedicato recentemente una corposa biografia.

Nell’estate del 1916, in effetti, Battisti (fatto prigioniero durante la cosiddetta Strafexpedition) e Sauro (catturato durante una sfortunata incursione sulla costa istriana con il sommergibile Giacinto Pullino), in quanto cittadini austro-ungarici, furono condannati a morte per tradimento al termine di due processi il cui verdetto appariva deciso già in partenza. Nel centenario delle loro esecuzioni Paolo Brogi, già accostatosi ai temi della Prima Guerra Mondiale con “Eroi e poveri diavoli della Grande Guerra” (sempre per i tipi di Imprimatur), ha voluto delineare le loro figure di patrioti, irredentisti, idealisti e martiri. Parlando del rappresentante socialista al Parlamento di Vienna, Brogi ha denunciato come oggi a Trento sembri caduto nel dimenticatoio: rimane l’imponente mausoleo, ma la casa in cui visse, in pieno centro, appare solcata da profonde crepe, laddove sarebbe auspicabile una sua conversione museale. Appare stridente il confronto con il museo dedicato in Valsugana ad Alcide De Gasperi, anch’egli deputato tridentino al Parlamento asburgico, ma i cui meriti di statista democristiano hanno finora avuto la meglio sull’idealismo del suo collega al Reichsrat. Quest’ultimo si distinse anche per aver cercato di aggregare ai socialisti i liberali trentini, affinché non venissero fagocitati dal poderoso blocco clericale, uno dei cui esponenti di spicco sarebbe risultato proprio De Gasperi. Secondo l’autore, proprio lo storytelling democristiano ha contribuito a mantenere a lungo in secondo piano la figura del battagliero socialista, il quale prima dello scoppio del conflitto si era adoperato affinché venisse aperta in Cisleitania un’università con lingua d’insegnamento italiana e come geografo colse le peculiarità etniche del Trentino e del Tirolo, sicché non avanzò mai rivendicazioni nei confronti dell’Alto Adige. In occasione del processo il boia fu chiamato da Vienna ancor prima che venisse proclamato il verdetto e in seguito, nonostante il divieto delle autorità austro-ungariche, la foto dell’esecuzione di Battisti circolò liberamente per alcuni giorni, impressionando fortemente l’opinione pubblica.

Particolare attenzione è stata dedicata, nel libro e nella presentazione, ad Ernesta Bittanti, moglie di Battisti e fra le prime donne laureate in Italia, la quale dapprima trasmise al coniuge la fede socialista e poi ne salvaguardò la memoria dalla strumentalizzazione fascista, in particolare nelle giornate successive al delitto Matteotti. Da ideali socialisti muoveva pure Nazario Sauro, che, però, poi si riconobbe maggiormente nella visione politica mazziniana, laddove Battisti operò una conversione dagli ideali antimilitaristi all’interventismo nell’ambito della mobilitazione delle coscienze che scattò a partire dai terribili eventi dell’estate 1914 e fu in grado di convincere fior di intellettuali europei, quali Ludwig Wittgenstein e Oskar Kokoschka, della necessità di arruolarsi. La nobiltà degli intenti degli irredentisti emerse altresì nell’azione di soccorso e assistenza che svolsero a inizio 1915 a beneficio dei terremotati della Marsica, mentre Battisti visse una drammatica esperienza a Reggio Emilia il 25 febbraio di quell’anno. I socialisti locali, infatti, avevano assaltato un comizio interventista nel quale interveniva anche l’irredentista trentino e le forze dell’ordine uccisero due manifestanti: l’ex deputato socialista riconobbe l’alto valore del pacifismo e dell’internazionalismo che avevano animato l’azione dei suoi contestatori, conducendoli sino al sacrificio supremo.

Riallacciandosi alla definizione di Battisti fornita da Claus Gatterer (“alto traditore”), Romano Sauro ha iniziato il suo intervento interrogandosi sul dilemma eroe/traditore che accompagna le figure dei due irredentisti a seconda dei punti di vista, ma ha subito denunciato come pure il suo illustre antenato sembri destinato all’oblio in un’Italia in cui può capitare di sentire insegnanti scolastici tacciarlo di essere stato fascista. D’altro canto le personalità di Battisti e Sauro erano complesse: non volevano la guerra, ma di fronte al conflitto scatenato dall’Austria-Ungheria decisero, assieme a tanti altri connazionali, di esfiltrare in Italia e da lì impegnarsi per la causa interventista. Una volta entrato in guerra il Regno d’Italia, Sauro mise a frutto le sue conoscenze maturate come ufficiale di marina lungo le rotte adriatiche, riuscendo a compiere la “beffa di Parenzo”, allorché condusse indisturbato un natante nel porticciolo istriano, prese in ostaggio le sentinelle austriache e riuscì a carpire preziose informazioni. Riguardo all’irredentismo istriano in cui maturò la coscienza di Sauro, esso risentì fortemente del legame con Venezia e a inizio Novecento cavalcò fra l’altro la battaglia per erigere un monumento a Dante Alighieri analogamente a quanto accaduto a Trento, ma alla fine ottenne solamente un busto a Pola. Se Stuparich e in una certa misura Battisti vedevano in un’Austria-Ungheria riformata il possibile nocciolo di un’unità europea, altri colsero nella Grande Guerra l’occasione per smantellare definitivamente l’obsoleta compagine imperiale. Il discendente di Nazario Sauro ha rilevato come oggi in Istria sia rimasto solamente un cippo commemorativo di suo nonno a Pola, mentre la salma ha seguito gli esuli polesani ed oggi riposa al Lido di Venezia: almeno la casa natale a Capodistria, anche se esteriormente non presenta neppure una lapide, nell’atrio conserva una rassegna di immagini del martire capodistriano, benché fronteggiata da una parete coperta di ritratti del Maresciallo Tito… Dopo aver ricordato le drammatiche vicende del processo di Pola, con la madre di Sauro che non riconobbe il figlio ed il cognato che invece lo tradì, l’ammiraglio in pensione ha affermato che gli ideali di libertà, giustizia e indipendenza, che collegavano l’operato di Nazario alla visione risorgimentale democratica di Mazzini e Garibaldi, rappresentano ancor oggi un esempio per i giovani italiani: a ragion veduta in tutta la penisola vi sono scuole e vie a lui intitolate.

Brogi e Sauro in conclusione hanno colto un altro valore che caratterizzò la vita dei due martiri irredentisti e rimane ancor oggi di attualità: la dedizione per il volontariato che li condusse fino al sacrificio estremo.

 

Lorenzo Salimbeni 

 

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.