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Bosnia, l’Europa è sempre più lontana (Il Piccolo 01 lug)

Bruxelles chiama Sarajevo, ma Sarajevo non risponde. E il “treno” bosniaco verso l’Unione europea non è neanche pronto in stazione per la partenza. L’ostacolo è il caos politico che il Paese ex jugoslavo sta vivendo e che vanifica qualsiasi trattativa con l’Ue. E il capostazione (il commissario Ue per l’Allargamento, Stefan Füle) non ha nemmeno tirato fuori dalla tasca il fischietto per il via libera. A Bruxelles il commissario è stato esplicito.

 

Parlando alla delegazione bosniaca ha affermato che «una Bosnia decentralizzata non costituisce certo un ostacolo ma se nelle trattative non parlerà con voce unitaria allora non ci sarà alcun progresso». La Bosnia-Erzegovina ha sottoscritto il Trattato di associazione e stabilizzazione con l’Ue nel 2008, ma lo stesso non è mai entrato in vigore in quanto Sarajevo non ha rispettato i doveri richiesti. L’ostacolo principale è costituito dall’impossibilità nel Paese ex jugoslavo che anche gli appartenenti alle cosiddette minoranza possano ricoprire le più alte cariche istituzionali e sedere in Parlamento. Si tratta del cosiddetto caso Finci-Sejdic, dal nome dei due appartenenti alla comunità ebraica e a quella rom che hanno portato Sarajevo davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo e che ha dato loro ragione.

 

Ma nonostante la sentenza, come ha chiaramente espresso Füle, ancora oggi la discriminazione resta nei confronti dei serbi nella Federazione croato-bosniaca e nei confronti di croati e bosgnacchi nella Republika Srpska. Un monito destinato a cadere nel vuoto viste le condizioni politiche esistenti a Sarajevo. Il presidente del Consiglio dei ministri della Federazione, Vjekoslav Bevanda (croato) ha chiesto la testa di due ministri e un sottosegretario della Sda che non ha votato il bilancio 2012. Sda che si sta coalizzando con gli ex “nemici” di entrambe le Hdz e la Snsd di Milorad Dodik per cercare di dare vita a una nuova maggioranza di governo. Non va meglio nella Republika srpska dove c’è maggiore stabilità politica ma una profonda crisi socio-economica. E Banja Luka preferisce chiedere crediti alle banche russe piuttosto che al Fondo monetario internazionale. A livello federale le esportazioni sono diminuite del 7% e la disoccupazione marcia al 21%. E le condizioni sono destinate a peggiorare con l’ingresso della Croazia nell’Ue. L’Europa, dunque, resta lontana. Gli accordi di Dayton mostrano tutti i loro acciacchi e La Bosnia è una fotocopia della Jugoslavia prima del tracollo. E c’è già chi fa gli scongiuri.

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