zara.inaugurazione

Ballarin (ANVGD): asilo a Zara cambia corso della nostra storia – 15ott13

Zara prima della seconda guerra mondiale, contava, più o meno, 22mila abitanti. Dopo la guerra, terminati gli ultimi rimasugli del colossale esodo, la popolazione era ridotta a circa 3mila anime. In mezzo a tale arco temporale, si sono succeduti: gli abbandoni delle famiglie dopo la dichiarazione di indifendibilità della città, 54 bombardamenti aerei, l’invasione titoista e la decapitazione degli ultimi rimasugli di una spaurita classe dirigente italiana con più di 300 esecuzioni sommarie, principalmente precipitati nella Foiba Blu.

I bombardamenti, interminabili per una guarnigione di circa 400 tedeschi, rasero al suolo la città, provocando la morte di 2000 civili: gente inerme, padri di famiglia, donne, bambini; tutti senza colpa. In pratica il 10% degli abitanti morì. Non vi fu famiglia che non subì almeno un lutto.

Alcune dittature usano bruciare i libri per riscrivere la storia ed altre, più semplicemente e brutalmente, annichiliscono la storia stessa, fatta di case, opere e vite umane.

All’accurato dissodamento fece seguito il meticoloso spargimento di sale su tutto ciò che restava e soprattutto sugli animi impietriti dalla catastrofe. Il sale era formato da cristalli di ideologia real-socialista, in grado di sconvolgere le basi della verità, instillare l’odio e la paura come sistema e costruire palazzi di ferro ed acciaio, tutti tesi all’annientamento dell’umano in ogni sua forma

Fino alla fine degli ’80 si visse l’imposizione di un modello di persona dove non poteva trovare posto alcun elemento se non la nuova barbarie, rivelatasi tale alla sua fragorosa caduta all’inizio dei ’90.

Durante la ricostruzione della città, travasando le migliaia di tonnellate di detriti di una città arata dalla criminalità omicida di operazione belliche militarmente insensate, scavando e ripulendo i resti di case, palazzi, monumenti costruiti in secoli di civiltà, emerse un’inattesa e fastidiosa sorpresa: quelle case, quelle calli, quelle piazze, avevano delle radici di pietra che continuavano nelle viscere della terra a da essa riemergevano. Ciò che era stato distrutto erano costruzioni in muratura dotate di propaggini ancora più profonde, non semplici fondamenta, ma testimonianza di una storia che a dispetto di tutta la fatica fatta per creare la nuova realtà nazional-comunista, riappariva con caparbietà. Come se, dal profondo della terra, tante anime si fossero risvegliate a difesa di diritti basilari che umani insensati avevano fatto di tutto per soffocare. Radici di pietra animata per toglier le quali sarebbero occorsi altri 54, altri 108, altri 216 bombardamenti.

Ciò che apparve furono ruderi romani che raccontavano, a chi entrava in città, una storia distante anni luce da ciò che evocavano, invece, i palazzoni squadrati sgradevolmente adagiati su lastricati veneziani.

Quelle pietre antiche, animate e tutt’altro che immobili, hanno indotto una memoria. La memoria ha suscitato un desiderio di verità mai sopita. La ricerca di verità ha indotto l’attesa per una giustizia negata e, quest’ultima, ha generato instancabili opere, pazienti, laboriose, pervicaci fino a ristabilire le basi di una prospettiva.

È questa la civiltà: non la distruzione nella menzogna, ma la costruzione nella verità. Piccole, umili e laboriose persone, disperse per il mondo e con una radice di sasso che le connette alle viscere della propria amata Terra, capaci di incarnare con la loro stessa semplice vita, cultura e saggezza, hanno fatto sì che quelle pietre partorissero un fiore. Un essere animato, una comunità, fatta di carne e sangue, che da un’altra comunità, sparsa ai quattro venti, si ricompone in una realtà tangibile ed incontrabile, guidata da gente che non per sangue o appartenenza ma per amore, ricrea.

Una comunità allargata al mondo che, prima spaurita e poi sempre più sicura di sé e della propria capacità di accoglienza, nella propria città è in grado di edificare una scuola! A 60 anni dalla sua cancellazione ed a testimonianza che il male non può vincere sulla verità.

È questo il senso della celebrazione dell’inaugurazione dell’asilo di Zara, avvenuta il 12 ottobre 2013, una data epocale che cambia il corso della nostra storia.

E la cosa ancor più bella è stato il coinvolgimento di autorità ed istituzioni, italiane e croate, le quali, ora per un verso ora per un altro, avevano dimenticato, soffocato e trascurato per decenni la nostra esistenza.

La loro presenza è la nostra vittoria morale, perché ci conferma la fatica di una vita, la certezza e la dimostrazione che la ragione è dalla nostra parte, la consolazione delle nostre anime per tutta la violenza e l’ingiustizia subita.

Quell’asilo è un piccolo tributo a diritti ancora negati, un buon auspicio per la ricomposizione di una dolorosa frattura e la strada per la ricostruzione di una presenza che sia segno di civiltà.

Ora, quell’asilo, parla di futuro e prospettiva. È il piccolo fiore nato da una pietra per una storia che rinasce.

È un’opera che abbraccia la memoria e costruisce, senza pretesa, una storia futura.

Antonio Ballarin, presidente nazionale ANVGD

 

 

 


Il presidente ANVGD Ballarin all’inaugurazione dell’asilo italiano di Zara, al centro in terza fila accanto a Manuele Braico, presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane. In primo piano l’ambasciatrice italiana D’Alessandro e la viceministro Dassù

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.