Per la prima volta l’Università Ca’ Foscari di Venezia ha organizzato un evento per il “Giorno del ricordo dei martiri delle foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati”. A cura del Dipartimento di studi umanistici e di quello di studi linguistici e culturali comparati, giovedì 7 febbraio, presso l’Auditorium Santa Margherita, si è svolto l’incontro Venezia Giulia e Dalmazia. Il ricordo e la storia, rivolto agli studenti ed ai cittadini.
Tema dell’incontro è stato il racconto delle vicende delle due regioni. La prospettiva di lungo periodo, dall’antichità preclassica ai giorni nostri, ha evidenziato i fili conduttori dell’incontro, cioè la continuità storica delle regioni e delle comunità, e la loro collocazione nel cuore dell’Europa, centri della politica internazionale.
Dopo il saluto del prorettore Stefano Gasparri, Giovannella Cresci, docente di storia romana nell’Ateneo veneziano, ha presentato il Caput Adriae, terminale della via dell’ambra, gli abitanti delle regioni, dediti al commercio e considerati pirati; le guerre istriche da cui iniziò la romanizzazione dell’Istria, il suo inserimento nella Terra Italia augustea e la Dalmatia organizzata in provincia.
Le due regioni si collocarono nel cuore dell’impero romano; l’Istria si urbanizzò e fu attraversata da strade; avviata ad una rivoluzione economica, godette di un’osmosi culturale; la Dalmatia ebbe un ruolo importante negli ultimi secoli dell’impero, sino alle invasioni slave dell’Alto Medioevo.
Antonio Trampus, docente di Storia delle relazioni internazionali nello stesso Ateneo, è partito dal Placito del Risano dell’inizio del IX secolo, che mostra il passaggio dall’ordinamento romano bizantino a quello feudale carolingio e poneva l’Istria al centro della politica internazionale; ha poi discusso dell’età veneziana e della collocazione strategica delle regioni al centro del nuovo impero politico-commerciale, ma anche luogo di pirateria. Dopo la parentesi napoleonica le regioni entrarono nel nesso austriaco, sviluppandosi una nuova sensibilità nazionale e politica, come mostrano la “Dieta del Nessuno” e la lettera “Ai Dalmati” di Niccolò Tommaseo.
Bruno Crevato-Selvaggi, della Società dalmata di storia patria di Roma, ha illustrato le vicende del Novecento: lo sviluppo dei diversi nazionalismi, gli ultimi anni dell’Austria e l’esasperazione della lotta politica, il passaggio all’Italia, il fascismo di confine, la guerra, le due fasi delle foibe (illustrandone le interpretazioni storiografiche), le scelte di politica internazionale, Vergarolla, l’esodo, sino ad Osimo ed alla possibile ricomposizione dell’unità culturale e geografica delle regioni, frammentata nel Novecento, grazie all’Unione Europea ed a Schengen.
Ottavio Missoni, che avrebbe portato la propria testimonianza, ha dovuto a malincuore rinunciare per ragioni di salute.
(fonte Società Dalmata di Storia Patria 11 febbraio 2013)