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Archivio di Pola a Gorizia: le vicissitudini (Arena di Pola 30 set)

Grazie ad una emergenza climatica, nel 1995-96 furono messi al sicuro su scaffali ed in ambienti più asciutti i contenitori dell’archivio polese, dove rimasero, però, per altri cinque anni fino a che l’attenzione dei media fece conoscere l’esistenza di quelle carte partite da Pola nei primi mesi del 1947 per volontà del C.L.N di Pola.

Circa 45 casse ‒ il numero esatto per ora non è conosciuto ‒ partirono sul Toscana e approdarono a Venezia, dove rimasero custodite in due magazzini della Gondrand.

Il committente di questo materiale era ‒ la cosa si riuscì a leggere dopo mezzo secolo sulle casse stesse ‒ il Comitato Assistenza per l’Esodo della Città di Pola. Dopo diversi anni di discussione su cosa farne, venne deciso di trasferire il tutto a Gorizia, perché non poteva essere acquisito da Venezia.

La vera ragione riguarda la sfera delle ipotesi, come quella dell’ex sindaco di Gorizia Pasquale De Simone che, come ebbe a dichiarare, non ne sapeva nulla dell’esistenza di tale archivio: «forse per questo motivo (la presenza nella provincia goriziana degli esuli era alquanto consistente: più di 12mila anime. N.d.A.) l’archivio è arrivato qui. Qualche mio concittadino avrà probabilmente voluto conservare la storia della nostra città».

Il 26 giugno 1953 la Gondrand effettua nella massima riservatezza il trasferimento di tutte le casse a Gorizia in una sala attigua alla Corte d’Assise. Il costo del trasloco venne addebitato alla Direzione Generale del Tesoro. Il mittente fu il Prefetto e/o la Delegazione italiana alla Commissione mista per la ripartizione degli archivi in concerto con l’Ufficio per le zone di confine del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il destinatario fu il Sindaco di Gorizia e chi prese in consegna il materiale fu il Cancelliere dell’Ufficio di conciliazione Carlo Armentani (che fu anche funzionario del Comune di Pola) d’accordo con il Giudice conciliatore Antonio Laganella.

A sovrintendere tale trasloco fu l’ispettore degli Archivi Emilio Re. Il sindaco allora era Ferruccio Bernardis, che era a conoscenza dell’esistenza del Fondo e del suo trasloco a Gorizia. Da allora le casse furono «dimenticate » per 50 anni: nemmeno i sindaci successivi di Gorizia sapevano di tale
presenza compreso, come detto, Pasquale De Simone, originario di Pola che all’epoca del sindaco Bernardis era consigliere comunale ed in seguito sindaco di Gorizia dal 1972 al 1980 e per anni direttore dell’“Arena di Pola”.

Nel 2002 furono, quindi, fatti emergere dagli scantinati del Comune goriziano i contenitori e i tomi dell’anagrafe: furono molti di meno degli originari 45 e si pensò che la rimanenza fosse andata al macero, ma non fu così. Il loro contenuto fu, in data imprecisata, distribuito tra il Tribunale e l’Archivio di Stato ed il resto rimase negli scantinati del Comune. A differenza degli altri due enti statali (Tribunale ed Archivio di Stato) che custodiscono parte del Fondo Pola che ebbero da subito l’obbligo di legge alla catalogazione e alla cura delle carte in modo da poter essere, dietro richiesta, consultate, il Comune goriziano dovette affrontare il gravoso problema della custodia e, specialmente, dell’archiviazione. Tale problema sembra essersi risolto con l’arrivo dei fondi economici necessari al riordino del materiale: tale impegnativo lavoro di catalogazione e la sua locazione definitiva è in corso e dovrebbe (il condizionale è d’obbligo)
essere catalogato e messo a disposizione degli studiosi, sala di consultazione compresa, tra qualche mese.

Grazie all'interessamento di Rodolfo Ziberna (Consigliere del LCPE) e del responsabile dell'ufficio statistica del Comune Sergio Cosma e l'aiuto dell'archivista Stefano Dall’Oglio, mi è stato concesso di consultare in anteprima parte del materiale, che mi è servito per completare, dal punto di vista statistico, il mio studio sulla storia demografica di Pola di prossima pubblicazione.

Olinto Mileta Mattiuz

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