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ANVGD Trieste commemora il Beato Don Bonifacio

Parlare di Don Bonifacio, nel centenario dalla nascita, significa ricordare la bontà di un uomo che ha pagato con la vita la sua fede, la dirittura morale, l’abnegazione, in senso di giustizia, in momenti in cui l’Europa era percorsa dai venti di guerra  e l’ideologia  dettava leggi e regole assurde nella loro tragicità.
Per ricordare l’uomo e il sacerdote, venerdì 7 settembre, alle ore 18, ANVGD e CDM, organizzano un incontro presso il Centro Pastorale Paolo VI (Via Tigor 24/1) dedicato alla “Commemorazione del Beato Don Francesco Bonifacio, Sacerdote e Martire”. A parlarne sarà Mons. Ettore Malnati, dopo l’introduzione del Consigliere regionale, Bruno Marini ed il saluto di Renzo Codarin, Presidente dell’ANVGD Comitato provinciale di Trieste e del CDM.


Le due sigle avevano già promosso nel 2003 iniziative analoghe e la presentazione dei Quaderni del CDM a cura di Sergio Galimberti, volume dedicato alla figura ed all’opera di don Francesco Bonifacio. A questa erano seguite altre iniziative fino alla notizia della sua beatificazione del 4 ottobre 2008 in una Cattedrale di San Giusto gremita di fedeli. 


Francesco Bonifacio nacque a Pirano il 7 settembre 1912, secondogenito di sette tra fratelli e sorelle. Di famiglia semplice e povera, avverte fin da bambino la vocazione al sacerdozio ed entra nel Seminario di Capodistria nel 1924. Viene ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Giusto il 27 dicembre 1936. Il primo breve incarico lo svolge nella stessa Pirano. Poi vicario parrocchiale a Cittanova e quindi, nel 1939 curato nella Curazia di Villa Gardossi che conta circa 1300 anime in tante piccole frazioni o casolari sparsi su un territorio collinare tra Buie e Grisignana.


Negli anni difficili dopo l’8 settembre 1943, la popolazione dell’Istria, stretta tra gli occupatori tedeschi e il fronte titino di liberazione, vive momenti di grossa difficoltà e don Bonifacio si prodiga per soccorrere tutti, per impedire esecuzioni sommarie, per difendere persone e cose. Negli anni dell’amministrazione jugoslava, la propaganda antireligiosa viene sostenuta a tutti i livelli. Il servizio pastorale di don Bonifacio viene fortemente limitato, ma lui non desiste: è un leader naturale che polarizza attorno a sé la popolazione, soprattutto i giovani. È un prete scomodo e perciò deve essere eliminato.


L’11 settembre 1946, dopo essersi recato a Grisignana per la confessione, ritorna verso casa. Lungo la strada – come confermato da parecchi testimoni – viene avvicinato e fermato da alcune guardie popolari e da alcuni soldati jugoslavi. Poi spariscono nel bosco. In don Francesco Bonifacio, uomo buono e pacifico, si volle colpire il pastore d’anime. Venne ucciso in odio a Dio e alla Sua Chiesa e per la fedeltà al suo sacerdozio e al suo ministero.

 

da www.arcipelagoadriatico.it

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