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24 apr – Gli eroi giuliano-dalmati nella guerra di Liberazione

Pubblichiamo di seguito, a titolo esemplificativo, i nomi di alcuni combattenti giuliano-dalmati della guerra di Liberazione decorati con Medaglie d’Oro e d’Argento al valor militare.

MEDAGLIE D'ORO

DANIELI Antonio, di Angelo, nato a Pago (Dalmazia) il 27 luglio 1926 – Combattente nelle formazioni partigiane.

«Partigiano diciottenne si batteva valorosamente in montagna e in pianura senza mai risparmiarsi e sempre primo ove più ferveva la lotta. Partecipava a numerosi ed audaci colpi di mano e ad ardite azioni di sabotaggio, di esempio ai compagni par ardore combattivo e per supremo sprezzo del pericolo. Offertosi volontario per compiere una rischiosa missione in una zona controllata dal nemico, veniva catturato e sottoposto ad inumane sevizie perche denunciasse i nomi dei compagni di lotta. Le giovani carni furono dilaniate e bruciate con tizzi ardenti, i suoi occhi furono strappati col freddo acciaio delle baionette, ma dalla sua bocca non usci che la sola invocazione per la Patria amata ed al grido di ‘Viva l'Italia’ offri il sacrificio della sua giovane esistenza».

Vascon di Carbonera, 16 novembre 1944.

Maggiore di sei fratelli di modesta famiglia dalmata, dopo aver frequentato la terza classe della Scuola Industriale “Pasquale Bakmaz” di Zara, ancora giovanissimo fu apprendista meccanico a Treviso, dove la famiglia si era trasferita alla dichiarazione della Seconda Guerra mondiale. In seguito agli avvenimenti verificatisi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, si diede con tutto il giovanile entusiasmo alla lotta clandestina della resistenza in una formazione partigiana nel Trevigiano.

RETI Paolo   di Giulio e Ada Blasich, nato a Fiume il 13.12.1900, Partigiano combattente.
Alla memoria

«Patriota animato da fiera volontà di resistenza all’occupazione nemica, prodigò subito dopo l’armistizio, ogni sua energia nella lotta di liberazione. Operando in Genova da una posizione di responsabilità nella società Ansaldo rese, per quattro mesi, servizi vivamente apprezzati nel campo informativo e organizzativo. Attivamente ricercato, sfuggì all’arresto per portarsi ad operare nella Venezia Giulia, sua terra natale. Segretario del Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste, svolse missioni importanti e delicate al servizio dell’Italia e dell’Italianità della zona. Svolse trattative con i comandi partigiani slavi e mantenne fattivi contatti con il Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà. Nell’estremamente pericolo espletamento della sua attività, cadde in mani nemiche. Barbaramente seviziato per strappargli confessioni di grande interesse, mantenne un contegno fiero ed esemplare e, sempre rivendicando la sua fede all’Italia, affrontò da valoroso la morte, all’alba della liberazione.»

Zona di Genova e di Trieste, settembre 1943-7 aprile 1945

LAURI Furio, nato a Zara nel 1918. Arma Aeronautica. Tenente di complemento pilota.

«Ufficiale pilota animato da purissimo amor patrio, all'atto dell'armistizio, ancora convalescente di ferite di guerra, non esitava ad abbandonare la sua città natale per portarsi in volo a Roma dove partecipava ai combattimenti di Porta San Paolo. Successivamente si faceva animatore della resistenza capeggiando una esigua schiera di sabotatori annidatisi sui monte Gennaro. Sfuggito al rastrellamento di detta località, raggiungeva ancora una volta Roma e, ad avvenuta liberazione, con velivolo disarmato e di scarsa velocità attraversava in zone impervie a tergo del nemico onde raccogliere notizie preziose per lo sviluppo delle operazioni e trasportare alcuni feriti gravi, e prigionieri. Di particolare utilità quelle che consentivano di prevenire la distruzione di Genova. In critiche circostanze, assistito dal suo coraggio e dalla sua perizia, riusciva sempre a portare a termine le missioni affidategli pur sapendo di essere attivamente ricercato e consapevole dell'avvenuta cattura dei genitori».
Cielo dell'Italia occupata, 8 settembre 1943 – 17 aprile 1945.

(Decorato anche di tre m.d.a. e di cr. di g.v.m.).

Conseguita la maturità classica nel Liceo “Dante Alighieri” di Trieste nel 1936, si laureò in giurisprudenza nel giugno 1940 in quella Università. Già in possesso del brevetto di pilota civile di 10 grado, fu incorporato per gli obblighi di leva nell'Arma Aeronautica, ed alla Scuola di pilotaggio di Castiglione del Lago ottenne nell'agosto 1939 il brevetto di pilota militare e la nomina a sottotenente di complemento. Trasferitosi al 1510 gruppo autonomo C.T., partecipò dal giugno 1940 alle operazioni di guerra svoltesi nel Mediterraneo e in Africa Settentrionale, e fu tra i primi a sperimentare la caccia notturna su allarme. Dalla fine del 1941 all'agosto 1942 fu sul fronte aereo della Sicilia. Passò poi nell'Aeronautica della Grecia con 530 stormo C.T. dove rimase sino al novembre dello stesso anno conseguendo la promozione a tenente. Infine, trasferito all' Aeronautica della Tunisia nel gennaio 1943, fu abbattuto in combattimento il 22 dello stesso mese, e rientrò in Patria a causa delle ferite riportate. 
L'8 settembre si trovava a Trieste in licenza di convalescenza. Portatosi al più vicino aeroporto, per raggiungere il proprio reparto, dovette sostare forzatamente a Roma. Dopo aver preso parte ai combattimenti di Porta San Paolo, organizzò un gruppo di volontari che operò contro i tedeschi nella zona di Monte Gennaro. Liberata Roma e messosi a disposizione delle Stato Maggiore dell' Aeronautica, venne incaricato dell'organizzazione di un servizio di rifornimento aereo ai partigiani combattenti sull’Appennino.
Atterrando più volte dietro le linee nemiche, portò a termine ben cinque pericolose missioni informative, di cui una che contribuì a salvare il porto di Genova dalla distruzione. Promosso capitano nel 1946, venne congedato nel 1947, e successivamente promosso maggiore nella riserva di complemento.

MARAS Giuseppe, nato a Selve (Dalmazia) nel 1922 sottotenente dei bersaglieri, Divisione “Zara”.

«Giovane sottotenente dei bersaglieri, sorpreso dall'armistizio in territorio straniero, si univa immediatamente alle formazioni partigiane trascinando con sé decine di ufficiali e soldati delle unità regolari in servizio in Dalmazia. AI comando, prima di minori formazioni e, successivamente, grazie alla sua decisione, audacia e alle provate capacità, al comando di una divisione partigiana d'assalto, sosteneva numerosi e cruenti epici combattimenti contro l'agguerrito nemico, in condizioni spesso penose ed estremamente rischiose. Nel corso di ventidue mesi di guerra conduceva instancabilmente i suoi uomini per centinaia di chilometri sempre battendosi brillantemente contro l'oppressore e mettendo in evidenza le più alte qualità di trascinatore ed organizzatore. Con il suo altissimo esempio e con la sua nobile figura di comandante, di patriota e di combattente per la libertà, teneva alto il terra straniera l'onore della Patria al cui nome aveva consacrato la sua divisione partigiana».
Zara-Zagabria, 9 settembre 1943 – 11 maggio 1945.

Di famiglia dalmata, si trasferì a Trieste nel 1925. Ivi consegui la licenza media inferiore, ed a Roma l'abilitazione magistrale nel 1940. Mentre frequentava il 10 corso di educazione Fisica, si arruolò volontario nell'Esercito nel marzo 1941 e fu assegnato al 20 reggimento bersaglieri ove consegui la promozione a sergente.
Il 3 agosto 1941 raggiunse la zona di operazioni assegnato al battaglione autonomo bersaglieri “Zara”, e nel settembre successive fu ammesso a frequentare il corso per Allievi ufficiali di complemento, ma un mese dopo, per malattia, venne ricoverato nell'Ospedale militare di Pola.
Rientrato al reparto nel giugno 1942 e riammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento di Pola nel luglio successivo, fu nominato sottotenente di fanteria nella specialità bersaglieri nel giugno 1943, e nuovamente assegnato al battaglione bersaglieri “Zara”.
 

MISSONI Luigi, era nato nel 1915 a Gravosa (Dalmazia). Tenente in s.p.e. del 30 Reggimento “Granatieri di Sardegna”.

Dopo aver conseguito il diploma dl ragioniere nel 1936, entrava nell'Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena e nell'ottobre 1939 era promosso sottotenente di Fanteria in s.p.e. Frequentata la Scuola di applicazione veniva destinato al 10 Rgt. Granatieri di Sardegna. Il 17 dicembre 1940 partiva per l'Albania. A Tirana passava al 30 Granatieri e partecipava a numerose azioni di guerra al comando di un plotone fucilieri della 7ma compagnia. Veniva decorato di medaglia d'oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Comandante di un plotone fucilieri, si distingueva in numerosi combattimenti per l'ardire e l'entusiasmo che trasfondeva nei propri granatieri, guidandoli alla lotta. Durante un violentissimo attacco condotto da preponderanti forze nemiche, si prodigava incessantemente per incitare i suoi uomini al combattimento, portandosi con eroico ardire ove più ferveva la mischia. Mentre aiutava due granatieri feriti a recarsi in luogo più coperto, veniva colpito gravemente al viso da una raffica di mitragliatrice. Invitato dal comandante la compagnia a portarsi al posto di medicazione, fieramente rispondeva che, poiché l'avversario incalzava, suo dovere era di rimanere fra i propri uomini.
Partecipava quindi, di nuovo, valorosamente alla lotta, lanciando bombe a mano contro il nemico in forze giunto a distanza d'assalto, Una fucilata gli faceva esplodere una bomba nella mana destra, asportandogli l'arto, Mutilato nel corpo, ma saldo nell'animo, lanciava a più riprese ai suoi granatieri il grido di fede e di lotta: «Viva l'Italia», fino a quando, per la grande perdita di sangue, si accasciava al suolo. Espressione delle più salde virtù militari».
M. Shpat (Fronte greco), 14 dicembre 1940.

L'8 settembre 1943, l'annuncio dell'armistizio lo sorprese a Bologna, ricoverato all'Istituto Ortopedico Rizzoli dove gli veniva adattata la protesi del braccio destro. Non occorre spendere parole per illustrare lo stato d' animo di questa Soldato così gravemente provato nel fisico, di fronte alla tragedia della Patria. Furono momenti nei quali ognuno dovette cercare in se stesso la forza per reagire ed individualmente farsi una ragione degli avvenimenti e seguire una strada. Luigi Missoni trovò il suo punto di appoggio nella fedeltà alla Monarchia. Una fedeltà che comportava, in terreno ostile quale era la Repubblica Sociale Italiana, prendere delle posizioni ed assumersi delle responsabilità.
Egli non ebbe esitazioni e parteggiò, anche se non è chiaro se questo parteggiare si manifestasse con l’adesione alla clandestinità del CLN o con la militanza in gruppi clandestini di ufficiali monarchici ed antifascisti.
Era in atto una feroce guerra civile combattuta da entrambe le parti con estrema determinazione e senza esclusione di colpi.
In Bologna, come nelle altre grandi città, erano operativi i GAP (gruppi d'azione patriottica) emanazione militare del Partito Comunista Italiano, che operavano cospirativamente con improvvisi colpi di mano a danno degli avversari che, quasi sempre, culminava in un omicidio. Il 26 gennaio 1944 venne in questa maniera ucciso il segretario della federazione di Bologna del Partito Fascista Repubblicano, Eugenio Facchini, un reduce di trentadue anni, già segretario dei GUF (gruppo universitario fascista). 
L’omicidio che non era il primo, ed il carattere proditorio dello stesso, mise in moto il meccanismo, tanto perverso quanta inevitabile, della rappresaglia. Si riunì un tribunale straordinario che sancì la condanna a morte di dieci esponenti antifascisti della città. Fra essi era Luigi Missoni.
Dopo poche ore la sentenza veniva eseguita ma venne evitato l'aberrazione della fucilazione di un grande mutilato di guerra, per di più decorato di medaglia d'oro. Solo per Missoni la condanna venne sospesa.
Egli venne ristretto nella casa penale di Castelfranco Emilia dove lo attendeva l'appuntamento con il destino: veniva ucciso dalle bombe anglo-americane, durante una pesante incursione aerea il 17 settembre 1944.

Giuliani e dalmati Medaglie d’Argento al Valor militare nella seconda guerra mondiale
 

MAKAUS Giovanni, nato ad Arbe (Dalmazia) l’8 aprile 1913
Capitano Commissario – Regia Marina

CROCE AL V.M.
«Ha partecipato con valore alla battaglia di Pantelleria, contribuendo, nell'adempimento dei suoi incarichi, al vittorioso esito dello scontro».
Pantelleria, 15 giugno 1942.

CROCE AL V.M.
«Benché autorizzato a rimanere a terra, venuto a conoscenza che l'incrociatore, sui quale era imbarcato, era stato colpito durante una incursione aerea, raggiungeva la sua nave, incurante del pericolo dell'offesa nemica e della violenta reazione contraerea, e si prodigava con slancio per la ricerca e lo sbarco dei feriti».
Mare Tirreno, 4 dicembre 1942.

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M.
«Sorpreso dall'armistizio in territorio caduto sotto il controllo nemico, riusciva a sottrarsi alla cattura e tentava il passaggio delle linee di combattimento per trasferirsi in territorio liberato. Rinchiuso, per sospetta attività patriottica, in carcere tristemente famoso, ne usciva dopo quattro mesi riprendendo l'attività clandestina fino alla liberazione della Capitale. Volontario in speciale reparto cobelligerante e sorpreso allo sbarco su costa nemica, riusciva a rientrare nelle linee dopo fortunosa lunga navigazione su battellino di gomma. Nuovamente sbarcato su costa occupata effettuava lunga e rischiosa missione rientrando ancora alla base e seguiva, poi, l'ardimentosa attività del reparto fino alla vittoria."
Territorio Nazionale, 9 settembre 1943 – 15 maggio 1945.

BOHM  Giorgio, da  Lussinpiccolo (Pola), Classe 1921, S.Tenente Regio Esercito, Partigiano combattente

«Schieratosi, fin dall’inizio della lotta di liberazione, in una formazione partigiana, si dedicava immediatamente alla raccolta di materiale esplosivo, effettuando da solo, e insieme con pochi compagni, rischiosi colpi di mano che procurarono al suo reparto di guastatori i mezzi necessari all’esecuzione di diversi  importanti atti di sabotaggio. La notte del 1° dicembre 1943, dopo un mese di duro e pericoloso lavoro preparatorio, faceva brillare una mina all’interno della galleria del Cinque Rivi, fortemente presidiata dai tedeschi, provocando ingenti danni al traffico ferroviario del nemico sulla vitale tratta ferroviaria di Tarvisio. Fulgido esempio di freddo e sereno coraggio, di dedizione assoluta alla causa della Patria.»
Galleria dei Cinque Rivi, 1° dicembre 1943.

HANNAPEL Sergio, di Ugo e Olga Oberdorfer, da Fiume, Capitano del Servizio Informazioni

«Volontario di guerra presso un reparto alleato con funzioni di ufficiale di collegamento, nel corso di alcune missioni esplorative in territorio nemico, dava prove di non comuni doti di coraggio e di perizia. Durante accaniti combattimenti lungo un importante corso d’acqua , incurante del violento concentramento di fuoco delle artiglierie tedesche, con sereno sprezzo del pericolo si poneva alla testa di un gruppo di patrioti e arditamente portava a compimento la costruzione di un ponte, cooperando validamente al felice esito dell’operazione in corso.»
Fronte dell’8^ Armata, 4 gennaio 1944.

RAVNICH Carlo, di Nicolò e Domenica Scopaz, da S.Domenica di Albona (Pola), Classe 1903, Ten. Colonnello in SPE dell’Artiglieria Alpina

Medaglia d’argento nella Campagna di Grecia, 8 dicembre 1940

Croce al V.M. Montenegro- Sangiaccato, 8 settembre 1943 – 30 giugno 1944

Promozione a Colonnello per merito di guerra.

« Comandante di una brigata della divisione «Garibaldi», da lui creata con elementi del gruppo di artiglieria alpina Aosta, guidava più volte al combattimento il proprio reparto contro forze nemiche superiori per numero di effettivi e potenza di mezzi, dando in ogni circostanza magnifica prova di elevata perizia e di cosciente coraggio. Ferito durante un violento attacco contro preponderanti forze tedesche, rifiutava non solo il rimpatrio, ma persino il semplice allontanamento dalla brigata, che continuava a guidare con esemplare forza d’animo nella durissima lotta. Assunto il comando della divisione «Garibaldi», riusciva a potenziare e migliorare la compagine dell’unità ed infondere nei suoi dipendenti, nonostante la difficilissima situazione contingente, quell’elevato spirito combattivo che consentiva ai reparti ci conseguire nuove vittorie in continui violentissimi combattimenti. Saldissima tempra di soldato, esempio di incrollabile dedizione al Paese e di fiducia nell’avvenire della Patria.»
Montenegro, maggio – ottobre 1944.

ROCCO Iginio, di Amedeo e Maddalena Gioseffi, da Parenzo (Pola), Classe 1913, Capitano di Fanteria- Div. Bergamo
Alla memoria

«Colto dagli avvenimenti dell’8 settembre 1943 in Dalmazia al comando di un reparto, animava e sosteneva con l’esempio i dipendenti in un’impari lotta. Sopraffatto, veniva catturato ed affrontava con sereno coraggio la morte per fucilazione.»
Spalato, Trilj (Dalmazia), 8 settembre – 1° ottobre 1943.

ZUPPINI Ferruccio, da Fiume, Classe 1917, Sottotenente 4° Reggimento Artiglieria
Alla memoria

«Colto dagli avvenimenti dell’8 settembre 1943 in Dalmazia al comando di un reparto, animava e sosteneva con l’esempio i dipendenti in un’impari lotta. Sopraffatto, veniva catturato ed affrontava con sereno coraggio la morte per fucilazione.»
Spalato, Trilj (Dalmazia), 8 settembre – 1° ottobre 1943

 

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