È uscita in questi giorni la ristampa del romanzo di Lucio Toth La casa di Calle San Zorzi, edita ancora da Sovera (Roma).
L’opera ha riscosso l’attenzione di qualificati critici, come Claudio Toscani, che su «l’Avvenire » l’ha recensita con favore. «L’autore – osserva Toscani – ha dettagliatamente memorizzato e ancor più finemente annotato cent’anni di vicissitudine, ponendo in un affresco di esperta potenza cromatica figure e ragioni, individui e popolazioni, comportamenti di singoli e strategie di Stati». «Il dramma delle foibe, ad esempio, dove leggi antiche di luoghi selvatici, segreti di civiltà solari, regni di innocente bellezza alpina, sarebbero diventati luoghi di morte, echi di orfici orrori e di sepolte barbarie».
Molti episodi si svolgono anche fuori dello scenario dalmato e quarnerino: a Roma, in Liguria, nell’Italia del nord, a Parigi o in luoghi più lontani, dove le vicende imprevedibili della vita portano i protagonisti.
«La perdita della casa –ha scritto nella sua recensione la storica Rita Tolomeo– è il segno più doloroso dello sradicamento di un essere umano e ciò che fa ancora più male è tornare nei luoghi in cui si è vissuti e vedere quella parte di noi ora abitata da altri, anche se questi sono in qualche modo legati da parentele lontane. E sembra impossibile che essi camminino in quelle stanze dove sono risuonati i nostri passi, si affaccino a quelle finestre da dove noi abbiamo guardato, aprano il portone di casa perché quello è il loro nido e non più il nostro».