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Assistenza sanitaria europea: le regole in Croazia – 29ott13

Le porte delle strutture ospedaliere europee si sono aperte ai cittadini croati. In virtù del loro status di cittadini europei i cittadini croati potranno beneficiare della direttiva comunitaria sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, il cui termine per il recepimento da parte dei Paesi UE è scaduto venerdì scorso, e avvalersi di cure mediche in qualsiasi Stato membro dell’UE. In passato i cittadini croati potevano avvalersi di tale privilegio solo se il sistema sanitario nazionale non era in grado di assicurare loro tempestivamente le cure mediche delle quali avevano bisogno.

I vincoli

Il diritto a usufruire delle cure all’estero prevede naturalmente anche dei vincoli. Un paziente non può, ad esempio, decidere di propria volontà di recarsi in Austria, Italia o Slovenia a sottoporsi a dei test sanitari. La procedura in questi casi rimane pressoché immutata. Chi valuta di avere dei problemi di salute deve innanzitutto consultarsi con il proprio medico di famiglia. Solo con l’impegnativa firmata dal proprio medico il paziente potrà decidersi di affidarsi alle cure di un medico specialista o di una struttura ospedaliera all’estero. Tuttavia se il paziente desidera che le spese sostenute all’estero per curarsi deve sottostare a un ulteriore verifica. In tal caso i cittadini croati devono ottenere il nulla osta dall’Istituto croato per l’assicurazione sanitaria (HZZO). Tale procedura è necessaria per evitare che i pazienti croati si rechino all’estero anche quando hanno la possibilità di avvalersi in patria delle stesse cure in tempi ragionevoli arrecando spese inutili all’erario.

Attenzione ai rimborsi

Bisogna fare anche attenzione che l’HZZO copre le spese all’estero solo fino all’importo al quale le medesime vengono garantite in Croazia. Se ad esempio il prezzo di un test radiologico in Portogallo ammonta a 1.000 euro e in Croazia a 800 euro, al cittadino croato che dovesse decidere di affidarsi alle cure dei medici lusitani saranno rimborsati 800 e non 1.000 euro. Inoltre, almeno per il momento, l’HZZO ha deciso di risarcire solo le cure mediche ai quali i cittadini croati si sono sottoposti all’estero in strutture pubbliche o equiparate a quelle pubbliche.

Croazia «low cost»

Si stima che in futuro circa l’1 p.c. del bilancio della sanità pubblica (circa 200 milioni di kune) potrebbe essere destinato al rimborso delle spese mediche sostenute all’estero dai cittadini croati. Non bisogna però escludere neppure la possibilità che le sale d’aspetto degli ospedali croati si riempiano di cittadini stranieri in attesa di sottoporsi a un’analisi o a un intervento. Difatti le tariffe dei medici croati spesso sono inferiori alla media europea. Inoltre, diversi Paesi EU non fanno distinzione tra enti pubblici e privati al momento di risarcire ai propri cittadini le spese sanitarie sostenute all’estero.
Ad ogni modo prima di affidarsi alle cure di una struttura sanitaria all’estero sarebbe bene consultare le pagine Internet dell’Istituto croato per l’assicurazione sanitaria (www.hzzo.hr), per informarsi sulle eventuali eccezioni alle regole sul rimborso. Sul sito è disponibile anche l’elenco di tutti i medici convenzionati e non convenzionati.

Gli obiettivi

La direttiva ha l’obiettivo di istituire uno scenario giuridico chiaro relativamente ai diritti dei pazienti (libera scelta del luogo di cura) e al loro accesso e rimborso all’assistenza sanitaria al di fuori del proprio Paese per cure, esami, consulenza, chirurgia. Ma non per tutte le cure: la normativa infatti non si applica ai servizi di assistenza di lunga durata, ai trapianti di organi e ai programmi pubblici di vaccinazione. Nel dettaglio, la Direttiva è volta a garantire il diritto di libera scelta del luogo di cura nell’ambito dei Paesi UE. È questa la principale novità, la cui applicazione prevede strumenti che dovranno essere regolamentati e recepiti dagli Stati membri: autorizzazione, criteri di rimborso e accordi di confine. Il documento affronta anche altri aspetti legati all’assistenza sanitaria: la libera circolazione dei professionisti, le tariffe, la prescrizione di farmaci e presidi, le reti di riferimento europee (centri di eccellenza e malattie rare), la valutazione delle tecnologie, i sistemi informativi, i punti di contatto…
La sanità senza frontiere, insomma, si pone l’obiettivo di creare una cornice giuridica all’interno della quale ai cittadini dell’Unione europea sia consentita la libera scelta del luogo dove curarsi, all’interno di un discorso di assistenza sanitaria accessibile a rimborso.

Cooperazione

Un sistema, quello della sanità senza frontiere implicherà però una grande cooperazione da parte di tutti gli Stati: sarà indispensabile la creazione di una rete transfrontaliera dove chiunque possa accedere ad informazioni sul tipo di assistenza sanitaria disponibile in quel dato Paese, sui diritti, sugli aspetti tecnici dell’assistenza sanitaria e su quelli che sono i fornitori di assistenza sanitaria.

da La Voce del Popolo del 28 ottobre 2013

 

 

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