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25 feb – Sondaggio CDM-ANVGD GO/TS su foibe ed esodo

L’occasione della conferenza stampa al Comune di Trieste sul bilancio del Giorno del Ricordo è stata occasione di presentazione dei risultati dell’indagine campione sulla percezione degli italiani sui significati del Giorno del Ricordo, al quale ha recentemente risposto un campione di 1000 persone intervistato per un breve questionario commissionato dal Centro di Documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e dalle sezioni provinciali di Trieste e Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Il test, presentato nei dettagli dal curatore della ricerca, Massimo Lombardo, dal titolo “Le foibe: percezione e conoscenza”, ha analizzato i dati relativi ad un campione composto da 600 soggetti maggiorenni del Friuli Venezia Giulia e da 400 provenienti invece dal resto d’Italia, equamente suddivisi per genere e fasce d’età. 

Il questionario, redatto con la collaborazione dell’Istituto di ricerche statistiche Alan Normann, ha rivelato un quadro di maggiore conoscenza di alcuni fenomeni, come la natura precisa di cosa sono state le foibe, mentre molta più confusione è emersa  interrogando il campione sulle possibili cause dell’esodo. Tra le differenze interne ai soggetti, gli anziani sono risultati quelli più informati, mentre, tra le altre fasce d’età, le opinioni sono via via meno dettagliate su entrambi i fenomeni al calare dell’età.

Veniamo alle domande proposte. “Se legge o sente la parola “foibe” era il primo quesito, al quale seguivano alcune risposte predefinite da barrare. Il 51, 2% ha scelto l’opzione  “so con sicurezza di cosa si tratta”, il 32,8% ha risposto che “né ho sentito parlare, ma non so con sicurezza che cosa siano”, mentre il 16% “non sa proprio che cosa siano “.

A quest’ultima categoria di rispondenti è stata fatta una domanda di riserva: “Le suggerisco alcune possibilità di risposta. La prego di dirmi quale definizione di “foibe” secondo Lei è più adeguata”. A questo punto, l’opzione “sono anfratti carsici dove le milizie di Tito gettavano gli italiani” è stata barrata dall’86,7 % dei soggetti, il 5% ha scelto “sono grotte carsiche famose per le loro caratteristiche” mentre l’8% ritiene che “nessuna di queste definizioni è adeguata”. Nessuno ha giudicato significativa l’opzione “Sono moti popolari del ‘900”.

A chi aveva invece dichiarato di sapere perfettamente cosa fossero le foibe, è stato comunque chiesto “Attraverso quali mezzi di informazione ha sentito parlare dei fatti relativi alle foibe”?. Qui le alternative erano molteplici, ma, nel complesso, quasi il 70 % del campione ha citato i media della carta stampata e della televisione. Un altro segnale che sta ad indicare l’importanza della comunicazione, che tuttavia si dimostra molto più efficace in Regione che nel resto d’Italia, come era ampiamente prevedibile.

Sempre sul tema delle foibe è stato quindi chiesto ai soggetti del campione di esprimere accordo, disaccordo o neutralità/ignoranza a seguito di cinque affermazioni. “Le foibe sono un evento del passato ormai sepolto”ha trovato il 63,5% del campione in disaccordo e il 30,9 in accordo. “Le foibe sono un ricordo doloroso, vivo e presente” ha visto l’84,6% del campione in accordo e il 10,8% in disaccordo. “Bisognerebbe organizzare eventi e iniziative per ricordare maggiormente i fatti relativi alle foibe”, ha rispecchiato riscontri favorevoli nel 69,9% dei casi, sfavorevoli nel 15%. “Considero l’esodo degli istriani e dei dalmati una migrazione in cerca di lavoro” stupisce con un 43,9% a favore dell’opzione Non sa/non risponde, mentre il 27,8% si è dimostrato d’accordo e il 28,3% in disaccordo. Infine, all’affermazione “Gli italiani sono scappati dall’Istria e dalla Dalmazia per mantenere la propria italianità e fuggire dalle rappresaglie Jugoslave” il campione ha espresso un accordo del 68,2 %, un disaccordo del 16,4 % e Non sa/non risponde nel 15,4 % dei casi.

L’ultimo quesito era volto ad indagare l’attualità politica di alcune aree di particolare interesse. Si chiedeva quindi “I rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia per Lei sono recentemente cambiati”? Il 57,6% del campione li ha trovati “migliorati”, per il 23,3% che “sono rimasti uguali” mentre per il 19,1% “sono in fase di transizione”.

In conclusione, l’indagine che ha dato alcuni importanti riscontri: ha provato che la consapevolezza dell’esodo e delle foibe, in pochi anni, è consistentemente aumentata nella popolazione italiana.

Secondo i presenti, molto si deve, in questo processo, all’istituzione del Giorno del ricordo, che ha consentito di portare alla luce, dopo quasi 60 anni di silenzio, la natura e la portata delle vicende storiche che hanno riguardato gli esuli giuliano-dalmati durante il secolo scorso.

Un solo dato, rispetto alle altre risposte fornite dagli intervistati, sembra essere in disaccordo con le opinioni generali che evidenziano una discreta conoscenza dei temi affrontati: quasi il 30 p.c. del campione sembra infatti considerare l’esodo come “una migrazione in cerca di lavoro”. Un risultato che ha fatto riflettere i committenti sulla necessità di continuare a promuovere il percorso iniziato con il Giorno del ricordo nel 2004, pur con la soddisfazione di apprendere che molti passi sono già stati compiuti in una direzione di maggior condivisione rispetto ad alcuni aspetti importanti della storia italiana.

Emanuela Masseria su www.arcipelagoadriatico.it

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