Promossa. Anzi autopromossa. E con il massimo dei voti. Centodieci e lode. 110 è il numero che caratterizza quest’anno la stagione dello Stabile Sloveno di Trieste, il cui cartellone 2012/13 è stato presentato ieri. 110 sono anche gli anni che ci separano dalla nascita del più importante organismo culturale della comunità, visto che nel 1902 venne fondata la Società Filodrammatica Slovena, nucleo originario dell’attuale istituzione. E gioca spiritosamente su quella cifra, la campagna di promozione e abbonamento che ha preso appena il via, con gli attori della compagnia stabile fotografati in eleganti abiti di gala, a festeggiare una stagione che vuole essere anche “solenne”.
Del resto, a testimoniare l’importanza dell’occasione ieri c’erano tutte le istituzioni, dal sindaco di Trieste al console generale di Slovenia Solenne, ma improntata al cambiamento, visto che il teatro che rinnova il proprio staff artistico, congedando il gruppo di lavoro che lo aveva accompagnato negli scorsi mesi, e accogliendo il nuovo direttore, Diana Koloini, proveniente dallo Cankajev Dom di Lubiana e affiancata dal consulente pro-tempore Danijel Malalan. I due nuovi “architetti”, assieme al presidente Maja Lapornik, hanno presentato un cartellone che rende più ampia la scelta dei generi (la prosa si confronta sempre più spesso con cinema, musica, danza, poesia e letteratura), ma sceglie anche la strada provocatoria di un programma ‘speciale’ (non a caso la scelta è caduta sul rosso, rispetto ai più morigerati programmi verde e blu) con spettacoli d’impatto più forte e – si spera – più controverso, come si legge ad esempio in uno dei titoli, “Kurba-Puttana” della scrittrice e disinibita opinionista croata Vedrana Rudan.
Per palati meno avventurosi, il programma di base mette in fila 6 titoli (sempre sopratitolati in italiano), che rappresentano buona parte dell’impegno produttivo della formazione locale. “Esercizi di inquietudine” del poliedrico drammaturgo sloveno Vinko Moederndorfer aprirà la stagione 9 novembre. Gli faranno seguito “Il cuore nel pozzo”, risposta “teatrale” alla fiction televisiva italiana sulle foibe, che sette anni fa fu motivo di polemiche, anche internazionali. “Burundanga”, testo dello scrittore catalano Jordi Galcerán.
Un lavoro di Peter Hanke dedicato alle proprie origini e alla comunità slovena della Carinzia (“Ancora tempesta”). La rivisitazione che il regista Igor Pison farà della “Mahagonny” di Brecht e Weill. Un thriller teatrale tratto dal film di Hitchcock, “I 39 scalini”, diretto da Jasa Jamnik. Completati dallo “spettacolo premio” che il teatro riserva ai propri abbonati, “Bene finisce bene”, nato dal laboratorio di creatività teatrale che Alessandro Marinuzzi ha ideato in una joint-venture tra Stabile Sloveno e Stabile FVG. Verde, blu e rosso, come si diceva, sono i percorsi aggiuntivi (4 spettacoli ciascuno) che possono essere consultati sul sito www.teaterssg.com
Roberto Canziani
“Il Piccolo” 2 ottobre 2012