insieme

25set/12.36 – Triangolare del Ricordo: gol e nostalgia

da Il Piccolo del 22 settembre 2011

 

Alla Fiumana la manifestazione dell’Anvgd. Le lacrime di Pamich, l’orgoglio di Benvenuti e l’emozione della Granbassi
Tutti attorno a Missoni: bello ritrovarsi tra amici

A Roma applausi anche alla Dalmazia e al Grion Pola
 

«Noialtri andavimo a far le gare nelle Marche. Se ciapava el vapor la sera, sette ore de mar, se gareggiava e se tornava». Ottavio Missoni arriva allo stadio Flaminio e attorno a lui è subito festa. Si siede su una poltroncina della tribuna e apre il libro dei ricordi. «Oramai gavemo solo quello, il ricordo. Però, xè bel ritrovarse tra tanti amici…» E racconta, il Tai, di quando era giovane a Zara, andava a veder giocare il Dalmazia e lui gareggiava nell’atletica leggera. «Di qua e di là del mar, e infatti mi iero campione marchigiano. L’idrovolante invece se lo cioleva per andar a Trieste. Ma iera picio, gaveva 7, 8 posti no me ricordo più». E adesso è qua, in una Roma baciata da un sole estivo che stringe decine di mani. Si avvicina una signora e gli sorride: «Mio papà era di Zara e mi raccontava sempre di lei». Lui sorride. «I ricordi, solo i ricordi ci sono rimasti. Ma almeno adesso la realtà la si conosce, dopo le mistificazioni del passato». (g.bar.)

 

dall’inviato Guido Barella

 

ROMA All’improvviso, nel vociare che anima lo stadio Flaminio in questo pomeriggio di fine estate, dal tunnel degli spogliatoi si alza un coro. È “La mula de Parenzo”. A cantare sono ragazzi giunti nella capitale da ogni angolo d’Italia e del mondo (dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Argentina, dal Sudafrica, dalla Svizzera…) per vestire le maglie delle squadre di calcio per le quali facevano il tifo i loro nonni. Maglie e squadre che da oltre 65 anni non esistono più. Quelle amaranto della Fiumana, verdi del Grion Pola, biancoblu del Dalmazia Zara. Loro, i ragazzi, sono pronti a sfidarsi sul rettangolo verde. E lo faranno con straordinario impegno, anche se magari la tecnica non è proprio sopraffina. Ma che importa, qua c’è da onorare il ricordo. Anzi, il Ricordo con la “R” maiuscola. Perché questo è il Triangolare del Ricordo, organizzato dalla presidenza dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dalla sua sezione Giovani. Alla fine vincerà la Fiumana (3-0 al Dalmazia e 4-0 al Grion Pola), davanti proprio al Grion, che ha battuto 6-4 dopo i rigori il Dalmazia, terzo. Chi ha vinto festeggia, chi ha perso sacramenta. Perché ci tenevano, questi ragazzi, eccome. «Significa – sorride in tribuna Nino Benvenuti, istriano di Isola – che continuano a sentire l’orgoglio di venire da quelle terre rispettate». Sì, l’occasione voluta dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha permesso a tanti campioni del passato, di origine istrodalmata, di ritrovarsi per un pomeriggio. E così in tribuna ecco anche, con l’istriano Nino Benvenuti, il dalmata Ottavio Missoni e il fiumano Abdon Pamich. E con loro, anche Margherita Granbassi, campionessa di oggi: «Il nonno era di Pisino – ricorda -. Venne a Trieste per studiare e a Trieste si fermò. Ma ho sempre sentito forte in famiglia questo senso delle radici istriane». Intanto, Abdon Pamich, oro nella marcia alle Olimpiadi di Tokio 64, ha gli occhi lucidi. «Domani sono 64 anni che io e la mia famiglia abbiamo lasciato Fiume – racconta -. Avevo 13 anni e là ho lasciato la mia giovinezza. Poi ci sono tornato, ma non era più la mia Fiume: sentivo parlare in dialetto solo tra qualche donna al cimitero…». Chi dovette andarsene, chi rimase. Ieri mattina, un convegno organizzato dalla Anvgd, sempre a Roma, “Lo sport giulano-dalmato in campo e nella storia”. Tanti interventi (anche quello di Emilio Felluga, da Isola, oggi presidente del Coni del Friuli Venezia Giulia), e tra questi la testimonianza di Sergio Delton, della Comunità italiana in Istria, a raccontare lo sport di oggi, praticato dai figli e dai nipoti di chi allora invece rimase. Intanto, Bruno Pizzul fa da voce narrante con il microfono in mano mentre vengono premiati i campioni istrodalmati di ieri. E Pizzul, friulano di Cormons, ricorda un particolare: «L’Ampelea, la squadra di Isola d’Istria, disputò la sua ultima partita proprio contro la mia Cormonese. Ed era una super squadra, l’Ampelea: poteva offrire come ingaggio ai giocatori un posto di lavoro nelle fabbriche di lavorazione del pesce!» Sul campo si festeggia la Fiumana e il più contento è Sergio Vatta, maestro di calcio di lungo corso: in verità è zaratino ma veste la tuta amaranto della squadra quarnerina, lui che sogna di veder rinascere davvero la Fiumana e vederla iscritta al campionato di Prima divisione, là dove giocava quando dovette sciogliersi. «Ma questa maglia amaranto la indossavamo anche quando giocavamo a calcio nei campi profughi. E la Federazione non voleva riconoscerci. Così come ancora oggi non vuole riconoscerci. Ma io non mollo». Applausi, medaglie, abbracci. Tramonta il sole di Roma anche sul Triangolare del Ricordo. Abdon Pamich è commosso: «E’ bello trasmettere ai giovani il nostro passato».

 

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