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A Roma il Giorno del Ricordo con gli Esuli e le istituzioni

Il 10 febbraio, nonostante il vento gelido, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno ha posto la corona di alloro all’Altare della Patria in memoria dell’Esodo della popolazione della Venezia Giulia e dei martiri delle foibe alla presenza della prof.ssa Donatella Schürzel, presidente del Comitato Anvgd capitolino, e di una delegazione delle associazioni degli esuli. L’emergenza maltempo ha fatto rinviare la celebrazione ufficiale del Giorno del Ricordo al 6 marzo, nella sala della Protomoteca in Campidoglio.

 

La cerimonia, presentata dalla prof.ssa Maria Ballarin, vicepresidente del Comitato di Roma, si è svolta in un clima di solennità e intensa partecipazione, alla presenza di 120 studenti dei licei della Capitale e dei loro professori che hanno partecipato alla quarta edizione del viaggio organizzato dal Comune a Trieste, Pola e Rovigno, proprio nel mese di febbraio. Era anche presente una classe del liceo italiano di Fiume accompagnata dalla preside, prof.ssa Ingrid Sever.

 

Subito dopo l’ingresso nella sala del gonfalone della città, decorato con medaglia d’oro, il coro della Polizia Municipale, diretto dal Maestro Sinceri, ha aperto la cerimonia eseguendo l’Inno nazionale e il verdiano Va’ Pensiero. Il presidente dell’Assemblea Capitolina Marco Pomarici ha introdotto l’evento, mettendo in rilievo il dovere civile della memoria storica da parte di una comunità nazionale che voglia essere consapevole della propria storia e sappia progettare saggiamente il futuro.

 

Subito dopo il prof. Stefano Zecchi, ordinario di Estetica all’Università Statale di Milano, più che presentare il suo toccante libro Quando ci batteva forte il cuore, ha voluto comunicare quanto di personale vi è in esso e quali sono state le motivazioni che lo hanno spinto a scriverlo. Ha rimarcato la responsabilità dello Stato italiano di tacere sulla vicenda della sconfitta in guerra e delle sue conseguenze; è tornato ai suoi ricordi d’infanzia, quando a Venezia vedeva scendere dai battelli in riva degli Schiavoni gli esuli con le loro poche cose. Ha soprattutto accentuato la centralità della figura del padre, custode della memoria della famiglia e, perciò, del popolo. Il venir meno del ruolo paterno nella società ha causato la perdita delle radici e dell’appartenenza alla storia comune. Tre studenti del Liceo Scientifico Blaise Pascal di Pomezia hanno letto brevi brani del libro, mentre alcune studentesse di tre delle scuole romane hanno riportato le loro impressioni sul viaggio del Ricordo.

 

A conclusione di questa prima parte della cerimonia, l’assessore all’Educazione e alle politiche sociali, Gianluigi De Palo, ha confermato il valore del viaggio che gli studenti romani compiono da quattro anni a Trieste, Fiume e in Istria come momento di approfondimento di tematiche storiche complesse, che portano ad una crescita personale dei ragazzi e ad una loro maggiore consapevolezza della storia nazionale.

 

Le testimonianze di due esuli, il Signor Plinio Martinuzzi e la Signora Fiorella Vatta hanno aperto la parte commemorativa dell’evento. Il signor Martinuzzi, esule da Albona, ha ricordato la bellezza della sua città e la nostalgia che ancora prova nel ricordarla. Il ritorno nel proprio paese è stato un evento amaro: rimangono i luoghi, i paesaggi, ma nulla più ricorda l’atmosfera che lì si respirava. Più che porre l’accento su eventi dolorosi personali, ha svolto una riflessione sull’insensatezza della violenza cieca che si è abbattuta su quelle terre, spazzando via, come foglie, un’intera comunità di gente normale e laboriosa. Più volte l’anziano esule ha ribadito l’inutilità delle contrapposizioni ideologiche che generano odi e rancori e ha sottolineato l’importanza del dialogo in ogni situazione della vita.

 

La signora Vatta di Pola ha parlato in modo assai discreto dell’esodo dalla sua città natale, preferendo soffermarsi sulle fasi della faticosa ricostruzione della vita sua e della famiglia prima a Firenze e poi a Roma, dove ha lavorato per molti anni come ostetrica.

 

Ha quindi preso la parola il delegato alla Memoria Federico Guidi, la cui nonna materna fu esule da Fiume. Guidi ha sottolineato «il dovere di preservare la memoria, assicurandola oltre il passaggio generazionale». Inoltre, ha auspicato la titolazione di una scuola della città a Norma Cossetto e la nascita di una casa della comunità giuliano-dalmata come antidoti al negazionismo sempre in agguato.

 

Il Consigliere De Priamo, da sempre vicino alla comunità giuliano-dalmata di Roma, ha brevemente ricordato la funzione di stimolo culturale data da quest’ultima alla città e ha auspicato la nascita di una Casa del Ricordo che le Associazioni chiedono da tempo.

 

Successivamente Lucio Toth, per molti anni instancabile presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha improntato il suo intervento su due tematiche: da un lato il ruolo di Trieste come città italiana dove si è compiuto il Risorgimento nel 1918 e «il riscatto dell’Italia come nazione libera e democratica nel 1954» e, dall’altro, il prezzo pagato per il raggiungimento di tale obiettivo cioè la perdita dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia e l’esodo dei suoi abitanti. Attraverso le commemorazioni ufficiali e il Viaggio del Ricordo in queste terre, che rendono consapevoli i connazionali di quanto accaduto, è possibile progettare un futuro di rapporti costruttivi e di amicizia con i paesi a Est dell’Italia, che ormai fanno parte integrante dell’Europa o si apprestano ad esserlo.

 

Con forza il Presidente Toth ha chiesto la Sindaco di Roma Capitale «quella Casa del Ricordo promessaci da tutte le ultime amministrazioni capitoline, perché ne abbiamo il diritto, come fattore essenziale e simbolo noi stessi dell’unità e dell’identità della Nazione, che in Roma ha il suo cuore antico».

 

Prima dell’intervento del Sindaco ha preso la parola la prof.ssa Donatella Schürzel, presidente del Comitato di Roma. Riassumendo gli interventi precedenti, ha ribadito l’importanza dei viaggi organizzati dall’Amministrazione capitolina, ha sottolineato la presenza costruttiva ormai da sessantacinque anni della comunità degli esuli a Roma, città più ospitale di altre verso la comunità dei profughi, ed ha chiesto la realizzazione della Casa del Ricordo come suggello di tale antico vincolo.

 

Ha infine chiuso la cerimonia il Sindaco Gianni Alemanno. Il suo è stato un discorso non di circostanza, ma deciso e impegnativo. «Le foibe fanno parte di una memoria condivisa: non possono essere ignorate, nè tanto meno oggetto di letture ideologiche. Non si tratta solo di ricordare il passato, ma di trarre dalla memoria indicazioni chiare per il presente e per il futuro». Accogliendo quindi le sollecitazioni in merito, il Sindaco ha ribadito la volontà di tener fede a quanto promesso sin dall’inizio del suo mandato, cioè di «realizzare la casa del Ricordo, possibilmente all’Eur, da consegnare alle diverse associazioni giuliano-dalmate, perchè custodiscano e trasmettano alle future generazioni il ricordo delle foibe e dell’Esodo».

 

L’ Ave Verum di Mozart, e l’uscita del gonfalone della città, hanno chiuso l’importante manifestazione.

 

Maria Ballarin

vicepresidente Comitato Anvgd Roma

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