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Botta e risposta tra Lacota e Codarin (Il Piccolo 25 gen)

Sullo sfondo dei quadri portati via dalle chiese di Capodistria e Pirano prima della guerra, si riapre la guerra fra Unione degli istriani e Anvgd. Al centro della contesa, questa volta, lo ”spirito di Trieste”, nato con il concerto del 13 luglio e con la partecipazione dei tre presidenti alle cerimonie all’ex Hotel Balkan e al monumento agli esuli in piazza Libertà.

«Si trovò un compromesso – ha sostenuto il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota, in un’affollata assemblea alla Marittima – con la deposizione di corone al Balkan e al monumento agli esuli, ma si è tratato di una pretesa simmetria. Quello del Balkan è un fatto circostanziato, estrapolato da un contesto più vasto. L’esodo è invece un fenomeno. L’omaggio al monumento in piazza Libertà – ha rimarcato – non ha quindi significato nulla. La gente non ha condiviso, e non poteva essere diversamente».

Decisa la replica di Renzo Codarin, vicepresidente dell’Anvgd, che riferendosi al sondaggio svolto dopo il 13 luglio afferma: «Si tratta di rappresentare la verità, e non guardare alle cose con gli occhi del passato». E con riferimento al comportamento del presidente sloveno in occasione della recente visita in Italia, aggiunge: «Türk sta agendo in maniera conseguente all’omaggio al monumento, dopo decenni di silenzio».

Lacota non ci sta, e sostiente che «è facile fare atti conciliatori, ma se non hanno senso l’operazione non funziona». Punta poi l’indice contro la mancata visita dei tre presidenti alla Foiba si Basovizza: «A sette chilometri da piazza Libertà – sottolinea – c’è il monumento nazionale che ricorda le vittime delle foibe. Un percorso serio avrebbe dovuto partire dalla Foiba. Adesso si pretende, con un uso strumentale, di aver ottenuto un risultato nel senso della riconciliazione».

Nel suo lungo ”monologo” all’assemblea alla Marittima, il presidente dell’Unione degli istriani non ha mancato di criticare la recente visita del presidente sloveno in Italia, annunciata poco prima di Natale con la possibilità, dato il clima politico favorevole, di mettere in pratica lo ”spirito” di Trieste. «Spirito – ha sostenuto Lacota – che per Türk significa tornare alla carica con le vecchie rivendicazioni, fra cui anche quelle relative ai quadri che l’Italia mise in salvo prima della guerra».

Una storia che si ripete nel tempo. «Nella visita in Slovenia di D’Alema, ministro degli Esteri, nel 2007 – ha ricordato sempre Lacota – il ministro sloveno Rupel sollevò la questione dei beni e dei quadri. E d’Alema rispose: possiamo trovare una soluzione solo con il consenso e la condivisione delle famiglie interessate».

Intanto l’intricata vicenda sta per approdarein consiglio comunale. I consiglieri finiani Lippolis e Rescigno hanno infatti rivolto un’interrogazione al sindaco Dipiazza, chiedendo «se e come intenda intervenire nei confronti del governo e garantire che le opere siano preservate e mantenute a Trieste, e se intenda attivarsi affichè siano permanentemente esposte al Museo della civiltà istriana, che sarebbe la loro naturale localizzazione». (gi. pa.)

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