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28 set – Dalla Croazia ci scippano anche i Santi?

Non bastava il filosofo italiano Francesco Patrizio da Cherso passato per grande croato e trasformato in Frane Petric. Non bastava Marco Polo spacciato per esploratore dalla bandiera a scacchi, naturalmente col nome di Marko Polic. Ora le autorità croate, di quel cattolicesimo nazionalista che ben conosciamo, pare vogliano mettere le mani anche sui nostri Santi.

Ci hanno provato di recente, con l'inquietante presenza della bandiera croata, dell’Ambasciatore croato presso la Santa Sede e del Console croato di Bari alla cerimonia tenutasi a Bitetto (BA) presso il Santuario francescano intitolato al Beato Giacomo Varingez, per la lettura solenne del Decreto papale che approva e riconosce le virtù eroiche del Beato.

Ma perché tanto clamore? Lo spiega la Sede nazionale dell’ANVGD in una nota di protesta inviata ai Francescani di Puglia, ma anche alle citate autorità croate e ai nostri sottosegretari Mantica (Esteri) e Giovanardi (Presidenza del Consiglio).

Il Beato Giacomo Varingez -spiega l’ANVGD- nasce a Zara da Beatrice e Leonardo intorno al 1400, quindi cittadino della Repubblica di Venezia, tant’è che viene battezzato in Santa Maria di Porto Salvo. La sua formazione culturale non può dirsi che italica se all’età di trent’anni, a conferma degli stretti rapporti tra le due sponde dell’Adriatico, sbarca sul suolo di Puglia per stabilirsi a Bitetto e trascorrere in terra pugliese tutto il suo fecondo mandato vocazionale. Anche nei secoli di storia devozionale successiva alla sua morte, sono unicamente i fedeli pugliesi a rappresentare il suo gregge inestinguibile”.

L’ANVGD rileva così che la Repubblica di Croazia, nata solo alla fine del XX secolo “non ha alcun nesso con le origini, la formazione culturale, la vita, le opere e la devozione del Beato Giacomo, che va considerato a tutti gli effetti e senza alcuna esitazione una santa figura della comunità cattolica italiana, così come lo è stato don Francesco Bonifacio, recentemente beatificato quale vittima in Istria dell’orribile violenza dei partigiani jugoslavi”.

La nostra Associazione coglie l’occasione per spiegare ai Francescani di Bitetto che da parte croata si stanno portando avanti azioni per “appropriarsi dell’identità culturale di alcuni personaggi storici italiani e veneziani, spacciandoli per esimi rappresentanti di una nazione nata solo pochi anni fa o quali fulgide figure di una cultura che, nei loro rispettivi periodi, si sviluppava in tutt’altra zona geografica e con assai diverso rilievo. Esempio ne sono i casi di Francesco Patrizi da Cherso, celebre filosofo italiano del ‘500 propinato come croato col nome di Frane Petric, e addirittura Marco Polo, definito grande esploratore croato col nome di Marko Polic”.

Nell’ipotizzare ironicamente il nuovo nome di Jakov Varindzec che potrebbe spettare al nostro Beato, la nota dell’ANVGD si chiude con l’auspicio che la prossima santificazione del Beato non si trasformi “in una beffa ai danni della storia sociale e cattolica italiana, che non ha certo bisogno di vedersi sottratta l’identità dei suoi uomini migliori in favore di inverosimili e fantasiose ricostruzioni necessarie solo ad alimentare esasperati nazionalismi”.

 

 

 

(Cerimonia per il Decreto papale sul Beato Giacomo Varingez: la bandiera croata esposta insieme a quella italiana e statunitense, quest'ultima a rappresentare i fedeli di Bitetto emigrati in America. E la bandiera croata cosa rappresenta?)

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