Cerimonia a Basovizza, Dipiazza: «La strada della pacificazione sta generando buoni risultati»

Promossa dal Comune di Trieste e dal Comitato per i Martiri delle Foibe, si è svolta oggi (venerdì 10 febbraio) al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza la solenne e partecipata cerimonia del “Giorno del Ricordo”, ricorrenza istituita dal Parlamento italiano, con legge n. 92 del 30 marzo 2004, che si celebra ogni 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.

Accanto alle autorità civili, militari e religiose, erano presenti i medaglieri nazionali dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’Associazione Nazionale del Fante, dell’Associazione Nazionale Alpini e dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria, i gonfaloni della Città di Trieste, di Marostica e di Muggia, della Regione Friuli Venezia Giulia e dei comuni di Duino Aurisina, Annone Veneto e San Stino di Livenza. Hanno preso parte alla cerimonia anche i rappresentanti e i labari della Lega Nazionale, delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati, dei Liberi comuni di Fiume, Pola e Zara in esilio, della Federazione Grigioverde e delle Associazioni combattentistiche e d’arma. Presenti inoltre studenti del Liceo Carducci – Dante, degli Istituti Volta e Galvani, del Centro Formazione Professionale Civiform di Trieste, dell’Istituto Comprensivo “Fiorini” di Borgo Hermada e “Milani” di Terracina Latina e ancora una delegazione di atleti e dirigenti della Lega Nazionale Dilettanti.

Con gli onori militari di un picchetto in armi del 2° Reggimento Piemonte Cavalleria si è tenuta l’alzabandiera e sono seguite le deposizioni di due corone d’alloro da parte delle istituzioni: quella della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il prefetto Pietro Signoriello e quella di Regione FVG e Comune di Trieste, con il presidente Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza. Altre corone sono state deposte da Paolo Sardos Albertini, presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale e dal presidente della Federazione Grigioverde Diego Guerin, accompagnati dal presidente della Federazione Provinciale di Trieste dell’Istituto del Nastro Azzurro Sergio Di Cesare, dal vicepresidente nazionale dell’Associazione Nazionale del Fante Daniele Giuliani, dal presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero e dal presidente dell’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria Alipio Mugnaioni. E ancora dalle Associazioni degli Esuli istriani fiumani e dalmati con Renzo Codarin, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e Massimiliano Lacota, presidente dell’ Unione degli Istriani Libera Provincia dell’Istria in Esilio.

E’ seguita l’omelia dell’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi che ha sottolineato come “Oggi, Trieste, che custodisce e coltiva il ricordo di quella tragedia, in questa dolorosa giornata intende, con fermezza, affermare la verità storica degli orrori compiuti da uomini imbevuti di ideologie disumane che partorirono sopraffazione, distruzione e morte. Oggi, Trieste si impegna all’esercizio costante di una responsabilità morale verso le giovani generazioni per le quali costruire un mondo di giustizia e di pace”. “Oggi Trieste – ha concluso l’arcivescovo Crepaldi – ricorda perché ha deciso di essere una città di pace e per la pace, di riconciliazione e per la riconciliazione anche con i popoli vicini sloveno e croato”. Mons Crepaldi ha quindi benedetto i caduti di tutte le foibe, dando la parola alla lettura della “Preghiera per gli infoibati”, composta dall’arcivescovo mons. Antonio Santin.

Sono seguiti poi gli interventi del presidente del Comitato dei Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, del presidente della Regione Massimiliano Fedriga e del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.

Nel suo intervento Dipiazza ha tra l’altro messo il luce come “la strada della pacificazione sta generando dei buoni risultati e anche se è impossibile e impensabile pervenire ad una memoria condivisa, ciò che, insieme, possiamo ottenere è una memoria riconosciuta dove, a distanza di 70/80 anni, ogni comunità sappia riconoscere i torti inflitti, le sofferenze patite e le ragioni degli altri”.

“Quello che auspico – ha proseguito il primo cittadino di Trieste – è che sempre più ci sia il riconoscimento da parte dei leader dei diversi Paesi europei, un tempo Jugoslavia, delle violenze, torture e crimini perpetrati da Tito come la strage impunita di Vergarolla, le centinaia di omicidi sommari come quello di don Bonifacio, la tragica vicenda della povera Norma Cossetto prelevata dai militari titini per essere legata ad un tavolo, violentata e gettata in foiba”.

“Ora che la luce della verità ha squarciato il vile e oscuro silenzio. Ora che l’Italia conosce e ricorda questi drammi della storia volutamente tenuti nascosti per troppo tempo. Ora che sono chiare le responsabilità. Ora che il processo per arrivare ad una memoria riconosciuta, grazie alla verità si sta compiendo. Ora che la nazione ed i tempi sono maturi – ha concluso il sindaco Roberto Dipiazza – chiedo una volta per tutte che venga ridata la doverosa dignità ai nostri esuli e salutati in pace i nostri infoibati, togliendo al boia Tito la massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce della nostra Nazione che gli è stata attribuita nel 1969, rimediando con i fatti ad una vergogna dello Stato italiano. Onore ai martiri delle foibe. Viva la Repubblica Italiana. Viva Trieste”.

Nel suo messaggio Paolo Sardos Albertini ha ricordato l’impegno dell’on Giorgio Tombesi, recentemente scomparso, a favore della causa degli esuli e ha ripercorso l’impegno della Lega nazionale per “questi poveri morti”. “Il Sacrario di Basovizza, con il suo Museo, è diventato luogo di pellegrinaggio per oltre 100 mila visitatori ogni anno, e di questi ben 60 mila studenti provenienti da tutte le province italiane”. “Il Sacrario di Basovizza è il luogo simbolo di tutte le cerimonie per il Giorno del Ricordo, per onorare non solo quanti sono stati trucidati in questo sito, ma anche gli altri infoibati, in altre zone del Carso, o coloro che sono stati uccisi con una pietra al collo nelle acque della Dalmazia”. “Il Sacrario di Basovizza – ha aggiunto – ricorda a tutti e tre i popoli (italiano, sloveno e croato) la comune tragedia vissuta ad opera degli uomini con la stella rossa. E la consapevolezza di aver vissuto una stessa tragedia può e deve essere momento importante per un futuro comune di questi tre popoli. Affidiamo il realizzarsi della preghiera di monsignor Santin – ha concluso Paolo Sardos Albertini – all’intercessione dei tre beati martiri del comunismo: l’italiano Francesco Bonifacio, lo sloveno Lojze Grozde e il croato Miroslav Bulesic”.

Il presidente Fedriga ha detto che “Non bisogna dare nulla per scontato. Chi vive in queste terre, chi viene ogni anno alla Foiba di Basovizza il 10 febbraio, chi conosce le sofferenze degli istriani, fiumani e dalmati per averle ascoltate direttamente può dare per scontato che il percorso di riconciliazione intrapreso tra i popoli del confine orientale sia inarrestabile, però purtroppo non è così. Il Giorno del ricordo serve a tenere viva la memoria delle tragedie avvenute ma non è sufficiente perché dobbiamo divulgare pubblicamente, a partire dalle scuole e per questo ringrazio i professori e i dirigenti scolastici che hanno portato i propri studenti oggi a Basovizza, di fronte all’Italia, all’Europa e al mondo quanto sangue è colato su queste pietre. Non come rivendicazione o ricerca di vendetta, ma per senso della verità”. Fedriga ha evidenziato che “negli ultimi anni i rigurgiti negazionisti sul tema delle foibe si sono placati ma non spenti, quindi è fondamentale anteporre a questi una voce chiara, perché anche nel nostro democratico Paese per troppi anni è calato un ingiusto oblio su foibe ed esodo. Il percorso di pace costruito attraverso anni di dialogo e rispetto reciproco tra i popoli che vivono queste terre è fondato proprio sull’abbattimento di quel buio e quell’omertà ma c’è anche chi vorrebbe vederci fare dei passi indietro. La pace infatti non si costruisce con la menzogna e il silenzio, ma con l’impegno di ogni singolo rappresentante delle istituzioni e cittadino nel raccontare la verità di quanto accaduto”.

“Io venivo qua da studente universitario e non c’era nessuno, pochissimi a ricordare le foibe – ha ricordato il ministro Luca Ciriani – erano gli anni in cui qui non veniva nessuno per viltà, per opportunismo, per convenienza, e si aveva paura di raccontare quello che era successo. Fortunatamente i tempi sono cambiati con molta fatica, molto impegno”. “Ricordo – ha aggiunto Ciriani – il presidente Cossiga inginocchiarsi qui nel ’91 per cinquant’anni di silenzio, ricordo però le parole che considero definitive del presidente Mattarella nel 2021 e cioè che l’orrore delle foibe non può essere dimenticato da nessuno e quindi abbiamo il dovere di guardare avanti, ma nessun popolo costruisce il proprio futuro dimenticando il proprio passato. Le pagine della storia vanno tutte ricucite, anche quelle delle foibe e dell’esodo. Dobbiamo insegnare quello che è accaduto e combattere ogni forma di negazionismo”.

Da ricordare infine che sempre questa mattina, prima della cerimonia solenne a Basovizza, è stato reso omaggio anche alla Foiba di Monrupino, dov’è stata deposta una corona d’alloro congiunta dai rappresentanti di Regione Friuli Venezia Giulia, Prefettura e Comune di Trieste.

Lorenzo Degrassi 

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