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Adriatico, dai bragozzi ai piroscafi un secolo di marineria

Trieste. Un viaggio lungo un secolo nella storia della marineria triestina, dagli inizi dell’Ottocento sino alla fine del primo conflitto mondiale. Sono state già parecchie centinaia le persone che hanno visitato la mostra “Il Porto, le navi e gli armatori dal 1818 al 1918” allestita nella Centrale idrodinamica in Porto Vecchio. Un viaggio che passa attraverso pannelli che raccontano la storia delle compagnie di navigazione, ma anche disegni e fotografie d’epoca del Porto di Trieste e piani generali che permettono di esplorare l’interno di alcuni piroscafi. Ma il cuore della mostra è senza dubbio rappresentato da oltre sessanta modelli di navi e imbarcazioni. Riproduzioni realizzate in scala fedele all’originale, grazie all’estro di un manipolo di modellisti dell’Associazione Aldebaran che hanno utilizzato vari materiali, dal legno alla plastica fino alle stoffe.

 

Si tratta di esemplari unici, per la costruzione di ognuno dei quali ci sono voluti mesi di lavoro, per un valore di ogni singolo modello che va da alcune migliaia di euro fino a raggiungere cifre importanti che superano quota 50mila euro. Si va dalla riproduzione dell’«Arciduca Lodovico», il primo piroscafo del Lloyd Triestino costruito nel biennio 1836-37, passando attraverso la storia dell’«Austria», il primo realizzato in ferro nel 1865 dall’Arsenale. Un cenno particolare merita il «Pandora«, piroscafo con lo scafo in acciaio, destinato alle linee oltre Suez.

 

L’«Imperator» si caratterizza invece per essere stato il primo piroscafo del Lloyd con le sistemazioni di prima classe a centro nave e non a poppa, destinato alla linea celere tra Trieste ed Alessandria d’Egitto. Quasi seimila invece le tonnellate di stazza lorda per l’«Oceania», costruito per i servizi emigranti del Sud America e poi trasformato in nave ospedale. Il «Thalia» del Lloyd Austriaco divenne yacht di lusso dopo i lavori dell’Arsenale di Trieste nel 1907. Non può passare inosservata la sagoma del «Martha Washington« che faceva servizio sulla rotta tra Trieste e New York e che fu distrutto da un incendio nel 1934. Infine ecco il «Gablonz», costruito nel 1912 dal cantiere San Rocco a Muggia, quasi 9 mila tonnellate di stazza lorda, che navigava sulle rotte dell’India e dell’Estremo Oriente e che affondò al largo di Tripoli nel 1943.

 

Non mancano nella rassegna i modelli delle barche più diffuse nell’Adriatico, dalla “Brazzera”, tipica delle coste di Istria e Dalmazia, al “Trabaccolo”, imbarcazione robusta di grande capacità di carico, per finire con il “Bragozzo”, barca da pesca di origine chioggiotta, anche nella versione con motore ad elica.

 

Pierpaolo Pitich

“Il Piccolo” 1 ottobre 2012

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