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”Archiviati i fantasmi del Novecento” (Il Piccolo 17 dic)

Il dibattito per la presentazione dell’ultimo libro di Stelio Spadaro “L’ultimo colpo di bora” si è svolto in un’atmosfera idilliaca che a Trieste sarebbe stata impensabile fino a qualche anno fa: la platea della sala conferenze del museo Revoltella ha assistito senza batter ciglio al confronto sui momenti più tragici della storia cittadina tra l’autore, il segretario provinciale del Partito democratico Roberto Cosolini e il sindaco Roberto Dipiazza.

Un incontro tra oppositori che un tempo sarebbe forse sfociato in un alterco e che ieri invece si è svolto in assoluta tranquillità. «È merito dei progressi che Trieste ha fatto per conciliarsi con il passato – ha affermato Spadaro, ribadendo la tesi esposta nel suo volume – e per recuperare il patriottismo democratico degli Stuparich e dei Marzari, che è il dna della città».

Il dibattito, moderato dal caporedattore del Piccolo Fulvio Gon, è stato un’occasione per Dipiazza di ricordare gli esordi in politica e il suo rapporto, spesso difficile, con una città dalla memoria non pacificata: «Conoscevo poco la storia drammatica di queste terre – ha detto – e al mio insediamento come sindaco di Trieste nel 2001 trovai una forte contrapposizione: un clima che in principio mi fece quasi dimettere dal mio incarico. In seguito capii che dovevo invece impegnarmi per unificare la città: il risultato è che oggi in città si può parlare di tutto».

Un percorso non privo di incidenti, come ha ricordato anche il sindaco: «Una volta in Risiera volevo concludere il mio discorso con “onore ai martiri della Risiera” e invece dissi Foibe – ha affermato – e fui salvato dal pubblico dai sindaci dell’altipiano: oggi però in Risiera non ricevo più fischi ma un, forse timido, applauso».

Secondo Cosolini il cambiamento è stato reso possibile nel corso dei decenni da persone che ebbero un rapporto dialettico con il consenso, «persone come Spadaro, con il coraggio di fare scelte a volte impopolari». «Spadaro – ha detto il segretario del Pd – giocò un ruolo chiave nella storia di Trieste: «E’ stato promotore della candidatura di Riccardo Illy a sindaco nel 1993; si è battuto per il riconoscimento di una tradizione politica erede degli ideali mazziniani e ci ha ricordato il prezzo altissimo che questa città ha pagato ai totalitarismi».

Secondo Cosolini è anche grazie Spadaro se la sinistra triestina fu all’avanguardia: «Già negli anni ’80 l’allora Pci pensava a Trieste come a un’opportunità e non come a un problema». Ciononostante oggi non mancano nodi da sciogliere: «A destra, ma anche a sinistra – ha affermato Cosolini – c’è ancora chi si arrocca su posizioni perdute: cercheremo di farli evolvere o di fare a meno di loro».

Spadaro ha concluso la conferenza sottolineando l’importanza degli ultimi quindici anni per la maturazione di questo processo: «I sindaci Illy e Dipiazza hanno il merito di aver messo da parte il manicheismo che lacerava Trieste – ha detto -, ora si tratta di consolidare l’uscita dal ‘900 triestino: in questo senso il mio libro non è un libro di storia, ma di prospettiva». Spadaro vede le vicende giuliane come una risorsa per la coscienza nazionale: «Sin dall’inizio la realtà giuliana aveva tanto da insegnare – ha detto – lo scrisse Stuparich in una lettera agli insegnanti italiani». Secondo l’autore di ”L’ultimo colpo di bora” i momenti fondanti di questa storia democratica e patriottica i sono tre: «Il Cln triestino e i fatti del 30 aprile ’45, gli esordi della Lista per Trieste, e il discorso di unità cittadina iniziato da Illy».

Giovanni Tomasin

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