Incontrare il Papa a Roma in un’udienza generale, con posti riservati. La lista d’attesa è lunga ma la pazienza premia. Così il Gruppo Ecumenico Cristiano-Ebraico di Milano, guidato dal fiumano-dalmata Padre Sergio Katunarich, che ha coinvolto altri conterranei in questo viaggio, è riuscito a realizzare il tanto desiderato progetto mercoledì 7 novembre. I partecipanti hanno potuto seguire l’udienza in P.zza San Pietro, alcuni dai posti di prima fila – Guido Brazzoduro, Vicepresidente della Federazione degli Esuli ed Edda Serra del Centro Studi Biagio Marin di Grado-Trieste – mentre Padre Sergio Katunarich e l’artista Juri Tilman (che ha donato al Papa un bronzetto dell’Imperatore Costantino) l’hanno incontrato personalmente.
Nel gruppo anche Daria Garbin del CDM di Trieste, spalatina, autrice di un volume fresco di stampa intitolato “Salona negli scavi di Francesco Carrara” che è stato regalato al Santo Padre. Quale sorpresa quando la Garbin si è resa conto che il Papa aveva voluto dedicare le sue riflessioni del mercoledì con i fedeli, ad una personaggio come San Girolamo nato a Stridone in Dalmazia nel 347 dopo Cristo.
Ed è proprio la Garbin a farci questo racconto: “Alle 10.30, la Piazza San Pietro era gremita di fedeli arrivati da tutto il mondo, che già dalle 8.30 attendevano composti di vedere il Padre della Chiesa Latina. Ad un tratto dagli altoparlanti le solenni note di un organo annunciavano l’imminente arrivo del Papa. Dopo solo qualche istante s’avvertiva un leggero brusìo all’angolo destro della piazza, poi grida di gioia e l’alzarsi di centinaia di braccia verso l’alto, verso il cielo. Sullo schermo panoramico appariva la macchina bianca affiancata dalla scorta. In piedi, il Papa salutava le ali di fedeli che accompagnavano il suo passaggio. Il Papa si portava quindi davanti a San Pietro e dopo le parole introduttive di saluto, iniziava a leggere l’Epistola di San Paolo a Timoteo tradotta simultaneamente in cinque lingue”.
Che cosa succede al momento della Catechesi? “Dice di voler richiamare l’attenzione dei 40.000 pellegrini che gli stanno di fronte sulla figura di San Girolamo, traduttore della Bibbia, e Patrono della Dalmazia, nato a Stridone, località che non esiste più, nel 347. Immaginare la nostra emozione”. In un lavoro di ricerca sui personaggi illustri della Dalmazia, Daria Garbin ha già avuto modo di esplorare l’opera e la figura di San Girolamo del quale il Papa ha ricordato il carattere difficile e focoso (“da vero Dalmata”!). Perché questa figura è così importante per il cristianesimo?
“San Girolamo è nato da una famiglia cristiana, nel 366 viene battezzato ed ha inizio la sua vita ascetica. Si trasferisce ad Aquileia all’epoca del vescovo Valeriano: e qui nasce la sua vocazione d’eremita. Raggiunge la Terra Santa e si rifugia nel deserto continuando i suoi studi di greco ed ebraico ed iniziando la trascrizione dei codici. Nel 382 torna a Roma, su richiesta di papa Damaso che lo vuole come consigliere e segretario personale. In tale veste viene incaricato di tradurre la Bibbia. Matrone e nobildonne romane lo scelgono come maestro perché le guidi nella conoscenza e nella fede in Cristo. Quando nel 385 muore papa Damaso, Girolamo abbandona Roma diretto verso Oriente: va prima in Terra Santa, poi prosegue per l’Egitto e si stabilisce, infine, nel 386 a Betlemme. Lì, con l’aiuto della nobildonna Paola, fonda un monastero, un convento ed un ospizio per i pellegrini che si recano in Terra Santa. A Betlemme Girolamo vivrà fino alla sua morte. Nella città di Gesù il santo dalmata svolge un’intensa attività di traduttore, si oppone energicamente alle eresie, insegna cultura classica e cristiana ai giovani allievi ed ai pellegrini.
Il suo lavoro rimane una pietra miliare nella storia della Chiesa latina e della cultura occidentale. Ha lavorato a lungo sui quattro Vangeli e su una parte del Vecchio Testamento mettendo a confronto le varie traduzioni delle Sacre scritture con il testo originale della Bibbia per evolverne la conoscenza. La sua traduzione della Bibbia, nota col nome di Vulgata, è stata accettata dal Concilio di Trento come versione definitiva delle Sacre Scritture, e come tale rimane il testo ufficiale della Chiesa latina.
“Che cosa possiamo imparare da San Girolamo?” – ha voluto sottolineare il Papa a conclusione della Catechesi. “…ad amare la parola di Dio nella Santa Scrittura e vivere in contatto con la Parola di Dio, cercando di imparare da Essa quelle verità che vivono in eterno”. Perché il quotidiano – commenta – è passeggero, mentre la Parola di Dio e la verità del Verbo trascendono il tempo della vita terrena.
Alcuni gruppi di fedeli, dopo il saluto dei cardinali nella lingua della terra di provenienza, hanno intonato un brano della propria tradizione cattolica, mentre un’ orchestra giunta dalla Polonia, ha tenuto un breve concerto. Le preghiere e la benedizione del Papa hanno posto termine, pochi minuti prima di mezzogiorno, alla santa messa.
“Il gruppo si è sciolto, un po’ frastornato, per continuare la visita in San Pietro o scivolare nel caotico quotidiano della Città Eterna con la soddisfazione, per noi adriatici, di aver colto un altro segno di quel comune sentire che trae origine dai nostri uomini migliori”.
Rosanna Turcinovich Giuricin