Per il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, le terre dell'Istria "devono essere vivificate da una nuova stagione di italianità". Lo ha detto stamani a Trieste, intervenendo all'inaugurazione di una stele dedicata a Norma Cossetto, martire delle foibe nel Dopoguerra. Fini ha sottolineato che "si avverte la necessità di riportare in quelle terre, ora che l'Europa permette di superare le barriere, non il tricolore come simbolo della statualità – ha precisato – ma la cultura e il dialetto che hanno abitato quelle terre venete, romane e quindi italiane. Occorre un'azione culturale – ha aggiunto – perché non vengano sradicate queste identità". Per Fini, "L'Europa sarà tale solo se rispetta l'identità dei popoli nello spirito del reciproco riconoscimento. Quelle terre – ha concluso rivolgendosi agli esuli presenti alla cerimonia – sono vostre non in termini statuali ma culturali e storici".
"Oggi – ha proseguito Fini – che finalmente ci troviamo in un'Europa che ha superato le barriere, che non accetta le discriminazioni e che combatte i nazionalismi deteriori, quelle terre – ha sostenuto – devono essere vivificate da nuova stagione di italianità". Secondo il Presidente della Camera, "oggi è tempo di farlo, non con un spirito aggressivo nei confronti dei Paesi che si sono formati dopo la dissoluzione dell'ex Jugoslavia, ma con uno spirito – ha puntualizzato – che sia teso a evidenziare quelle che sono le identità culturali". Dopo aver ricordato che "la cosa che ha più colpito chi non é tornato è stato il tentativo di sradicare un'identità", Fini ha ribadito che "l'Europa è una grande opportunità, perché è tale solo se rispetta le identità dei popoli e se lo fa in uno spirito di concordia e di reciproco riconoscimento. E' la storia che fa sì che quelle terre siano idealmente legate a una madrepatria che si chiama Italia. Non lo sono più in termini statuali – ha concluso – ma lo rimarranno sempre in termini culturali e storici".
Per Fini, la costituzione di una commissione d'inchiesta sulle Foibe "non è una necessità essenziale" perché molte verità e responsabilità "sono già state accertate". Lo ha affermato oggi, a Trieste, parlando con i giornalisti sulla proposta, avanzata ieri da alcuni parlamentari del Friuli Venezia Giulia. Fini ha precisato di non voler commentare la proposta "perché – ha detto – dipende dal perimetro entro il quale dovrebbe agire la commissione. Penso che siano state già accertate, se non tutte, molte delle verità e delle responsabilità fin qui negate. Non la considero una necessità essenziale, ma allo stesso tempo non è da escludere l'opportunità di vararla". Per quanto riguarda invece i risarcimenti agli esuli istriani, fiumani e dalmati, Fini ha puntualizzato che "sui tempi è lecito avere dubbi, per la situazione finanziaria del Paese, ma sulla necessità credo che nessuno possa discutere".
Secondo Fini, la riconciliazione con i Paesi dell'ex Jugoslavia sulle foibe e l'esodo "sarà possibile quando sarà sincera, e sarà basata sulla verità, non sulla convenienza". "Occorre continuare – ha proseguito Fini – ad accertare la verità, continuare a divulgarla, combattere quelle piccole ma rumorose sacche di negazionismo o comunque di revisionismo che continuano a esserci, in uno spirito che deve essere quello della verità storica".
Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha ricevuto una "risposta positiva" sulla richiesta di indicare come italiane, sui documenti di identità, le località di nascita degli esuli istriani. Sottolineando il "grande valore simbolico" dell'iniziativa, Fini ha ricordato che "chi è nato a Pola, a Fiume, in Dalmazia, nel momento in cui apre la carta d'identità e vi trova scritto 'nazionalita' ex Jugoslavià, non credo non avverta forte – ha sostenuto – un sentimento di ulteriore ingiustizia e incomprensione". "Ho chiesto alle autorità competenti – ha reso noto – di correggere questa cosa e la risposta che mi è stata data è stata positiva. Mi auguro che quanto prima si possa dar corso, attraverso direttive delle Prefetture alle anagrafi, perché ci sia scritto 'Pola, Fiume, Dalmazia – Italia', perché quando nacquero quelle città erano italiane. Oggi non lo sono più, oggi è Europa, ma certamente – ha concluso Fini – è un piccolo gesto, non riparatorio ma teso ad affermare una verità".
(fonte Ansa)