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23 ago – La Cassazione croata boccia le nazionalizzazioni

di ANDREA MARSANICH su Il Piccolo del 20 agosto 2010

ZAGABRIA La sentenza che migliaia e migliaia di persone attendevano da anni. Stando a quanto riportato ieri dal quotidiano zagabrese Jutarnji list, la Corte suprema croata ha dato luce verde a una sentenza che consentirà ai cittadini stranieri di rientrare in possesso, o di essere risarciti, dei beni nazionalizzati dopo la fine del secondo conflitto mondiale dalle allora autorità jugo–comuniste. L’Alta Corte ha convalidato quanto deliberato dal Tribunale amministrativo di Zagabria, la cui sentenza del 2008 aveva dato ragione alla rivendicazione di Zlata Ebenspanger, croata di origini ebraiche, ma cittadina brasiliana. La donna si era rivolta nel 1997 al tribunale di Zagabria chiedendo la restituzione di un’intera palazzina in via Radic 35, nella capitale croata, basando la sua richiesta sulla legge riguardante gli indennizzi per i beni sottratti dal regime comunista jugoslavo. Tredici anni dopo, la Corte suprema croata le ha reso giustizia, emanando un verdetto che apre la via agli altri richiedenti.

RICHIESTE A QUOTA 4211 Da quando la Croazia nel 1991 diventò uno Stato indipendente, sono stati 4211 i cittadini stranieri a rivolgersi al ministero della giustizia croato, per l’avvio dell’iter di restituzione delle proprietà nazionalizzate ed espropriate dopo il 1945. Stando ai dati diffusi dal governo, 1034 sono state le richieste avanzate da cittadini italiani, che capeggiano dunque la speciale graduatoria. Seguono gli austriaci, con 676 domande, gli israeliani (175), e poi via via i tedeschi (143), gli statunitensi (14), gli sloveni (114), ecc.
Secondo stime più o meno attendibili, per soddisfare le 4211 richieste, lo Stato croato dovrà pagare qualcosa come un miliardo di kune, pari a circa 138 milioni di euro. Secondo altre fonti, Zagabria dovrà pagare tra i 350 e i 500 milioni di euro di risarcimenti trattandosi in maggioranza di immobili di alto valore appartenuti alla borghesia croata prima della seconda guerra mondiale. Nella lista delle richieste di restituzione, sono comprese lussuose ville, stabili in cui hanno sede organismi statali o autonomie locali e regionali, alloggi situati in zone elitarie, vani commerciali ed anche lotti di terreno edificabile. Le richieste di risarcimento sono valide solo se fatte prima della scadenza del febbraio del 2003, come prevedono le leggi croate.

MARASCHINO Tra coloro che si sono rivolti agli organismi croati, vi sono gli eredi dei Luxardo, ma anche i componenti della famiglia Vlahov. L’istanza di Luxardo concerne il più vecchio stabilimento industriale a Zara e cioè la distilleria del Maraschino, rivendicata assieme alle piantagioni a frutteto e le attrezzature.
A Spalato, invece, gli italiani che si sono fatti avanti sono 32, tra i quali gli eredi Lanzetta, i quali chiedono di poter riavere la titolarità su palazzo Milesi, prestigiosa costruzione barocca. I coniugi Piero e Angela Polic chiedono invece la restituzione dell’attuale albergo Park, il cui valore ammonterebbe a 20 milioni di euro. Da non dimenticare i discendenti dei Vuletic, la cui richiesta riguarda una palazzina in pieno centro a Spalato, nei pressi dei mercati centrali, che attualmente ospita una libreria.
Stando all’ex ministro della Giustizia, la zaratina Ana Lovrin, il verdetto della Corte suprema snellirà le pratiche attuali e future, dando un nuovo corso alla materia. «Era una sentenza che aspettavamo da tempo. Ora i tribunali di primo e secondo grado dovranno tenere conto di quanto deciso dall’Alta Corte nel valutare le richieste dei proprietari e dei loro eredi».

RADIN: “FATTA GIUSTIZIA” Il presidente dell’Unione Italiana nonché deputato al seggio garantito al parlamento croato, Furio Radin, è soddisfatto. «La diplomazia di Roma – spiega – aspettava da alcuni anni una sentenza del genere. Vi era il luogo comune che tutto avrebbe potuto essere risolto da questo parere e pertanto erano in pochi a credere che ci sarebbe stato un simile verdetto. Sembra invece che lo stato di diritto in Croazia abbia funzionato, consentendo così l’apertura delle porte anche ai cittadini stranieri, finora fatti segno di un’inaccettabile discriminazione. I cittadini croati potevano riavere i beni o i relativi indennizzi, mentre ciò non era permesso agli stranieri, come se la proprietà privata dipendesse dalle varie cittadinanze. Sono dell’avviso che quanto deliberato dalla Corte suprema vada considerato alla stregua di un importante passo avanti nei rapporti bilaterali fra Italia e Croazia. Da parte mia lo reputo un fatto importantissimo, che definisce la Croazia quale Paese europeo. Ora bisognerà vedere come avverrà la denazionalizzazione, perché è nel concreto che spesso si frappongono ostacoli. Certo che la questione era giustamente ritenuta una specie di zona grigia nelle relazioni tra i due Paesi amici».

ESULI ANCORA IN LISTA D’ATTESA Radin ha voluto quindi fare un distinguo, asserendo che la delibera dell’ Alta Corte non riguarda in generale le aspettative degli esuli. «La sentenza va a toccare solo quelle persone che abbandonarono più tardi i propri averi, a nazionalizzazione, si badi bene, già avvenuta. Spesso si confondono le due cose. La verità è che la questione dei beni abbandonati degli esuli attende ancora di essere risolta». Quindi, il provvedimento della Corte di Zagabria non riguarda coloro che hanno già chiesto e ottenuto il risarcimento da parte della Repubblica italiana. Ma è indubbio che può aprire nuovi scenari anche nella trattativa fra Italia e Croazia, che rimane ancora aperta.

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