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arcipelagoadriatico.it – 111207 – Missoni sarà cittadino onorario di Trieste

Ottavio Missoni si muove sornione tra le genti dalmate che incontra spesso ma, in modo particolare, durante i raduni. E’ lui il sindaco per antonomasia del Libero Comune di Zara in esilio, lui che è nato a Ragusa ma sente tutta la Dalmazia come un’estensione della propria personalità, del suo modo di essere. Per un giusto ricambio generazionale, ha passato il testimone ad un altro dalmata eccellente, Franco Luxardo.

Ora, per decisione del Consiglio comunale, Missoni diventa anche cittadino onorario di Trieste che l’ha visto giovane e scanzonato, studente e sportivo se non del tutto spensierato, certamente gaudente. Il sorriso che sfodera senza difficoltà, ad ogni occasione, rivela la generosità della gente di mare, aperta, solare, pronta allo scherzo. Beatamente affondato in una sedia durante gli incontri dei dalmati, e non importa se al tavolo dei relatori o in fondo alla sala, segue con interesse gli interventi ma ama di più le strette di mano e gli abbracci degli amici che sono tanti. Lui dall’alto dei suoi anni è ancora un ragazzo che molleggia sulle lunghe gambe da corridore e non disdegna dal buttarsi in pista per un giro di twist.

“E’ un’occasione per stare insieme – racconta -, siamo tutti un po’ dei nostalgici. Molti fanno coincidere le vacanze con le date del raduno e partono dall’Australia, dall’America, dalla Gran Bretagna per rivedere gli amici perché ormai ci conosciamo tutti. Ci unisce la Dalmazia perché è una terra con una forza immensa, è il Mediterraneo per eccellenza. Quando arriva uno straniero riesce a plasmarlo e poco dopo è sulle rive a ripetere gli antichi riti del gioco delle carte, striscia, bussa e poi via verso il mare, tira, molla. Zara era sempre un crogiuolo di popoli, oggi l’italianità la difendono gli albanesi di Borgorizzo perché lì non conta il passaporto ma la consapevolezza che la Dalmazia non è Balcani e non è Danubio: è il mare di Barba Frane e Barba Mate e Barba Toni”.

La carriera nel mondo della moda la deve alla sua famiglia, alla capacità di aver saputo fare squadra, in particolare con la moglie Rosita, poi con figli e nipoti. “Loro – sottolinea – hanno imparato tutti a nuotare e a pescare in Dalmazia, lì si sentono a casa. Per anni s’andava d’estate su un’isolotto di fronte a Lesina, con tanti amici, le barche: non c’era acqua ma si beveva vino, il dalmata non si dà pensiero, sa che la vita corre e lo trascina, la lascia fare. Molte volte, scherzando, dico ai miei che abbiamo ereditato tutti la proverbiale pigrizia dalmata, ma è così, per ridere. I Dalmati vivono di mare, un elemento imprevedibile, non serve l’ansia del domani, è lui che governa e se vuole ti lascia andare, altrimenti ti tiene stretto, prigioniero della terraferma che è isola o continente, roccia che non dà da vivere ma infonde forza e voglia di conoscenza. La mia famiglia è orgogliosa di avere radici in quella terra, sa che i miei erano di Ragusa e Capocesto, che Tommaseo scriveva lettere a mio nonno, io ne conservo le fotocopie”.

Ma la Dalmazia, come accoglie Missoni? “In modi diversi. Le prime volte ero un turista. Poi, con le operazioni medianiche che non conoscono confini hanno imparato a conoscermi e mi chiedevano se dovevo lavorare molto per continuare ad avere successo. Io rispondevo da Dalmata: quanto serve; e loro annuivano per dirmi che erano d’accordo”.

La cittadinanza onoraria di Trieste, se l’aspettava: “Francamente no, ma ne sono felice, è una bella sensazione, come quando un amico si rammenta di te, ti chiama e ti costringe a ricordare momenti pieni di sogni ma anche di incertezze, di speranze e di progetti. C’era la gioventù e tutto diventava possibile”.

Ritiro della cittadinanza onoraria, a data da destinarsi, certamente sarà un avvenimento che Trieste seguirà con grande affetto.

Rosanna Turcinovich Giuricin

 

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