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ANVGD: i giovani sul cammino degli anziani (Voce del Popolo 30 nov)

VARESE – Lucio Toth riconfermato presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia. Cala così il sipario sul Congresso 2009 dell’ANVGD, con il rinnovo delle cariche, dopo tre giornate a Varese all’insegna della convivialità, dell’incontro e di un dibattito di schietto confronto nel quale non si sono risparmiate critiche e considerazioni, ma anche con un’analisi lucida dello stato delle cose, soprattutto nei rapporti tra i comitati e la sede centrale.

Per la prima volta l’appuntamento, che si svolge ogni tre anni per il rinnovamento delle cariche, si è tenuto fuori Roma, in quel di Varese dove i congressisti sono stati accolti dalle autorità locali, dai rappresentanti comunali (i sindaci di Varese e Busto Arsizio), provinciali, regionali, d’arma e del mondo della scuola, esuli eccellenti tra cui Ottavio Missoni e Licia Cossetto accolta con un lungo applauso. Venerdì pomeriggio il primo intervento del presidente Lucio Toth rivolto anche alle autorità, nel quale racconta il lungo cammino dell’associazione, il rapporto nuovo con il governo dopo il Giorno del Ricordo e si sofferma sui valori di un associazionismo che si basa sul ricordo e sul rispetto del dolore degli Esuli, vale a dire sulla storia di un popolo dalle vicende della seconda guerra mondiale ad oggi, ma che intende crescere ribadendo la legittimità di una cultura antica ed aperta a nuove mete, compresa l’evoluzione dei rapporti con la comunità italiana per il mantenimento della presenza italiana nelle terre abbandonate dalla gran parte del suo popolo dopo il 10 Febbraio 1947.

ESPLODE LA TENSIONE La serata prosegue con il momento conviviale, gli istriani, fiumani e dalmati “coccolati” da Sissi Corsi, presidente del Comitato ANVGD di Varese che ha organizzato con la sede centrale (Fabio Rocchi e Patrizia Hansen) un evento curato nei minimi particolari che rimarrà nella storia (a detta degli stessi partecipanti). Ma pur nei canti che si intrecciano nella sala barocca di Villa Recalcati, resiste una tensione che esploderà la mattina dopo quando la smania di esternazione rende intolleranti anche alla lettura dei messaggi d’augurio che sono tanti ed estremamente importanti, dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al presidente del governo, Silvio Berlusconi, e ad una lunga lista di ministri e sottosegretari che in vario modo hanno allacciato rapporti stretti con il mondo dell’esodo negli ultimi anni, anche grazie al tavolo di concertazione stabilito in quest’ultimo anno. Nonostante si tenti di sminuire questo fatto, rimane uno dei maggiori risultati di questi ultimi tempi.

Lo ricorda ancora una volta Toth nel suo intervento nel quale non risparmia commenti sulla profonda amarezza determinata dalle divisioni all’interno dell’associazione che hanno avvelenato i tre anni di attività dell’ANVGD, vale a dire dall’ultimo congresso di Roma. Subito dopo quell’evento un nutrito gruppo di persone aveva deciso di costituirsi in Comitato a Torino per convogliare in un’unica struttura persone dissenzienti alla linea della “casa madre”. In effetti la discordia nasceva dall’accusa di aver usato i “pizzini” come suggerimento di voto al congresso stesso.

L’AMAREZZA DEGLI «ESCUSI» L’amarezza e la frustrazione degli “esclusi” aveva generato immediatamente un atteggiamento di aperta contrapposizione alla dirigenza, accusata di non essere riuscita ad ottenere risultati concreti, con l’uso del “pugno”, sui grandi temi delle rivendicazioni degli esuli: indennizzi, restituzioni, case popolari, scuola, anagrafe e così via.

“Non per incompetenza – ribadisce Toth. Questo non lo accetto”. E si scaglia contro chi per ribadire la propria frustrazione perché al di fuori della “stanza dei bottoni” usa offese personali pesanti all’indirizzo dei singoli, seminando indignazione e dolore. Negli interventi arrabbiati di un primo gruppo di consiglieri, piovono accuse, va cambiato tutto, soprattutto i vertici che – rilevano – non si sono occupati sufficientemente delle problematiche dei comitati, non sono riusciti ad ottenere risultati tangibili. Nella quarantina di interventi, si palesano frustrazioni antiche, dovute alla consapevolezza di ritardi e disattenzione, dimenticanze e indifferenze di un’Italia che ha preferito tacere e dimenticare. Una rabbia diffusa che viene convogliata in un unico punto, più facile accusare i singoli che riconoscere delle sconfitte. Alla fine è un cane che si morde la coda, un circolo vizioso che non permette di uscire dalla sofferenza.

UN MONDO NUOVO Come spesso succede, dalle ceneri rinasce la vita. I nuovi dirigenti dei Comitati sparsi in varie parti d’Italia, figli e nipoti degli esuli fanno sapere – alcuni alla loro prima partecipazione al Congresso – che intendono impegnarsi per continuare sul cammino tracciato dagli anziani che hanno lasciato perché passati a miglior vita o perché hanno deciso, ad un certo punto, di consegnare ad altri, a persone di loro fiducia, le redini del comando. Persone che, visto la loro giovane età, hanno raccolto le testimonianze dell’esodo in famiglia, ma hanno conosciuto i luoghi d’origine dei genitori e dei nonni durante le vacanze estive, hanno vissuto l’esperienza dei ritorni, hanno allacciato rapporti con i giovani figli dei rimasti, parenti e conoscenti, dialogano su internet con queste realtà, aderiscono su Facebook alle iniziative dei singoli gruppi di dibattito, vanno nelle scuole a parlare ai giovani, organizzare serate ed incontri con grande disinvoltura ed entusiasmo. Un modo nuovo, insomma, perplesso e confuso di assistere a divisioni e contrapposizioni, alla rabbia di chi non riesce ad avere maggiore potere e voce in capitolo e alla frustrazione di chi deve guidare un’associazione, la maggiore nel mondo degli esuli, in un clima di diniego. Alla fine gli argomenti sono labili, marginali, localistici e non innescano un dibattito diffuso, ognuno espone il proprio problema come tema centrale. Nonostante l’appello all’unità, nessuno recede dalle proprie posizioni. Poche le proposte di politica generale, anche se le più applaudite: la creazione di una Fondazione o Onlus nella quale convogliare gli interessi degli esuli, dall’editoria agli eventi, l’organizzazione di un raduno di tutti gli esuli, un unico giornale, rapporti con i rimasti e così via.

LE METE SONO COMUNI Alla fine della seconda giornata, viene consegnata un’unica lista elettorale di 31 nomi per il rinnovamento delle cariche. Una parte considerevole della cosiddetta “opposizione” lascia il Congresso che non è riuscito a compattare le posizioni, ma nei risultati finali risulta che alcuni nomi sono stati inseriti nella lista aperta a conferma della volontà dei delegati di estendere la partecipazione per continuare il dialogo in una realtà che non può rinunciare a nessuno dei suoi componenti se vuole raggiungere dei risultati e proiettarsi verso il futuro. Nomi storici dell’associazionismo vengono così recuperati nella consapevolezza che al di là degli atteggiamenti le mete sono comuni come l’appartenenza e il desiderio forte di mantenere una presenza. Bisogna continuare.

Rosanna Turcinovich Giuricin

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